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Channel: Anonima Cucchiaino
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A : Anonima = Cucchiaino : B

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Jacopo con una fario 47 cm presa a spining nel Sesia
Prologo

“Tu che sei di serie A, a che ora vorresti venire a prendermi?”.
“Io passerei a prenderti per le 5 – 5:15 così siamo sul fiume prima dell’alba, che ne dici?”
“Zero. Visto che io vorrei che tu passassi almeno alle 6 facciamo una via di mezzo e passi per le 5:30”.
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Fin dalla pianificazione Jacopo ha subito fatto sfoggio del suo essere maledettamente di Serie A. Come un secchione che non passa mai i compiti cerca di di apparire – nonostante tutto simpatico – ha cercato di spacciami una sveglia alle 4.30 del mattino come se fosse una cosa divertente e normale. Ma io sono di B e nonostante la sera prima non avessi concerti o altre amenità – sono riuscito – a trattare un appuntamento alle 5.30 con conseguente sveglia alle 5.

All'andata leoni...L’appuntamento
Alle 5:28 sono sotto casa di Frank ad ascoltare gli squilli a vuoto che fa il suo telefono. Una scena già vista: la serie A che aspetta la serie B sotto casa, la serie A che tempesta di telefonate la serie B perché si svegli, la serie A che sveglia un vicino di casa della serie B alle 5:30 perché sbaglia citofono… Ma non questa volta. Mi giro e vedo Frank uscire dal portone. Il ritratto della vitalità è senz’altro diverso, ma il suo rantolare è meno strascicato del solito, sintomo che la sua vita da rocker impenitente gli ha concesso più dei canonici venti minuti di sonno…
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Mi sveglio riposato e agile – prendo le mie cose ascoltando un po’ di musica e scendo diretto all’appuntamento. Jacopo si mostra sorpreso e forse sollevato dal vedermi in straordinaria forma. Certo dico io, facile bullarsi di sveglie impossibili e partenze intrepide andando a letto alle 9 di sera bevendo acqua naturale. Facile svegliarsi presto andando a letto presto. Come naturale conseguenza anzichè trovarsi un cinghiale maleodorante in preda a postumi letali come compagno di viaggio, siamo partiti di ottimo umore, e concentrati per la giornata di pesca che ci aspettava di fronte.

L’arrivo al fiume
Quando ci affacciamo sull’argine lo spettacolo è desolante: potenti cascate ridotte a miseri Francis con Ibrido 38 del Sesiarigagnoli, profonde buche diventate poco più che pozzanghere  e l’impetuosa spina centrale che somiglia più a un chalk stream. Acqua ai minimi storici e di una trasparenza disarmante. Sarà una giornata difficile, meno male che il meteo promette bene. Mentre camminiamo sui sassi che di norma sarebbero in mezzo al fiume indico una pozza accompagnando il gesto con le semplici parole: “Fossi in te, io un lancio lì lo farei…”. Detto fatto, Francis al primo lancio attacca un bell’ibrido poco sotto i 40 cm che si esibisce in una serie infinita di salti. Iniziamo a pescare ma dopo un’oretta è chiaro che qualcosa non va, Francis prende trote a nastro e io invece riesco solo a sbagliarne una: tirone dall’altra parte del fiume, bella panciona bianca che si rigira e salutam a’ssòreta. Inutile questionare sull’approccio più o meno “pesante” al fiume, l’unica verità è che le trote ci sono (e si sapeva) e sono attive (che si sperava) ma io non ne riesco a spiaggiare nemmeno una. Il cambio di luce passa e sbuca un fastidioso sole splendente accompagnato da un irritantissimo vento. Ma porca di quella porca… Va bè, naturalmente si insiste in ogni correntina, rigiro o raschietto arrivi a portata di artificiale. Saliamo ancora guadando più o meno agilmente, a seconda dell’altezza personale, dove in condizioni normali sarebbe assolutamente impossibile e impensabile. Arriviamo a una buca sormontata da un salto d’acqua davvero risibile, mi ci acquatto sopra e al terzo lancio il mio tandem si blocca di botto. La sagoma scura si dimena piegandomi in due la canna e facendo esplodere la superficie. Urlo a Frank di correre col guadino (visto che il mio è andato perduto in un poco fortunato guado…) ma lui, vista la piega della canna, sta già correndo sui sassi e mi è ormai di fianco. La trota punta la cascatella e temo voglia provare a saltarla in pieno stile salmone, per fortuna ci ripensa visto che è presa in punta di becco. Il guadino le arriva vicino un paio di volte e altrettante lo schiva facendo temere la slamata. Ma ormai le riesco a tenere la testa fuori dall’acqua, ancora un paio di sfuriate e, appena entra nella rete si slama. Pacche e bestemmie festeggiano degnamente una splendida fario da 47 centimetri di massiccitudine. “Sai, ho avuto paura quando ho sbagliato la prima guadinata”. “Effettivamente mi sarebbe spiaciuto farti tornare a Milano a piedi…”.

Fario 47 cm del Sesia
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Dunque è andata così : io prendevo un sacco di trote e Jacopo no. Al passare del tempo l’ombra proiettata dal suo cappotto si faceva sempre più lunga e buia. Lo ammetto – mosso da generosità e senso della famiglia ( sentimenti tipicamente di Serie B ) –  ho rinunciato alla tentazione forte di fare un sacco di suca suca a Jacopo urlando soddisfatto ad ogni cattura. Anzi. Ad un certo punto ho iniziato a fare il tifo per lui, sperando in una sua bella cattura. Ovviamente questa è arrivata poco dopo – e sono contento di aver guadinato bene la sua bellissima fario : non oso neanche cominciare a pensare a quali sarebbero state le  conseguenze di un mio errore.

Panoramica del Sesia

La mattinata
Ci raggiunge Matteo che intanto stava pescando un altro tratto e saliamo alla ricerca di spot che conservino ancora un po’ di elemento liquido sul greto. Matteo scende, io e Frank saliamo. Mentre i raftingari si ostinano a scendere il fiume sciando sui massi, l’attività dei pesci scema, ma la musica non cambia, la B prende qualche piccola trota e io solo una. Va bè, è il momento di riposare le gambe sotto il tavolo, poi si vedrà.
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Arriva Matteo – peschiamo svogliati perchè l’acqua si è fatta trasparente e il sole intenso. Io comincio a pensare insistentemente al cibo.

Relax sul fiumeIl pomeriggio
Scorre senza grandi emozioni tranne quella di Matteo che è costretto a ripercorrere un pascolo sul quale qualche settimana fa è stato caricato da una mandria imbufalita. Qualche trotelle viene a mettersi in posa per uno scatto veloce ed è già il calasole.
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Ancora trotelle, paesaggi bellissimi, lanci precisi, foto qui e là. Le condizioni però non ci piacciono e il pensiero va al tramonto. Jacopo ha intenzione di fare il fighetto con la mosca secca. Io sogno marmorate epiche a spinning.

Il tramonto
L’acqua che scende morbida e l’aria ferma mi ricordano i miei intenti di aspettare il buio frustando l’acqua con la coda di topo. La lama è meravigliosa, il silenzio totale e come sbuco dai cespugli una bella 45 cm salta interamente fuori dall’acqua. Pare ci sarà da divertirsi. Ma il tempo passa e le bollate sono pochissime e sicuramente di microbiche trotelle. Qualche altra cacciata in lontananza mi fa rincorrere l’attività finché, stravolto, capisco che questa sera proprio non ce n’è a secca…
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Arriviamo in un punto che ci permette di pescare insieme senza romperci le scatole a vicenda : Jacopo a monte a secca – io a valle in buche profonde. Jacopo paga l’assenza di attività e lancia nel vuoto. Io mi sposto come un ninja per arrivare alla pozza che preferisco. Passo lento, testa bassa, giro l’angolo e … Ragazzi che fanno il bagno. Vi risparmio i miei pensieri, ma nonostante tutto lì dentro finirò per prenderci una marmoratina che prontamente rilascio senza neanche toccarla. Stanchi ma soddisfatti ci riuniamo e decidiamo ora di tornare in città, dopo l’ennesima spettacolare giornata di pesca che ci ha regalato il Sesia.

Rock’n'Rod

Francis con Ibrido 38 del Sesia Ibrido del sesia Opercolo ibrido del Sesia Fario technicolor del Sesia Fariellina Fario del Sesia Adattamento cromatico fario Sesia Panoramica del Sesia All'andata leoni... Ibrido in Sesia Fario presa a spining nel Sesia Fario spinning Sesia Relax sul fiume Trota del Sesia Fario 47 cm del Sesia Jacopo con una fario 47 cm presa a spining nel Sesia Vita dura sul Sesia Momento relax A e B insieme nel fabbruttismo sul fiume Paesaggio del Sesia

Luccio, Marmorata, Fario e Iridea. Poker di benvenuto.

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Luccio Marmorata Fario IrideaUn’estate incendiata di amori! Negli ultimi mesi, lontano dall’Italia, lontano da casa, ho avuto alcune amanti… La prima: bellissima, longilinea, slanciata e imprevedibile. Una barca. Una barca per cui lavoravo e lavorare era solo un piacere. Poi ho amato una città intera e poi tutta la California; la città come lo stato si è rivelata ben oltre le aspettative ed i luoghi comuni. Sorprendenti nei loro contrasti. Passione estiva è tradimento… piccole fughe d’amore con trote su torrenti e torrentelli , un ciprinide inaspettato, e persino una scappattela con un altro, un altro fiume. Ma l’amore, quello vero, era a casa… la mia acqua. Il mio lago ed il mio fiume.

Lago d'Orta

Lago d’Orta

Da quando sono atterrato, a casa dopo quasi tre mesi, sentivo un richiamo profondo da quell’angolo del mondo. Sentivo che non ero solo io a voler incontrare il Cusio e la Sesia, sentivo che anche loro in qualche modo mi stavano aspettando, erano pronti ad accogliermi.
Sabato guardavo sull’acqua del lago i riflessi di un sole appoggiato su montagne gentili dai contorni ben noti. Era tutto calma e familiarità. I suoni lontani dei paesi sulle sponde, l’odore dell’acqua mentre respira il suo calore in bruma quando l’aria inizia a farsi fresca, ricordando che l’estate sta andando altrove.

il fido motore elettrico

il fido motore elettrico

Solo, con la mia barca d’alluminio e il brusio di un motore elettrico, ho portato la barca al tramonto davanti a quelle darsene vuote e quegli alberi inchinati sull’acqua che tante volte in passato hanno visto i miei lanci. Ho lanciato ancora. Ad ogni lancio immagino il piacere e l’adrenalina di una risposta. Ogni lancio è una chiamata sotto la superficie dell’acqua, al mondo dei pesci. Suona a vuoto, ma siamo pazienti… ogni tanto qualcuno risponde.
Lanci precisi da 20 metri al largo ad un centimetro dalla sponda. Un’esca tradizionale in cui credere senza troppa fantasia, un Rapala da 16 cm Flat Rap, colore firetiger: il classico da luccio. L’acqua leggermente velata.

Luccio lago d'Orta

La bocca del luccio!

Recupero irregolare, una pausa, e la coda dell’occhio vede una sagoma scura avventarsi fulminea dal fondo verso l’esca lontana; il mio colpo di canna anticipa la botta sul polso! Ha risposto.
Inizia una lotta spettacolare, il pesce non è enorme, da lontano lo stimo sui 75/80 cm ma probabilmente era solo 70cm. Mi godo ogni secondo del recupero, ho il latte alle ginocchia come fosse il pesce della vita… Salta, si ferma e riparte, brevi fughe orizzontali e verticali, ma è ben allamato e la frizione lo ha stancato. Alzo la canna e il grande guadino in gomma lo accoglie: preso! Il luccio è sempre il luccio. Il re del lago mi mancava da parecchi mesi, giornate intere nel freddo inverno a cappottare ed eccolo qui, dopo neanche un’ora di comodi lanci!
Slamato in acqua resta tranquillo nella rete. Non un graffio!

Luccio lago d'Orta

Luccio lago d’Orta

La corretta opercolare non mi permetterebbe di fare una foto decente col telefono… mi invento un’opercolare al contrario… il pesce non è enorme, non rischio grandissimi danni né a me né a lui. Fotina in acqua in questa posa goffa ed è libero! Scatta in picchiata verso il fondo. Guardo l’acqua, di nuovo calma, ancora silenzio in me e sul lago. Il cuore rallenta e torno a pensare. Oltre quelle montagne ormai scure c’è la Valsesia. Domani se ho tempo voglio andare sul fiume.

Paesaggi della Valsesia

Paesaggi della Valsesia

Una domenica di pioggia, fatta di chiacchiere in famiglia e di pensieri. Le chiacchiere si concludono, i pensieri hanno bisogno di lavarsi a valle e tornare rinnovati dalle vette delle montagne. Al pomeriggio mi sto avvicinando al mio vero amore, curva dopo curva le domande in me si alternano con la velocità dei tergicristalli: il Sesia dove si aspetta che io cominci a pescare? Mi riconoscerà? Sarò ancora alla sua altezza? Le piacerò? Mi troverà degno pretendente per le sue Regine?

Ready in the rain!

Ready in the rain!

Mi vesto in delirio di passione, la pioggia mi fa contento: non c’è in giro nessuno e le valli sembrano raccogliersi intorno a chi con loro si bagna sotto il cielo.
I primi lanci sono pura catarsi, sono tornato a casa. Questo adesso è chiaro anche a me. Lancio dopo lancio diventa una sfida: perchè non c’è risposta all’altro capo del filo? Ad un tratto l’acqua si alza leggermente ed ondulanti argento e rotanti silver bullet fanno partire una festa di abboccate. Diverse fario, piccoline ma ruspanti, poi una marmoratina purissima, nero e argento, seguita a ruota da una marmorata più in forma… ad occhio una 40cm. E’ uno spettacolo! Qualche azzardata foto con il telefono, essendo la macchina fotografica impermeabile prestata alla fidanzata… la fidanzata quella in carne ed ossa…

Speedmaster 270/2oz; Aero Spinning 4000

canna Speedmaster 270/2oz; mulinello Aero Spinning 4000

Marmoratina del Sesia

Marmoratina del Sesia

Trota Fario Sesia

Trota Fario Sesia

ciccio iridea pollo

ciccio iridea pollo

In una lama lenta arriva anche un’abboccata brusca ed un inconfondibile salto: iridea pollo! Mentre la slamo penso che ho fatto poker: luccio, marmo, fario e iridea.

Frigo vuoto

Frigo vuoto. Desolante rientro…

Poi penso che a casa ho il frigo vuoto e quella creatura argentata e poco pinnata, venuta a valle da qualche riserva sarà la mia cena. Dispiacere a togliere la vita, ma nessun rimorso per un pesce che non deve vivere in quel fiume.

Il poker trote e luccio è una bella soddisfazione per due pomeriggi di pesca, mi passa per la testa che se corro a Milano faccio a tempo a fare due lanci in cava o all’Idroscalo e magari a chiudere il Grande Slam aggiungendo un Bass!
Ma anzichè rincorrere un traguardo vanaglorioso continuo con dedizione la mia ricerca della grande regina, ma nonostante una bella fario sui 40 presa a buio fatto ed un inseguimento di una trota over 45, il fatidico incontro non c’è stato.

Slam in inglese vuol dire anche schiaffo… che sberla questo rientro in Italia, a casa! Lo slam di catture mi ha divertito come un bambino!
Nuovi pensieri corrono da monte a valle nella mia testa, sono pensieri freschi, tra loro anche le mille fantasie sulle prossime pescate.

Rock’n'Rod

Luccio Marmorata Fario Iridea Luccio lago d'Orta Luccio lago d'Orta Luccio lago d'Orta attrezzatura spinning luccio Rapala Flat Rap 16 il fido motore elettrico Piove? Paesaggi della Valsesia Ready in the rain! Trota Fario Sesia Trota Fario Sesia Trota Fario Sesia ciccio iridea pollo Frigo vuoto trote sesia Marmoratina del Sesia Marmoratina del Sesia trota marmorata mimetismo livrea trota marmorata Speedmaster 270/2oz; Aero Spinning 4000 Frutta rubata vipera

Il Grande Salmerino alla corte di mille trote. Cronache dal Lago Oscuro

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salmerino recordUn anno dopo, ancora un weekend epico di pesca in alta quota! L’Anonima al completo con due amici si è inerpicata verso laghi alpini per pescare trote e salmerini! Ha affrontato fatiche inenarrabili e pernottato in tenda ben oltre i 2500 metri di quota. Le catture non sono mancate, ma non potevamo scrivere solo un report di pesca, questa è una storia di vita vissuta… ve la raccontiamo un po’ alla volta, con gli occhi dei 6 protagonisti in 6 brevi capitoli. L’articolo è lungo, ma non mollate, è come la salita al lago alpino, arrivare fino in fondo regala grandi emozioni.

Anonima Cucchiaino, Vitta e Fabio

Fabio DonaggioCapitolo 1 – “La salita… quello che non pensavo possibile” (di Fabio Donaggio)

Sveglia ore 4.00! Non mi sembrava vero. Non mi succedeva da anni di perdermi un sabato mattina di sonno puro. Eppure questa volta ne valeva davvero la pena. Mi accingevo ad affrontare un’avventura unica, senza precedenti. Ma ancora non ne ero consapevole…

4 cazzate nello zaino per coprirsi se fa freddo, 20 barrette energetiche, ma sopratutto lei, la canna da spinning! Ancora non sapevo a cosa sarei andato incontro, ma dai racconti del buon Franco mi ero lasciato convincere in fretta a partecipare.
4.30, eravamo partiti!
la salita...La truppa sembrava delle migliori, gente che la sa lunga (forse), gente che non lascia niente al caso (credo), gente che ha lo spirito giusto e l’adrenalina nel sangue (sospetto anche della grappa). Franco, Pietro, Jacopo, Francis, Emanuele. Gente vera!
Ritrovo alle 7,15 nella pura alta Valsesia e ancora non mi sembrava vero.
Super muniti, straorganizzati, sapevamo dove volevamo arrivare e avevamo tutto l’occorrente per farlo bene. (O almeno mi autoconvincevo di questo).
In un piccolo paese di montagna si lascia l’auto e da lì parte il sentiero per la grande meta: il lago alpino!
Il cammino si è presentato da subito come una grande salita, stavo sulle mie, seguivo la truppa che mi accompagnava. Ricordo Francis che per prepararmi psicologicamente, guardando la vetta che incombeva sulle nostre teste, mi ha detto: <Vedi quella vetta, quella è la nostra meta>. Dentro di me penso: “Oh cavolino! Qua ci sarà da lottare”. Poi ha aggiunto: <No, scherzavo… la nostra meta è parecchio dopo quella vetta!>

IMG_0569Zitto zitto, con la coda tra le gambe misi un passo dopo l’altro, “che il Signore dell’Anonima me la mandi buona”, pensavo.
Salita ripida, in mezzo a una natura incontaminata, dura ma incredibilmente affascinante.
Dopo un paio d’ore di sudore, bestemmie colorate come animali dei boschi, arrivavamo al rifugio “Pestilenza” e finalmente una pausa! Ci siamo rifocillati di barrette energetiche, (per meglio dire ci accasciammo scompostamente e mangiammo come maiali bulimici), acqua di fonte e le gambe tirarono un sospiro di sollievo.
Il tempo di apprezzare il panorama mozzafiato che mi circondava e via, eravamo in marcia verso il primo lago, il lago “Immacolato”. Panorama primo lago
Il sentiero divenne molto più leggero, la voglia di fare il primo lancio invece era sempre più ingombrante.
Dopo poco meno di un’ora, sì un’altra ora, arrivammo al primo spettacolo naturale: “Lago Immacolato”.
Iniziarono le danze. Canne in acqua e sotto a chi tocca. Per me si trattava del primo lancio della mia vita… il primo lancio non si scorda mai… il primo lancio è stato un’emozione unica.
Non ho preso nulla mentre altri si dilettavano infervorati con piccoli pesci colorati. Non mi importava ancora troppo, lancio dopo lancio iniziavo a capire come fare… Qualcuno disse: <Andiamo?> Alzai la testa, si prospettava l’ultima cima da scalare, l’ultima fatica da affrontare prima della grande meta.

Più di 300 metri di dislivello quasi in verticale.

Quasi in cima!

A metà del percorso, le gambe non rispondono, il fiato manca e il caldo è sempre più soffocante. I miei compagni mi incitavano a non mollare, la meta era vicina, dicevano, la mia testa annebbiata invece era lontana: cercava un appiglio sulle pareti scivolose della volontà.
E finalmente: lui! Vidi prima i volti dei miei compagni, stremati, ma sorridenti, poi colsi con gli occhi un angolo di acqua scura tra due sassi non troppo lontani: il Lago Oscuro era nostro! Una fatica così non me la sarei mai aspettata, ma nemmeno tanta meraviglia: grazie ragazzi!

Jacopo SavoiaCapitolo  2  - “Il Lago Immacolato ed il primo salmerino”   (di Jacopo Savoia)

Lo specchio d’acqua turchese appare lentamente. Passo dopo passo i suoi riflessi si arricchiscono di particolari rubati al meraviglioso teatro di roccia nel quale stiamo entrando. Chi mi precede ha già montato le canne e iniziato a spiaggiare salmerini come se non ci fosse un domani. L’attività è demoniaca e pare che quei satiri verdi-puntinati si avventino su qualunque cosa tocchi l’acqua. Sembra di essere alla sagra del salmerino, ma i fantasmi del passato mi ghiacciano il sudore: e se anche in questa spedizione non ne prendessi nemmeno uno? Questa fastidiosa possibilità, alla quale penso da quando abbiamo organizzato la battuta, mi annebbia la mente più della fatica di salire fin quassù. Pietro ha aggredito lo scolo (torrente) del lago attaccandone già diversi

e Francis al primo lancio ne ha visto salire uno sulla sua secchina. Alla mia destra Franco sta erudendo Fabio sulla tecnica di pesca e Vitta sta litigando con un paio di nodi in solitaria. Con gesti misurati monto l’attrezzatura e mi affaccio su quel mondo riflesso nei toni del blu. Dopo poco attacco un pinellino che a metà mi saluta senza darmi la gioia di sapere cosa fosse. I miei lanci da frenetici si fanno febbrili. Sto rivivendo l’incubo di due anni fa quando vengo distratto da una scossa all’altro capo della lenza. Qualche secondo dopo ho tra le mani un salmerino. Livrea Salmerino FontanileArriva a stento a 25 centimetri ma le sue piccole pinne hanno la forza titanica di spazzare via la fatica e la paura, le incertezze e le bestemmie. Riappacificato con l’intera specie mi rilasso e le catture si susseguono a ritmo serrato mentre il sole ci asciuga le schiene. Facciamo il giro lanciando e slamando, godendo del panorama in compagnia di un gregge e dei suoi custodi. Pietro intanto, indemoniato, ci precede arrivando all’imbarazzante numero di 37 salmerini. La taglia per tutti è sempre quella, tranne uno che passa di poco i 30 centimetri. Oltre non si può andare, si sta facendo tardi e abbiamo ancora un bel dislivello da coprire prima di poter piantare le tende sulle rive del lago che abbiamo scelto. Alziamo la testa e lì, dove il collo si blocca, intravediamo la nostra meta. È ora di riprendere la salita. salita

Franco VanniCapitolo 3  -  ”Il tramonto infuocato sul Lago Oscuro”          (di Franco Vanni)

La colonna sonora dell’arrivo al lago alto sono le grida di strazio di Fabio. Se la prende con me urlando: <Sei un bastardo! Quando mi hai invitato non mi avevi detto che era così. Vaffanculo!>. Lo incito a proseguire per gli ultimi cento metri. So che a parlare non è lui, ma le sue gambe. L’anno scorso, scendendo dai laghetti alpini con le ginocchia imballate di acido lattico, ho capito che oltre a una certa soglia la fatica può provocare una sorta di space dementia, simile a quella che colpisce Steve Buscemi nel film Armageddon.
Riflessi sul lago alpinoIl lago ci appare come lo ricordavamo, se possibile anche più bello. E’ scuro e misterioso, come una pietra nera incastonata dall’argento dei monti. Jacopo, Francis io e Fabio raggiungiamo sulla riva Vitta e Pietro, che ci precedono e che saggiamente si sono sistemati su un prato più comodo rispetto alla pietraia che per disperazione ci eravamo fatti andare bene lo scorso anno. Sistemare le tende è un attimo. Le espressioni di fatica si sciolgono in sorrisi e cominciamo a predisporre il campo: fornelletti a gas, piatti usa e getta, un set di pentole in alluminio che ho acquistato prima di partire di cui vado molto fiero.fario 32 per pietro Ne approfittiamo per fare i primi lanci e prendere le prime trote. Giusto il tempo di farci complimenti a vicenda su quanto siamo fighi, e realizziamo con orrore che abbiamo finito l’acqua. Jacopo riempie un tegamino con quella del lago: è infestata da piccole pulci rosse, non si può bere.
Tocca andare in cerca di una sorgente. E le sorgenti, da che mondo e mondo, stanno in alto.
La prospettiva di camminare ANCORA e in salita in cerca della fonte scatena una gara di solidarietà all’incontrario, il cui obiettivo filantropico è NON andare a prendere l’acqua. Francis, con atteggiamento colpevole ma onesto, dice: <In questi casi vince chi lo dice per primo: io non vado>. Di risposta si scatena un coro di “ulti”, “penulti”, “io no”, simile a quelli che precedono ogni partita di calcetto, con l’obiettivo di non dovere stare in porta. Abbiamo la peggio io e Vitta, che infatti a calcetto fa sempre il portiere.Camoscio! La sorgente è distante, oltre un promontorio, in cima a una pietraia. A differenza delle rocce su cui abbiamo scarpinato fino a quel momento, salde come gradini, ora i sassi si muovono sotto i nostri piedi. Non è gradevole. La sorgente è alta e non la vediamo. L’acqua scorre lungo la parete di roccia e a ogni salto si rompe in una pioggia di gocce, che ci bagna mentre riempiamo le bottiglie. Vitta è un toro e non si lamenta. Io non lo sono e bestemmio. Di ritorno al campo incontriamo Jacopo che ci dà una mano a portare la borsa dell’acqua. Alle tende troviamo Fabio, spiaggiato su un sasso, Francis che svuota lo zaino e Pietro che armeggia per costruire un ingegnoso “asciuga calze” fatto con una grossa pietra piatta, scaldata dal fuoco di un fornelletto Camping Gaz. Hanno già pescato un po’ e, a quanto pare, hanno già preso un po’ di pesci. Fario 40 per Jacopo

Mettiamo sul fuoco la pentola con dentro 21 porzioni di risotto (sette buste da tre porzioni ciascuna) e ci sediamo su una roccia piatta deluxe. Il sole è basso, fuori dalla nostra vista, dietro le montagne. Francis – che ringrazio per avermi prestato la canna da mosca, dimostrandosi come sempre un vero Fratello di Serie B – esclama pacato: <Forse fa più freddo dell’anno scorso>, e si infila in una felpa. <Forse sì>, conferma Vitta, calandosi in testa il cappuccio. <Anche a me sembra>, faccio eco a mia volta, sistemando la pila frontale. <Fa un freddo della Maiala>, conclude Pietro, asciugando calzinimostrandoci le calze che aveva messo ad asciugare sull’ingegnoso “asciuga calze”. Sono bruciate.
Ridiamo insieme dell’inconveniente, mentre in cielo scompare anche l’ultima sfumatura di chiaro. Non comprendiamo che le calze bruciate sono in realtà presagio di ciò che sarà. Il calzettone mutilato è un’avvisaglia divina di quella che nella storia repubblicana sarà ricordata per sempre come la notte più buia della democrazia. foto di gruppo pre-cena

Pietro InvernizziCapitolo 4 – “Nel buio della notte tutte le bestemmie sono nere” (di Pietro Invernizzi)

Nella pentola c’è ancora un po’ di risotto ai funghi avanzato, mi avvento avido per saziare una fame atomica. Boccone dopo boccone il riso è meno caldo. Meno tiepido. Decisamente freddo. Segno inequivocabile che la temperatura è in picchiata dal calar del sole. Sorseggiare l’ottimo vino rosso sembra non aiutare, provo con un po’ di whiskey fumando un sigaro Montecristo; ma non guardo il monte e penso tanto a Cri…bbio… che gelo! Cucinando...
Ci abbiamo provato a goderci la stellata, Jacopo vede persino una lucciola… <Jacopo lampeggia anche una luce rossa… quello è un aereo!> Sono solo le 9 di sera ma questi abbagli indicano che se non ti ritiri nel sacco a pelo potresti svegliarti freddo domattina, ovvero non svegliarti. Batto per ultimo in ritirata, si boffonchia “buonanotte” e si sparisce nei bozzoli dentro le tende. Francis sta già dormendo… come lo so? Nella tenda echeggia un latrato agghiacciante. Non russa: guaisce, rantola, ringhia, fa lunghe apnee, abbaia… versi spaventosi ad altissimo volume. Ho moltissimo sonno, non riesco a dormire per ore. Provo a contare i pesci presi durante il giorno, alternativa a contare le pecorelle… Sono arrivato a 37 salmerini nel primo lago, 5 iridee nel secondo, più altri due salmerini e una bella fario over 30… ma non sto ancora dormendo. Per un attimo il respiro di questo ex-amico, trasformato in mostro dai suoni disgustosi, prende un ritmo più regolare. Dormo. Mi sveglia d’improvviso lo schiocco del suo respiro dopo una lunga apnea… è un incubo, ma vedo del chiarore filtrare nella tenda… è l’alba? Tramonto d'alta quotaForse l’incubo è finito! Orologio alla mano sono le 2.15. Adesso non chiudo più gli occhi… ai suoni infernali del mio vicino si è aggiunto un freddo umido spaventoso. Il sacco a pelo del Decathlon +5° non è consigliato a -10°. Nelle seguenti interminabili ore penso più volte di sopprimere il mio vecchio amico… ma mi serve che il suo corpo restasse caldo per stargli vicino, più vicino di quanto vorrei si sapesse, diciamo appiccicato. Rumori di vento, forse gocce di pioggia. Crepitii di ghiaccio e belati lontani. Finalmente, dopo un tempo incalcolabile, sento una voce amica che parla. E’ Franco, dell’altra tenda, si è svegliato. Il mostro sta ancora latrando… russando. Fanculo! Ho più sonno di quando mi sono coricato, ma barbellando metto gli scarponcini ed apro la tenda. Una cascata di brina ghiacciata mi cade addosso, ma sento profumo di caffé, risate goliardiche e tutt’attorno l’alba a 2700 metri di altitudine, tra cielo e terra, un lago più bello di come potrei sognarlo specchia le montagne intorno. Che spettacolo! Che gioia pura! <Frank, cane rognoso, alzati!> Riflessi sul lago

Francis NeedhamCapitolo 5 – “Un giorno radioso per il Lago Oscuro” (di Francis Needham)

La notte è stata dura, ma sento di non potermi lamentare per rispetto di chi ha condiviso la tenda con me.
Normalmente russo, quando dormo male russo fortissimo.
Non dev’essere stato facile per chi con me ha patito – oltre al freddo e alla naturale ostilità del luogo – i miei terribili versi di sofferenza.
Ad ogni modo ci “svegliamo” intorno alle 7.
le canne!Viaggiamo tutti a velocità diverse. Chi si aggira come uno zombie intorno al campo, chi prepara il caffè, chi scruta già il lago per decidere come avrebbe pescato durante la mattinata, chi ancora dorme, come Fabio “il Volenteroso”…
Io bevo il mio caffè e, aspettando il sole ( e il caldo ), vestito in modo improbabile, decido di cominciare a cucchiaino nella sponda profonda che sottostà alle tende.
Il lago non dà segni di attività dunque – cercando di replicare l’impresa dell’anno scorso del caro Pietro – provo a sfruttare il cambio di luce e di lanciare un classicissimo ondulante lungo la riva, sondando le varie profondità con recuperi lenti.
Ed è subito Fario.Release fario Francis
Una bellissima 40 cm, guadino, foto di rito, complimenti e via.
Spunta il sole, passo dal campo, tolgo felpa, kway e attrezzatura da spinning e passo di nuovo a mosca (che il giorno prima mi ha regalato tante soddisfazioni).
Ci sono momenti in cui pescare a Mosca in un laghetto alpino è vincere facile: appena la mosca si posa sull’acqua salmerini e iridee si scagliano sull’esca senza alcun indugio.
Non conto neanche il numero di catture, tutti pesci bellissimi, tutti prontamente liberati.
Ma ad un certo punto succede che esce la cattura da ricordare, ed esce in pieno stile Serie B.
Siamo in una sponda così disposti: Serie A che pesca fianco a fianco, a 50 metri da loro io che pesco in solitaria a mosca, altri 50 metri e Vitta che pesca a Spinning.

Vitta urla: <Ohhhhhh ! Qui c’è un pesce enorme…>Ombre e riflessi sull'acqua

Il gesto a braccia aperte che accompagna l’esclamazione è inequivocabile: Vitta non ha ancora capito come stimare i pesci.
La serie A, lontana, ridacchia, io mi avvicino a lui e chiedo: <Dove?>
Vitta: <Non lo so, è andato di là> – indicando un punto poco di fronte a me.
Lancio “di là”, si posa la mosca sull’acqua e dagli abissi emerge un bellissimo pesce che senza pensarci un secondo divora la mosca.

recupero salmerino 43 a mosca secca

Sollevo la canna e… c’è! Pesco con lo 0,16, il pesce combatte ma io sono sereno fino a quando mi accorgo dalla livrea che è un salmerino ed invoco l’aiuto di Pietro (che ha il guadino).
Pietro corre come un pazzo e subito mi sfotte <ma che vuoi ?> – ancora col fiatone <sarà una fariozza da 40, spiaggiala>.
Ma poi si accorge che è un salmerino e cambia subito atteggiamento e con un pronto movimento lo guadina.

Lo guardiamo, misuriamo, fotografiamo e lo liberiamo.
43 cm – è record Anonima.
In assoluto non un monster fish, per il suo ambiente sicuramente una preda più che importante, calcolando che è cresciuto qui, forse ci è nato e se è stato immesso era solo un avannotto.

Dopo questa cattura pesco ancora un po’ a mosca, ma già soddisfatto di aver fatto “Slam” (iridea – fario – salmerinocome la serie A – N.d.r.) e fish of the day ( big salmerino e big Fario ) decido di tornare al campo base, di cedere la mosca al mio compagno di serie B Franco e di godermi il sole e recuperare energie in attesa della discesa …
Emanuele VittadiniCapitolo 5 – “La discesa… una terribile salita al contrario!” (di Emanuele “Vitta” VIttadini)

Quest’anno c’era tutta l’Anonima. Più un grandissimo Fabio, compagno di spalla, la sua, e di insonnia, la mia, in tenda. Non c’è necessità giustamente che scriva io il report come l’anno scorso. Devo fare solo la chiusa. Bene, facile, ma… ho impiegato 2 ore per arrivare in ufficio, la mia moto non partiva. Credo di averle provate tutte prima di desistere. E non tanto perchè dovevo venire a piedi, visto che ho preso l’autobus, quanto più perchè avrei dovuto riportare su il casco a casa. Al terzo piano. Senza ascensore.
Quindi qui e così comincia la mia parte di report. Vi scrivo seduto su una comoda e morbida poltrona, in chiaro ritardo sull’orario d’ufficio.pascoli in montagna
L’anno scorso per alcuni i laghetti sono stati un punto di riferimento. Allenarsi a dovere per faticare di meno la volta successiva. E tutti, assolutamente tutti, si sono presentati in forma smagliante. Ho sentito commenti davvero importanti in questi due giorni: non mi fanno male le gambe, non sto neanche sudando, mi sono messo a dieta solo per i laghetti, ho perso trentordici chili con una dieta di banane e alici… e anche se sapevo che erano tutte balle, ognuno di loro ha davvero dimostrato di essere in forma e mentalmente positivi a tutta l’impresa.
Io ho 10 chili in più.
La maggior parte dei miei vestiti dell’anno scorso che necessitano di essere infilati in qualunque degli arti doppi, entrano a fatica in un solo dei suddetti.Il cielo ad alta quota!
Al ritorno dai laghetti ho seguito Pietro che correva (non inteso come una veloce camminata o un passo spedito…. letteralmente correre, spesso come un dannato) in discesa, dicendogli che in effetti era più comodo, ma solo perchè per me era più facile rotolare che camminare, tanto lui stava davanti e non vedeva quello che facevo io dietro.
L’anno scorso il mio zaino era più pesante ma se avessi potuto mi sarei portato solo una maglietta di riserva, un billy e una nastrina in uno zaino blu e rosso dell’invicta.
L’anno scorso correvo in salita, quest’anno mi ha interessato sapere il prezzo dell’affitto dell’elicottero. Per il ritorno.
uomini distrutti...Ho fatto il mio peggiore terrore psicologico, più per la forma che per il contenuto, al nuovo arrivato Fabio e ne ho pagato le conseguenze, o comunque lui si è lamentato di meno.
Come direbbe zerocalcare, di recente (grazie a dio) tornato a riproporci la realizzazione grafica dei pensieri di persone normali, la mia fatica avrà le sembianze di Chewbacca. Nessuna parola, solo uno straziante e basso grugnito.
Mentre sto scrivendo, a due giorni dal rotolam… ritorno dai laghetti, la mie gambe fanno ancora un male cane. Impiego più del dovuto a scendere le scale e l’andatura ha molto poco del virile. Al telefono mi consola apprendere che anche gli altri cinque sono messi allo stesso modo!
walk on...Ciò nonostante siamo scesi dalla montagna con quello che credo si possa definire un tempo record. Quanto sia questo tempo non lo so ma ne sono certo. E non solo Pietro e il mio alterego rotolante. Aspettando al bar vicino alle auto bevendo una birra e domandandoci chissà quando sarebbero arrivati gli altri, la sorpresa è stata enorme quando, dopo poco e primo fra tutti, è comparso Francis. E il cane? (vedi racconto dell’anno scorso. N.d.R.) Quest’anno niente… merito della dieta…  poco dopo anche gli altri 3. Quasi freschi. Comunque tutti a piedi. Onore sui e per i laghetti.
Come l’anno scorso ho passato due giorni incredibili, e so di poter dire di non aver sprecato neanche un momento. Posso dire di saper pescare meglio, di assaporarlo meglio. La resa di un salmerinoHo perso solo 7/8 esche, so farmi i nodi da solo e faccio persino finta di sapere quali pesci ho preso. E ne ho presi anche in discreta quantità. E’ stato bello pescare con loro, senza che loro dovessero pescare con me per spiegarmi cosa fare. Loro sono sempre 4 persone di dubbia intelligenza più una persona che mi ricorda molto come devo aver visto io tutta questa “cosa”, ma forse proprio per questo anche quest’anno quest’esperienza è sempre più divertente.

So per certo che la sera, a cena col Savio, tra una pasta e un arrosto, il più importante argomento di discussione è stato: “si vabbeh… ma l’anno prossimo dove andiamo? Non c’è qualcosa di più difficile?”
Ma stiamo scherzando?
Voglio tornare ancora ai laghi alpini, ma devo assolutamente farmi dare la ricetta di quella dieta di banane e alici…

ROCK’N'ROD

p.s. I nomi delle località sono “camuffati”. Chi avrà saputo riconoscere le località ed i laghi dalle foto sarà contento di ritrovarle nel nostro racconto, chi ignora il nostro itinerario non se ne rammarichi, abbiamo dato la nostra parola di non divulgarlo a chi ci ha suggerito la meta, piuttosto si senta stimolato a cercare le sue vette!

Fabio Donaggio Jacopo Savoia Franco Vanni Pietro Invernizzi Francis Needham Emanuele Vittadini Pausa lungo il cammino... IMG_0569 la salita... la salita... Pietro pesca lo scolo del lago Quasi in cima! Livrea Salmerino Fontanile Panorama primo lago Stambecco! il campo base... Franco cucina... Cucinando... Tramonto d'alta quota Spunta la luna Iridea a cucchiaino La resa di un salmerino Riflessi sul lago alpino Anonima Cucchiaino, Vitta e Fabio Le montagne e le loro acque franco & Jaco Pietro & Francis walk on... le canne! Francis sulla roccia medita Riflessi sul lago Pietro e un'iridea Salmerino record salmerino record Fario 40 per Jacopo Jacopo combatte la fario 40 Release fario Francis fario 32 per pietro Ombre e riflessi sull'acqua Camoscio! Il cielo ad alta quota! Pietro e Francis posing! Livree da favola! pesce in canna... Salmerino Salmerino pascoli in montagna LA SERIE A anonima cucchiaino foto di gruppo pre-cena fario 40 per Francis salita Fabio spiaggiato nevai roccia bagnata=sorgente asciugando calzini campo base recupero salmerino 43 a mosca secca guadinatura salmerino 43 a mosca secca vitta posing un uomo distrutto... uomini distrutti... uomini distrutti... Franco prende l'acqua alla fonte

Pesca a mosca in Ossola. L’eccelso, il sommo e il novizio.

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livrea fario zebrataLa chiusura della trota è ormai imminente, nell’attesa affilo mentalmente le punte di ogni amo a mia disposizione, il pensiero torna all’ultima giornata trascorsa sul fiume. Una giornata speciale di pesca a mosca in Ossola con due amici, due pescatori di un altro pianeta: Stefano e Max.fly fishing mosca loopAppuntamento a quel bar là lungo la statale. Per non sbagliare arrivo un’ora prima, neanche Max Pezzali sbagliava così da dio!

Il mio occhio è perso sulle montagne tutt’intorno là fuori, oltre il cappuccino fumante; l’orecchio è teso e si gode la confidenza con cui ogni avventore del bar saluta l’altro ed il barista scherza con tutti e per tutti ha l’appellativo pronto. Mi piacerebbe ripetere a Milano una situazione simile, ma in città non conosci il tuo vicino ed il bar troppo spesso è un servizio e non un piacere. Distrattamente pago, saluto ed esco a respirare aria fresca che non sa di scarico di furgone come quella che ho lasciato alle spalle.

posa pesca a moscaStefano arriva puntuale, salto in macchina e incredibilmente (chi l’avrebbe mai detto?) curva dopo curva chiacchieriamo di pesca!
I due pescatori con cui mi ritrovo ancora una volta a pescare sono due maestri e sono molto amici tra loro.
Eppure trovo che siano due pescatori per certi versi molto diversi tra loro…

Max, eccelso, è il famoso “Ghiba”, nazionale di Spinning alla trota, detentore di alcuni record davvero notevoli, un “pro” nel vero senso della parola. Uno che pesca quasi tutti i giorni.fario pesca a mosca Ghiba Uno competitivo, si fissa un obiettivo e lo persegue senza posa verso l’eccellenza! Se decide di provare una tecnica lo fa senza mezze misure, per diventare il migliore. Sempre con il sorriso e la battuta pronta! E’ generoso in tutto e anche nella pesca è sempre pronto a condividere le sue scoperte, le sue nozioni e convinzioni. E’ quell’amico con cui vorresti andare sempre a pesca perchè ti diverti e impari. Il fiume lo affronta sempre con attrezzatura ultra-light, si mette alla prova nel “prenderle tutte”… e puntualmente ci riesce. Prova constantemente nuove malizie nei materiali, nelle esche e nelle tecniche di pesca. Per questo dico è un “pro”, non perchè si spara le pose sulle riviste e scrive articoloni astrusi sull’ultima esca uscita sul mercato, ma perchè il suo livello di attenzione alla tecnica è massimo ed è finalizzato sempre ad un risultato quantificato.  E’ un agonista, va a caccia di trote. Tutte.

Max Ghibaudo pescaAlcuni dei suoi consigli sono stati: non sprecarsi in falsi lanci, fare solo i movimenti necessari prima della posa, nella posa pensare al vettino della canna come ad un’estensione di noi stessi che appoggia la mosca sull’acqua, essere veloce appena posata la mosca a recuperare coda con la mano sinistra senza muovere la mosca, certo, ma accorciando la coda in bando per essere pronti alla ferrata: alzare la canna veloce ma non in modo brusco e portare indietro la mano sinistra. Abbiamo scelto per lo più piccole imitazioni in cul de canard, ma abbiamo cambiato molto spesso imitazioni diverse tra loro per ingannare trote che avevano rifiutato o su cui avevo sbagliato la ferrata.

Stefano, sommo, sorprende con la sua umiltà. Potrebbe salire in cattedra ma non lo fa mai, piuttosto lamenta la sua assenza forzata dai fiumi. Pesca con continuità da decine di anni ed è maestro certificato di pesca a mosca, ma domina anche moltissime altre tecniche eppure… lui non è competitivo. DSCN2794Quando lo vedo pescare vedo uno che pesca per il piacere puro della pesca. Non per il record forse nemmeno per prendere un pesce dei sogni. Pesca perchè ama acqua e pesci, ama l’estetica funzionale di un lancio ben fatto e di una montatura riuscita. E’ un puro. Vorrei avere il suo distacco dalla comparazione con gli altri tanto quanto vorrei padroneggiare la coda di topo come sa fare lui. Stefano controlla la coda di topo con la facilità con cui io al massimo posso battere la barra spaziatrice sulla tastiera del computer, ma evidentemente è difficile che battere un tasto risulti piacevole ed elegante come far fluttuare la coda tra alberi ed ostacoli posandola sempre e comunque perfetta tra i giochi della corrente.Secca da caccia Alcuni dei suoi consigli sono: ricordarsi che loop stretti e veloci servono a fare distanza, ma nello stretto, sul torrente, spesso (o quasi sempre) è preferibile un morbido sotto-vetta con loop aperto e posa delicata e finale lungo non-disteso per non dragare. Se non si è sicuri della propria precisione nel lancio e si usa una mosca molto piccola: cercare di guardarla mentre è in volo prima della posa, per mentalizzare dov’è. Osservare sempre cosa vola, raccogliere con le mani gli insetti posati sull’acqua. Controllare spesso il finale e cambiarne  diametro e lunghezza a seconda della velocità della corrente, magari avendo pronta una piccolissima asola là dove il finale è circa 0,20.

fario mosca secca torrenteIo quando pesco con loro, soprattutto se peschiamo a mosca, sono solo un novizio. Avido di apprendere ma distratto dal piacere della compagnia. La mattina peschiamo un alto affluente del Toce, Max non pesca neppure, onora l’ospite dandomi preziosissime lezioni di pesca! Ogni suo consiglio messo in pratica è una trota! E che trote: fario di splendide livree! Non grandissime, certo, ma ogni presa sulla secca è una gioia, soprattutto se sono le moschette brutte che mi sono legato da solo.

Stefano intanto pesca a valle, da signore, e ogni volta che lo vedo con la coda dell’occhio (soprattutto mentre recupero il mio finale dai rami) ha la canna piegata e una trota allamata. Pesca molto leggero e usa una sua strana mosca da caccia dai colori sgargianti.

livrea fario zebrataDopo le piadine del pranzo c’è stato il Toce.
Lì ho capito ancora di più l’approccio del purista della mosca secca, l’approccio di Stefano. Non una caccia alle trote. Un duello con la trota. Questa distinzione è fondamentale e mi sta facendo molto riflettere.
Minuti, anche ore, davanti a una bollata o alla sua possibilità. Cambio di finale. Cambio di mosca. Finché, forse, quella trota, proprio quella lì, apprezzerà la tua scelta e salirà a congratularsi in bollata. La bollata, il bacio più dolce che si possa immaginare.
Stefano ha fatto questo e, mentre io sbagliavo trote su e giù per il Toce, ha atteso paziente la piccola regina di una lama e l’ha castigata. Un ibrido sui 30.

Ho imparato tanto quel weekend di pesca a mosca, soprattutto ho imparato che ho ancora tanto da imparare. livrea fario zebrata

Ed eccomi di nuovo qui, a scrivere mentre il cielo si rannuvola. Scrivere per ricordare di nuovo, scrivere per cercare di imprigionare i ricordi. Intanto l’orologio fa il suo lavoro ed il weekend si avvicina portando i sospiri di un doloroso “arrivederci” alle trote. La stagione che chiude.
Che pescatore sarò questo weekend? Che pescatore cercherò di essere? Perchè è così importante pescare?
La pesca come la intendo io non è solo un modo per rilassarsi ed ingannare l’ineluttabile scorrere del tempo. Per me pescare è imparare ed imparare ad insegnare. Per me pescare è religione e pescare è come pregare, pregare è fede, pregare è devozione, pregare è aspirazione, pregare è riflettere su cosa desiderare davvero! Pescare è pregare, pescare è essere pronti, pescare è ricerca, pescare è offrirsi, sacrificarsi, pescare è esercizio per conoscersi e conoscere, pescare è sfida. Cosa vale la pena sfidare? Cosa vale la pena conoscere? Cosa va offerto e cosa ricercato?
Ma soprattutto… che esca userò e dove? quanto manca al primo lancio? Così la smetto di vaneggiare come un matto e posso, finalmente, pescare e basta!

ROCK’N'ROD

posa pesca a mosca fario pesca a mosca Ghiba fario mosca secca torrente Trota torrente mosca secca livrea fario zebrata livrea fario zebrata livrea fario zebrata Max Ghibaudo pesca canna mosca torrente Stefano in pesca Secca da caccia fly fishing mosca loop

Ultime Trote 2013. Il lungo weekend della chiusura

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Ibrido Marmorata Fario per PietroAdesso che qualche giorno è passato posso tornare a parlarne, senza che la stretta allo stomaco sia troppo forte: si è chiusa la stagione di pesca alla trota. E’ un fatto.
Da qualche parte, in qualche modo, senza infrangere la legge, si può ancora insidiar salmonidi. Ma sui nostri fiumi, dove ci misuriamo ogni anno nella caccia alla Regina delle correnti ci hanno dato appuntamento al prossimo Febbraio.
Oggi possiamo dirvi com’è andato l’ultimo weekend, il weekend in cui abbiamo stretto forte ogni momento di pesca, in cui abbiamo fatto tesoro di ogni emozione come un orso farebbe il pieno di cibo prima del letargo invernale. Ogni minuto è stato intenso nel weekend della chiusura. Catture ed emozioni non sono mancate…

Paesaggi uggiosi del SesiaQuest’anno non ho vissuto l’estate. I tre mesi che ho passato all’estero non hanno regalato il sole e i bagni che scandiscono questa stagione nei ricordi, ma soprattutto quest’anno la mia Stagione della Pesca alla Trota è stata rapinata di tre mesi… Anche per questo il weekend della chiusura era carico di aspettative. L’aspettativa più grande non era la più grande trota, ma pescare e pescare fino a saziarsi, ma sappiamo tutti che questa brama non  conosce sazietà…
Il piano Anonimo era, come sempre, diabboliko: 3 giorni di pesca consecutivi!

Venerdì mattina il traffico in entrata a Milano era un girone dantesco, una fiumana lenta di auto e fumi, ma in uscita era un’altra storia… la macchina volava su ali di entusiasmo scappando dalla città carica di canne da pesca!...ideale per pescare.. Era ancora mattina presto mentre facevamo colazione al bar di Borgosesia, le cartoline appese al muro del bar davano la giusta carica: prede di tutto rispetto immortalate nel loro splendore… per lo più in topless.
In perfetto stile guerriglia Francis ed io abbiamo attaccato una ben nota lama, ci alternavamo sui primi lanci, io pescavo durissimo a minnow, lui palleggiava dal rotante argento al minnow. Il cielo era plumbeo con qualche goccia di pioggia, l’acqua era bassa ma non drammatica, limpida ma promettente. Non stavamo prendendo una favada, neanche vedevamo pesci o segni della loro presenza. Ma la baldanza non ci mollava. Più a monte, sempre tratto libero, io cercavo correntoni a minnow, Francis studiava una grande buca. Bam! Salti, salti, salti verticali! Chi ha detto che le marmorate non saltano? Quella sembrava una giovane iridea! Era a valle, controcorrente in una corrente forte, anche se non molto grande mi ha divertito moltissimo, ho assecondato i salti con la canna e in breve ero a valle a slamarla. Slamata, stimata 44, misurata velocemente in acqua faceva 44 centimetri… Francis ha scattato la foto: libera! Non era passato molto tempo e stavamo già ordinando primo, secondo e dessert! Just like a pro!Marmorata Rapala PietroIl pomeriggio è un’altra storia, la storia di due spinners che hanno inviti per la “Riserva dell’Egua e Reale” e decidono di farci due lanci prima del tramonto sul Sesia. Un tratto di torrente bellissimo, piccole pozze, salti d’acqua e montagne verdi tutt’intorno. Abbiamo pescato leggero, non prendevamo mai nei rigiri di corrente, poi abbiamo capito che le trote avevano bisogno di recuperi lenti dove l’acqua era lenta o ferma, quanto più possibile vicino agli ostacoli-tana. Puccini subacqueaDa allora si sono susseguite una cattura dopo l’altra: tutte fario puccini dai 20 ai 40 centimetri. Probabilmente una pesca molto divrtente per molti…già, ma non per noi che non amiamo i pesci immessi ed i traguardi facili! (Yeah…sospiro di durezza…Rock’n'Rod). Puccini in Egua
Rammaricati per aver passato troppo tempo a risalire il torrente in riserva, forse perchè ammaliati dalla bellezza del paesaggio montano, siamo scesi a valle su un tratto non molto conosciuto di Sesia, in SVPS. Qui pescavamo pesante, io a rotante con Vibrax 5 argento e arancio, Francis a ondulante. Uno strattone per me al calar del sole. Nulla di fatto. Poi sigari e chiacchiere fino a buio fatto sulle sponde di una lunga lama.
Cambiati, asciutti, eccoci: eravamo ancora al banco di prova che ci vede sempre vincenti: a tavola! Cena con Savio e Fabio, grandi pescatori, grandi chiacchiere di pesca!
Venerdì notte, a casa sul lago: caloriferi accesi, più per asciugare stivali e vestiti che per scaldare noi. In breve fu tutto silenzio e sonno. (Due spesse porte di legno separavano me dal rantolio-russante di Francis! Grazie Morfeo!)

Jacopo in pescaSabato l’appuntamento con il resto di Anonima & Friends era alle 7.00 al bar della stazione di Varallo. Taaaaac. Come dei grandissimi della pesca, anche grazie al fatto di aver dormito più vicino alla valle degli altri milanesi… siamo arrivati 20 minuti in ritardo!
Due equipaggi per la mattina: la Serie A attaccava un tratto basso, mentre Francis, Matteo e Francesco sono andati a cercare gloria facile a valle di una riserva…

Paesaggi in ValsesiaAncora una giornata mattina grigia, plumbea e brumosa. Ci credevamo molto, Jacopo ed io. Era la chiusura, porcone di mille porconi, era la chiusura!
La Serie A, per definizione, spacca. Dopo due ore e mezza risalendo il fiume con grazia e perizia e tanta sucazia (neologismo per “assenza di abboccate”) ci eravamo spaccati  i maroni! <Ohhh… ma com’è che non sto beccando una ramazza?> chiedeva il grande pescatore all’altro grande pescatore; < Hai provato a vedere tra le natiche? > rispondeva con esperienza e saggezza il compagno. Molte domande e risposte di questo tenore si sono alternate a numerosi cambi di artificiale ed approccio. Era la fine del tratto, là dove dovevamo uscire dal greto e tornare alla macchina, quando Jacopo cadde in tentazione: si mise al telefono con la fidanzata! Gli dei della pesca tutto vedono, sapevo che era un’occasione da non perdere perchè probabilmente gli dei avrebbero voluto dargli una lezione… Ho montato un rotante, vibrax 4 bronzo, colore in cui ripongo massima fiducia nelle acque limpide e mosse, lanciato a monte recuperato veloce sul filo di corrente… BAM! Abboccatona! Belle testate, un salto spettacolare, <Amore, ti richiamo> diceva Jacopo alla donna, trota a riva, stimata 45, misurava 43. Un ibrido non enorme, ma davvero possente, maestosa e bellissima trota del fiume. Ibrido Marmorata Fario per PietroFotografata e liberata eravamo in marcia verso la macchina. E quegli altri scappati di casa?
Francis ci ha confermato il loro risultato: fario da 42 centimetri per lui! A pranzo tutti insieme abbiamo visto le foto, non c’erano dubbi: fariolona immessa e scesa a valle, la differenza tra i due pesci, cresciuto in fiume o in vasca, salta agli occhi! Ma fu un coro di “bravò” a Francis per lo scappottamento di taglia. Meno bravo si era distrutto uno scarponcino waders… cambio obbligato: cosciale in gomma old-style, vecchia scuola!Fario 42 per Francis

Il pomeriggio di sabato ha visto nuove squadre sul fiume: i celebri Invernizzi’s Brothers hanno pescato una gola impervia dell’alto Sesia, gli altri hanno battuto due spot poco più a valle. Il sole ha squarciato le nuvole per un’oretta e gli Invernizzi hanno marcato sul tabellone: due marmoratine sui 30 e due o tre pesci slamati. Da segnalare una bella marmo sui 45 girata e persa a ondulantone…
Marmorata per Matteo!Francis e Jacopo hanno marcato qualche fario e Matte una bella marmoratina. Pioveva, si è fumato sigari e chiacchierato. Grandi saluti e commozione… Ancora una chiusura. Malinconia che si trasforma già in febbrile attesa: attesa per la prossima stagione! Mille propositi ed obiettivi.
Ma ancora si doveva consumare il tramonto del sabato! Io Francis abbiamo cappottato in un tratto basso e, al primo buio eravamo in macchina verso l’alta gastronomia. Gli altri invece, andati più a valle a pescare a minnow… ebbene… hanno cappottato anche loro. E’ davvero la chiusura della trota a spinning per tutti noi.

Francis e Pietro on the roadPer miracolo quella sera non ci siamo intossicati cenando nel peggiore dei ristoranti cinesi che l’Asia e l’Europa possano annoverare. Ma perchè andare ad un ristorante cinese in Valsesia? Ci sono domande destinate a rimanere senza risposta…
Forse non tutti sanno che… la chiusura è di domenica!
Per questo sabato sera, dopo cena, non eravamo sul cubo alla discoteca “Maneggio” di Romagnano Sesia e neanche al bancone del bar dell’ “Igloo” di Vocca… bensì a casa al lago a preparare code di topo e scatolette di mosche!

Ci siamo svegliati con comodo, come si addice ai Pam (pescatori a mosca), categoria alla quale non ci sentiamo di appartenere un granché… da bravi sciuri de milan abbiam fatto “colazioncina”: kipfer, succhino, cappucino al bar Arianna di Miasino (top) e… Taaac, un giro di swatch (in mancanza del rolex) ed eravamo su in valle! Domenica ci si trattava bene: due ingressi per la mitologica Riserva delle Piode. Ottima occasione, lasciato lo spinning in baule, per far palestra di Fly Fishing.
marmoratina con mosca valsesianaAbbiamo iniziato in un tratto a valle, sotto l’occhio vigile dell’ottimo guardapesca, Francis menando secchine io… io ci pensavo su. Poi mi ricordai che mio fratello il sabato ha trovato una bella valsesiana corpo nero e piuma nera su di un ramo e me l’ha regalata. Ho montato quella su di un bracciolino e una mia valsesiana corpo giallo e pernice in fondo. Primo lancio, prima passata: eccola! Avevo in canna una splendida marmoratina nera! Proprio sulla Valsesiana nera donata “dal fiume”…
Poco dopo provavo lo streamer: due strippate e sembrava quasi di aver preso il fondo, no, no, era una trota enoooorme, no beh… l’ho vista, era una marmorata molto bella sui 45/50 centimetri, scura e zebrata… all’utlimo si è slamata ad un metro da me. Perbaccolina!
Siamo risaliti un po’… ho seguito l’esempio di Francis e, approfittando della giornata e della pescosità di quelle acque, ho montato una secca da caccia per divertirmi a cercar bollate in acque veloce. Subito presi un paio di piccole fario e ibridi. A fine mattinata eravamo entrambi davanti ad una grande lama, molto profonda e rocciosa in testa e digradante dolcemente in ciottoli verso valle. Bollavano soprattutto in testa. Francis imprecava duro con i suoi stilosi cosciali vintage che lo relegavano a fondo lama… io mi inerpicavo sulle rocce, legavo un finale più lungo e una bella effimera beige di taglia generosa. Fario 45 a secca nelle PiodeBollatina, ferratona: lunga lotta! Ed ero lì a far la foto a una fariolona sui 45, pesce immesso, certo, però pinnato bene, a secca un bel divertimento. Ancora un paio di pesci per me ed eravamo dove? A pranzo! Trattoria dei Pescatori di Piode. Il ristorante giusto!Benessere. Prosciutto di cervo, petto d’oca, tortelli al burro, tiramisù… La giornata da sciuri de milàn proseguiva alla grande.. unico neo? Francis, un po’ arruginito a mosca ne aveva sbaglaite diverse e stava cappottando.

Dopo pranzo sotto la pioggia fitta eravamo sul fiume. Io mi ero appollaiato su un masso sopra una grande buca e preparavo un lungo finale per una pesante ninfa, Francis scappottava prepotententemente: prima con una fario over 40 e poi un paio d’altre trotelle. Fario over 40 per Francis
La ninfa a correre nel bucone diede i suoi frutti e offrì lo show al pubblico sul ponte sovrastante: abboccatona, testate due metri sotto la superficie… speravo nel marmoratone ma un lungo bagliore argentato mi svelò la verità arcobaleno. La trotona filava a valle e io, non potendola contrastare, fui cotretto a salire sulle rocce, pesce in canna, saltare giù e, finalmente, portarla a tiro di guadino. Era una ciccio-iridea di taglia!Iridea tonnata per Pietro. A ninfa alle Piode
Era iniziata una festa, poco più a monte Francis incannava un’altra iridea massiccia… impiegò dei minuti a portarla a riva e fu costretto ad andare diversi metri a valle. Non avevo finito di sfotterlo per quel recupero eccessivo che uno di quei missili argentati alti una spanna mi piega in due la canna, faio bellissima delle Piodesi intraversa in corrente e mi costringe alla stessa lotta. Potevano essere scene da pescatori seri, ma noi eravamo pronti ad incasinare le code tra i sassi, inciampare e prendere rami di tanto in tanto per ricordare al mondo che, in fondo, a mosca avevamo tanto da imparare.
Alle cinque il tabellone del pomeriggio segnava numerose iridee-toro, “da aver male alle braccia”, qualche fario stupenda e anche una marmoratina last minute. Siccome eravamo solo moltissimo bagnati, ebbi la trovata di scivolare di schiena nel fiume, esibendomi nel celebre “lancio della canna”… per fortuna il fiume non era profondo, così canna e pescatore si sono rialzati in fretta. Ciccio Iridea delle Piode!
Ci eravamo divertiti parecchio! Un po’ di amaro in bocca per aver chiuso in riserva anziché nel libero, ma la chiusura verace l’avevamo onorata il sabato con gli amici.
Per cena già a casa.
Mettendo via l’attrezzatura, pronta e affilata per il 2014, viene il magone… quando le userò di nuovo? Intanto la coda dell’occhio vede nei cassetti le scatole di artificiali da luccio, da siluro, le moschette da temolo… penso già a quali sfide affrontare quest’inverno con i fratelli Anonima. Insomma, non è finita… Il prossimo weekend da qualche parte andremo a pescare di certo! E’ il bello delle stagioni, nuove pescate ci attendono e che ogni stagione sia più rock della precedente. Amen.

Rock’n'Rod

Marmorata Rapala Pietro Francis e Pietro on the road release marmo Francis studia le cartoline al bar... ...ideale per pescare.. francis intellighenzia release ibrido La durezza della A. Jacopo. Iridea tonnata per Pietro. A ninfa alle Piode Un uomo, il cappotto e i rovi... Fario 42 per Francis francis uomo distrutto... Marmorata per Matteo! il sirenetto di B faio bellissima delle Piode Ciccio Iridea delle Piode! Il ristorante giusto! Francis aspetta felice il pranzo! Insetti sulle rocce... Paesaggi del Sesia Fario 45 a secca nelle Piode Trote a secca una delle trote del weekend Fario a secca Fario a secca marmoratina con mosca valsesiana Francis on the rocks Francesco nella gola Piccolo Ibrido Ibrido Marmorata Fario per Pietro Ibrido Marmorata Fario per Pietro Ibrido Marmorata Fario per Pietro Paesaggi in Valsesia Paesaggi in Valsesia Jacopo in pesca Paesaggi uggiosi del Sesia Paesaggi uggiosi del Sesia Jacopo sceglie l'artificiale Paesaggi del Sesia Puccini subacquea Puccini in Egua Puccini in Egua Puccini in Egua Francis filma le trotelle dell'Egua Paesaggi del Sesia Paesaggi del Sesia mimetismo del pescatore pesca ninfa Pietro e un'iridea delle Piode Fario over 40 per Francis Pietro Intellighenzia cieli tempestosi pesca pesca spinning

La fine annunciata del Luccio (e perchè solo noi pescatori possiamo evitarla)

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Opercolare "inversa" ma sempre sicura per necessità fotografiche

Opercolare “inversa” ma sempre sicura per necessità fotografiche

L’ultima ad arrendersi è stata la Provincia di Lodi, che nell’autunno 2011 ha interrotto il piano di ripopolamento sistematico del luccio, nonostante i risultati incoraggianti raggiunti dal progetto. In Lombardia avevano già gettato la spugna per ragioni di fondi  Mantova (2010), Milano (2003) e Brescia, tanti anni fa. <Rimane qualche incubatore di luccetti qua e là – racconta sconsolato Mario Narducci, presidente dello Spinng Club Italia – e nelle realtà locali ci sono casi isolati di buona volontà, ma nell’intera regione di progetti sistematici di difesa del luccio guidati dagli enti locali non ne risultano più. Le pubbliche amministrazioni hanno di fatto smesso di occuparsi del luccio>.

Ancora più amara la considerazione dell’ittiologo Simone Rossi (attivo anche nel ripopolamento della trota marmorata in Adda), che fino a due anni fa coordinava il Progetto Luccio nel Lodigiano. <Quello che bisogna capire è a quale punto sia giunta la minaccia a questa specie. Se non si investono energie e risorse, il luccio rischia di sparire da quasi tutti gli ambienti acquatici. L’unica nicchia in cui è probabile che sopravviva sono i fontanili. E per una ragione molto semplice: lì il siluro non è in grado di riprodursi>. Per quanto riguarda le aste fluviali principali, i canali artificiali, gli stessi grandi laghi, la speranza della salvezza del luccio in condizioni “naturali” sul medio periodo è al lumicino. <La competizione alimentare diretta del siluro, nelle condizioni ecosistemiche italiane, per il luccio è semplicemente insostenibile. Le campagne di contenimento del siluro, pur necessarie, non bastano. Bisogna ripopolare e tutelare il luccio in quei pochi ambienti in cui ha ancora speranza di collocarsi al vertice della catena alimentare. E smettere di devastare habitat preziosi come le lanche dei grandi fiumi>.

Luccio nel guadino, proto a essere rilasciato Se le istituzioni pubbliche sembrano avere rinunciato a tutelare il luccio, la scienza invece non si arrende. E fa anzi progressi importanti nello studio di una delle specie ittiche più amate dai pescatori, catalogata per la prima volta nel 1758 e regina delle acque di pianura italiane (in rispettoso condominio con storione e marmorata) fino all’introduzione delle più aggressive specie alloctone daubiane. Dopo anni di  studi morfologici e genetici, la biologa  Livia Lucentini è arrivata di recente a dimostrare l’esistenza scientifica del “luccio nostrano”, classificandolo come Esox Flaviae. In una bellissima intervista rilasciata dalla studiosa al nostro amico (e maestro di pesca al luccio) Americo Rocchi, la scienziata del dipartimento di Biologia cellulare e ambientale dell’Università di Perugia spiega come per trovare una popolazione geneticamente intatta di Esox Flaviae si sia spinta sul lago Trasimeno. Bene (cioè, male): nemmeno quell’habitat può più considearsi al sicuro dalla presenza del siluro.

Savino con un luccio 132 cm

Basta scorrere le testimonianze dei pescatori di quella meravigliosa parte d’Italia per apprendere di come <silurotti di 30-40 centimetri> siano stati pescati anche nel preziosissimo bacino in provincia di Perugia. E dei grandi laghi, il Trasimeno è senz’altro quello messo meglio. Sul Garda,  a causa della pesca intensiva con reti ed escoscandaglio (accoppiata micidiale nelle acque interne), i lucci sono così poco numerosi da essere scomparsi dai menù di molti ristoranti di Sirmione. E ogni pescatore di pianura ha da raccontare storie simili: la lanca dietro casa in cui un tempo c’erano lucci stupendi e ora gira solo qualche siluro a caccia di gardon e rodeo amaro. L’ansa del grande fiume dove gli esocidi si nascondevano nel canneto, e ora non c’è più nemmeno il canneto, figurarsi gli esocidi. Il lago in cui i lucci li vedevi fermi all’imbarcadero dei traghetti e ora, invece, sottoriva non vedi più i dorsi scuri perchè  non ci sono più i pesci che il luccio predava.

Pietro di Anonima Cucchiaino e un lucciotto invernale

Pietro di Anonima Cucchiaino e un lucciotto invernale

Nella speranza che un giorno gli enti locali abbiano i fondi (e la volontà) necessari a una seria campagna di tutela e reintroduzione del luccio nostrano, cosa possiamo fare noi pescatori? <Innanzitutto, catch and release su tutti gli esemplari – dice Narducci – poi riunirsi in associazioni, fare pressioni per avere dei progetti regionali di tutela, costituirsi come lobby e fare sentire la propria voce. Servono progetti a livello regionale, di modo che anche in caso di abolizione delle Province non si scateni il far west dei regolamenti emanati dai singoli Comuni sulla gestione delle acque>. Se davvero come dice l’ittiologo Rossi i lucci nel medio periodo resisteranno in buon numero solo nei fontanili, non converrebbe almeno in quegli ambienti chiudere la pesca al luccio? <No – risponde secco Narducci – smettere di pescare i lucci, paradossalmente, è la condanna del luccio stesso. Se scompariranno i pescatori di luccio, o peggio si convertiranno in massa in pescatori di siluro, non ci sarà più nessuno – se non gli scienziati e gli ambientalisti – a battersi per la tutela della specie>.

Il Savio e un luccio di 125 cm

Il Savio e un luccio di 125 cm

Aiutare il luccio a sopravvivere, e magari a riconquistare nicchie biologiche che oggi ha ceduto, significa anche evitare che gli esemplari esistenti siano soppressi. Ne sanno qualcosa i pescatori che, sotto la supervisione dell’ittiologo e “cacciatore di siluri” Marco Mancini, hanno trasferito decine di esemplari di luccio dal canale Martesana in secca al fiume Adda. E ne sanno molto  i pescatori della sezione piacentina dello Spinning club italia che proprio in queste ore, sotto la guida del loro presidente Vainer Mazzoni, stanno salvando il più alto numero di esemplari possibile dalla morte sicura durante le operazioni di messa in secca e pulizia dell’invaso artificiale della diga del Molato in media Val Tidone. Se vogliamo aiutare il luccio a vivere nelle nostre acque, quindi, DIAMOGLI UNA MANO.

Di seguito, abbiamo raccolto alcune regole di base per la pesca a spinning “rispettosa” al luccio, che faranno sorridere gli specialisti di questo bellissimo pesce, ma che ci auguriamo possano invece servire a chi si accosta a questa specie per la prima volta.

- canne mulinelli e filo di robustezza adeguata
- cavetto acciaio o fluorocarbon sopra a 1mm
- saper fare una corretta presa opercolare!
- Avere sempre con sè pinze slamatrici lunghe!!!
- Mai mettere le mani in bocca o nelle branchie
- Mai tenere il pesce in verticale o stringere la pancia (soprattutto quelli grossi)
- Mai usare il boga
- Possibilmente usare guadini molto grandi con rete in gomma (ottimi quelli da carpisti o da steelhead/salmoni)
Nota: nel caso siate a conoscenza di Comuni o Province virtuosi nella tutela del luccio, segnalatelo! Non mancheremo di dare la giusta pubblicità a esperienze positive, in controtendenza rispetto allo sconsolante quadro generale.
Prelievo di lucci italicci e persici reali per ragioni di studio (da www.ittiofauna.org) avannotto di Esox Flaviae (da www.comitatocentroadda.it) Immissione di avannotti di luccio nell'Adda (da www.comitatocentroadda.it) Una risorgiva perfettamente intatta, casa ideale per lucci (da www.bioforestblog.wordpress.com) Un fontanile, habitat naturale del luccio (da www.massimomagliocco.it) Un bellissimo luccio nostrano pronto per il release (da www.esoxmania.com)

Amarcord – Il mio primo luccio

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http://www.agnelliniartemoderna.it/it/artista.php?id=47

Carmelo Bongiorno

Erano agli albori dell’Anonima, quando quattro liceali facevano danni in giro per i fiumi della bassa padana: tempi in cui trenta chilometri in due in motorino per pescare a fine dicembre sembrava una cosa furba, tempi in cui fare una camolera da sei Mepp’s del 4 dopo una giornata in cappotto sembrava saggio, tempi in cui se in autunno ti cadeva addosso una pioggia di pallini dedicata alle anatre bastava scrollare le spalle per ripartire…

Le innumerevoli scorribande non avevano prodotto i risultati sperati e avevamo deciso di chiedere lumi a chi ne sapeva di più. La location suonava strana, ma vista la vicinanza, avevamo deciso di seguire il consiglio. Stavamo per scoprire l’Idroscalo.

La battuta, come al solito era iniziata come si conviene a dei seri pescatori: schiamazzando battute che farebbero arrossire anche dei ragazzi delle elementari. Poi si entrava in pesca, ci si sparpagliava, si trovava la concentrazione e si pescava bene. Almeno fino a quando non ci si incrociava di nuovo . E lì ripartiva tutta la trafila di idiozia.

Fonte Wikimedia Commons

In quel frangente mi ero scostato dalle rotte degli altri fino ad arrivare dietro a un cannetino infrascatissimo. L’acqua dietro le esili propaggini era meravigliosa ma l’impossibilità di un lancio sensato era palese. Stavo per tirare dritto quando pensai che, per fregare il re delle acque dolci, non avrei dovuto lasciare niente di intentato. Affondai le mani nelle canne: una a destra che stringeva la canna, una a sinistra libera per recuperare. In mezzo, un’insalata dal gusto palustre di cui gustai qualche foglia…

Foto tratta da Wikipedia http://war.wikipedia.org/wiki/Esox_lucius

Fonte Wikipedia

Lo spazio era poco, il lancio doveva essere preciso. E lo fu. Nell’angolo lasciato libero dalle canne vidi l’ondulante cadere in acqua a pochi millimetri dalla radice che delimitava quella meraviglia nascosta. Iniziai a recuperare, ma prima di concludere il secondo giro di manovella, tutto si fermò. Le violente testate arrivarono subito a convincermi che non si trattava dell’ennesimo incaglio e ferrai col cuore in gola. La lotta fu breve vista la poca acqua e quando fui certo che il luccio fosse esattamente sotto di me, notai con orrore che il combattimento stava prendendo una brutta piega, anzi, un brutto angolo: il pesce, anziché avvicinarsi a me, si stava allontanando con la testa fuori dall’acqua.

Me l’è pusibil?!?

foto tratta da http://www.gothicitalia.it

Fonte Gothic Italia

Iniziai a forzare il recupero per risolvere la strana situazione, ma accelerai soltanto l’ineluttabile esito dell’atroce dubbio che iniziava a farsi largo nella mia mente. Il lancio tanto bello e tanto preciso, aveva incluso nella sua perfetta parabola anche un robusto ramo. E la lenza stava semplicemente seguendo al contrario il suo viaggio di andata.

Il luccio, il mio tanto sognato luccio era lì davanti a me, appeso: un monarca spogliato della sua regalità ed esposto al pubblico ludibrio.

Entrare in acqua era impossibile, scastrare la lenza impensabile, il ramo troppo grosso per provare a romperlo, forzare avrebbe comportato un piercing permanente per il pesce e anche provare a slamare il pesce con un colpo di frusta alla Indiana Jones sembrava decisamente improbabile. Mentre in rapida successione pensavo a trovare un modo per uscire dall’imbarazzante empasse, per fortuna il luccio diede l’ennesimo colpo di coda riuscendo a liberarsi e cadendo di nuovo nel suo elemento. Tirai un sospiro di sollievo per il pesce tornato in acqua senza danni e ne tirai un altro perché lo aveva fatto senza portarsi dietro un’ancoretta in bocca. Poi mi girai e tirai un calcio secco all’albero che mi stava di fianco.

Ancora incredulo per quanto mi fosse appena successo tornai dai miei compari per raccontare il fattaccio. L’incontro ravvicinato fu accolto con calore, condito da meritati commenti sarcastici e una spruzzata di schiaffi. Del resto eravamo regazzì, quella fase ormai è passata, no?


La stanza dell’autocostruzione -11- AP LURES

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Cattura Tonno AP LuresGiornate autunnali, anticipi d’Inverno, meno tempo sull’acqua più tempo al computer, ma sempre con la pesca nei pensieri! Accade così che si navighi a lungo, lunghe rotte nel vasto mare del web… molti sono i canti delle sirene che ci portano lontano: siti che offrono viaggi di pesca, forum di pescatori di tutto il pianeta, la grande corrente di youtube e i suoi video mozzafiato, pagine internet di autocostruttori di canne ed esche come isole in cui rifugiarsi a fantasticare… Così Anonima Cucchiaino torna alla celeberrima sua serie “La Stanza dell’Autocostruzione” (davvero non la ricordate?) e decide di aggiungere nuovi episodi, nuove isole nel mare del web! Infatti non potevamo escludere dalla serie lo straordinario AP lures di cui usiamo gli artificiali con successo da alcuni anni… E’ senza dubbio un vero “pro” dell’autocostruzione e lo abbiamo intervistato per voi!Artificiali AP LuresAP Lures sta per Andrea Pedaci, conosciuto sul web come Macigno, ha 34 anni e vive a Gallipoli. Oltre a costruire esche in legno collabora con SSTackle per la realizzazione di colorazioni custom per i loro prodotti. 

1. Da quanto peschi?

Da quando ho memoria… Praticamente da quando ero bambino e andavo a pesca sia con mio padre a bolentino costiero e traina di superficieche, sia con mio nonno a canna fissa.

2. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?

Ho costruito il primo artificiale circa una quindicina di anni fa, era un’esca per la traina costiera che imitava un ciciarello realizzata con materiali facili da reperire: un galleggiante di rete, un pezzettino di plexiglass per la paletta, delle piume di gallo, del wire ed un amo. Era un’esca semplice ma con un nuoto veramente buono. Negli anni successivi mi sono allontanato dall’autocostruzione per poi riavvicinarmi circa otto/nove anni fa.Artificiali AP Lures

3. Perché hai iniziato ad autocostruire?

Per diversi motivi, uno perchè ad ogni uscita a spinning perdevo un’esca… Argh! Ma anche per avere qualcosa di diverso, di particolare da utilizzare. Poi mi è sempre piaciuto modificare e personalizzare tutti gli oggetti che uso, decorandoli a mio gusto, e realizzare un’esca partendo da un pezzo di legno grezzo decidendone assetto, nuoto e livrea è stato il massimo.

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?

Mi piace provare diverse tecniche e non pescare esclusivamente a spinning ma anche traina, apnea e pesca a fondo. Credo che avere anche esperienze derivate da altre tecniche di pesca serva a comprendere come le diverse specie predano e quali tratti di costa frequentano in determinate circostanze. A spinning credo che la parte più importante sia quella di determinare dove il pesce staziona per evitare di lanciare le nostre esche inutilmente. Preferisco pescare in scogliera, abbiamo dei bellissimi posti, forse troppo sfruttati ma sicuramente dal fascino particolare. Negli ultimi anni mi sono avvicinato anche allo spinning ai pelagici, tecnica in grado di regalare emozioni uniche!!!Autocostruzione AP Lures walk the door

5. Qual’è il tuo più grande vizio?

…Il cibo!!! La buona cucina per me è il più grande vizio.

6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?

Per ora ho sempre utilizzato il legno per le mie esche e credo che continuerò ad utilizzarlo. Ha delle caratteristiche meccaniche che rendono questo materiale veramente unico.Disegno Autocostruzione APDisegno e Intaglio Autocostruzione APArtificiali AP Lures

7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?

Bella domanda! Secondo me sono due le invenzioni che hanno creato una svolta per la pesca. Una è senz’altro l’invenzione del nylon come materiale per le lenze da pesca. L’altra è quella delle resine, le troviamo nei fusti delle canne, a protezione delle legature degli anelli, nel corpo di molti mulinelli… e proteggono le colorazioni dei miei artificiali… eh eh!

8. Qual’è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?

E‘ un insieme di fattori, il colore e il realismo non sono ai primi posti. La forma, il suo movimento in acqua (più naturale possibile) sono sicuramente le caratteristiche fondamentali. L’artificiale non deve necessariamente imitare qualcosa di presente in natura (vedasi per esempio popper e skipping lures) ma avere qualcosa che stimoli il predatore ad attaccare, che sia per fame o per territorialità. In seguito va tenuto presente il lancio (le doti “balistiche” e aerodinamiche) e infine la livrea.Costruzione AP Lures Triglia

9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?

La prima fase è quella della progettazione dell’esca. Bisogna sapere cosa si vuole realizzare in funzione della preda che vogliamo insidiare, dello spot, e delle condizioni marine. Poi si passa al disegno e si riporta tale disegno su una dima in cartoncino e su un listello in legno. Realizzo quindi scassi, fori per la piombatura e sagomo il grezzo, poi si passa alla realizzazione dell’armatura in acciaio, si piomba, si stucca e si rifinisce. Passo alcune mani di impermeabilizzante, un fondo chiaro e coloro l’esca. Infine passo una o più mani di resina epossidica e un trasparente professionale per preservare la colorazione dell’artificiale dai morsi dei pesci e dagli agenti atmosferici. Fra le diverse fasi provo le esche per assicurarmi che il nuoto sia quello voluto. Questo procedimento ovviamente può variare in base al tipo di esca.Piombatura Autocostruzione AP

10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione? Quanto alla pesca?

Sicuramente di più per l’autocostruzione che per la pesca!!!

11. Cos’è per te la pesca? Cosa significa per te costruire esche?

Per me la pesca è libertà! Spostarsi da un posto ad un altro, stando a contatto con la natura. Fare ogni volta esperienze nuove, conoscere nuove persone che hanno la stessa tua passione. L’autocostruzione è un liberare la fantasia ma non su una tela, no, su qualcosa che abbia un utilizzo concreto.Autocostruzione AP Lures popper tropicali

12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?

Semplice…Rapala!!!

(Indiscrezioni dicono che presto aprirà la pagina Facebook di Rapala Italia! N.d.R.)

13. Qual’è il tuo sogno di costruttore di esche?

Che i miei artificiali vengano conosciuti ed utilizzati dai pescatori di tutto il mondo, e che quella che per ora è poco più di una passione possa diventare un’attività lavorativa piena.

14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?

In Italia abbiamo molti bravi autocostruttori ma sicuramente non potrei fare a meno di menzionare “Cobra“ Claudio Gasparri, è uno dei più bravi autocostruttori che conosca, dotato di ottima inventiva e manualità.

(Per conoscere “Cobra” e tanti altri grandi dell’autocostruzione italiana e non solo, non possiamo non rimandarvi all’omonimo Forum! N.d.R)

15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?

Un listello di legno, un pezzo di policarbonato, plexiglass, o alluminio per le palette, del filo in acciaio, taglierino, seghetto, raspa e carta abrasiva, turapori e colori acrilici spray sono gli elementi di base. Piccoli minnow con gobba centrale per cominciare.Crank Artificiali AP Lures

16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?

Iniziare con un modello semplice, curando più il movimento dell’esca che il lato estetico e non mollare se non si raggiunge subito l’effetto desiderato, ma riprovarci, testando in pesca le proprie esche. Non sempre ciò che piace a noi piace anche ai pesci!

Consigliamo a tutti di visitare lo strepitoso blog di Andrea “Macigno” Pedaci, vi rifarete gli occhi: www.aplures.blogspot.it

Per contattare AP  via email: pedaciandrea@virgilio.it

PER ESSERE ROCK’N'ROD DOVRESTE LEGGERE TUTTE LE PRIME 10 INTERVISTE  AGLI AUTOCOSTRUTTORI, CLICCATE SUI NOMI:

1- Jos Lures

2- Psyco Lures

3- Old Stomp Lures

4- Enrico Project Bait

5- Shikey Lures

6- Zaza Lures

7- Alessio Martin 28

8- Brilly Lures

9- Oliffo

10- Federico Marrone Urban Fishing

Disegno Autocostruzione AP Disegno e Intaglio Autocostruzione AP Piombatura Autocostruzione AP Artificiali AP Lures Intaglio Artificiali AP Lures Costruzione AP Lures Triglia Autocostruzione AP Lures triglie Autocostruzione AP Autocostruzione AP Lures Tuna Stick Autocostruzione AP Lures walk the door Autocostruzione AP Lures esche traina Autocostruzione AP Lures popper tropicali Artificiali AP Lures Artificiali AP Lures Crank Artificiali AP Lures Artificiali AP Lures Artificiali AP Lures Artificiali AP Lures Swimbait Costruzione AP Lures Cattura Spigola AP Lures Catture AP Lures Serra Cattura Tonno AP Lures Catture AP Lures Black Bass Catture Ap lures

La stanza dell’autocostruzione -12- Bersa Lures

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artificiali autocostruitiIl viaggio tra gli autocostruttori italiani continua con un nome piuttosto noto, soprattutto in nord Italia: Bersa Lures. Le sue esche le riconosci subito dal taglio particolare che Marco Bersanetti, 41 anni di Lodi, ha dato al muso dei pesciolini in legno. A noi colpiscono anche i colori molto efficaci e l’azzeccato rapporto peso dimensione.

Sempre le stesse domande rivolte a tutti gli autocostruttori incontrati in questa serie di interviste, per mettere a confronto non solo le foto delle esche ma anche l’approccio con cui vengono costruite e le motivazioni alla base delle loro scelte. 

artificiali autocostruiti1. Da quanto peschi?

Pesco da quando ho 4 anni.

2. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?

Costruisco da circa 10 anni. La mia prima creazione è un lipless da 15 cm in balsa che mi ha dato davvero molte catture, rifatto e riparato molte volte, ci tengo molto ed evito di usarlo dove c’è rischio di perderlo.

3. Perchè hai iniziato ad autocostruire?

Ho iniziato ad autocostruire perchè non trovavo in commercio artificiali adatti alle mie esigenze di pesca, (ho almeno 10.000 artificiali tra le più importanti e famose marche mondiali), ho iniziato ad autocostruire minnows di piccole dimensioni sovrapiombati che mi permettessero di uscire molto, moltissimo e di catturare trote in attività lontano da ogni altro artificiale o bombarde… Poi, a causa delle mie ripetute catture a notevole distanza da riva, gli altri pescatori, incuriositi, si avvicinavano ed increduli nel vedere lanci così lunghi, mi chiedevano cosa stessi usando. Alla mia risposta che stavo usando artificiali che facevo da me, mi chiedevano se li vendevo. Allora li regalavo perchè non erano ancora al top per resistenza e bellezza nei colori e… tornavo da pesca quasi sempre con le Plano vuote (le scatole porta esche N.d.R.).artificiali autocostruiti

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?

Pesco prevalentemente a spinning ed a morto manovrato, oltre che a tutte le tecniche praticabili in kayak (vertical jigging, traina col vivo, traina, sabiki, bollentino, spinning, mort’ manie’, ecc.).

5. Qual’è il tuo più grande vizio?

Il fumo purtroppo.

6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?

La samba per alcune esche, la balsa per altre.

7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?

La tecnologia è sempre in evoluzione con l’uscita di nuovi materiali super leggeri e molto robusti, ma la novità più grande a mio giudizio è stata l’utilizzo del carbonio per la costruzione delle canne ancor molto tempo fà .

8. Qual’è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?

Beh, la risposta a questa domanda meriterebbe un lunghissimo ragionamento fatto di esperienze e convinzioni personali… Normalmente gli artificiali in commercio di “larga distribuzione” sono esche che sono studiate per tutti i tipi di pescatori, dai neofiti fino ai pescatori più esperti, tranne in rari casi. Artificiali che si lanciano e si recuperano senza dover essere grandi pescatori per poter fare catture, si muovono da soli… Personalmente amo pescare con i lipless, artificiali molto tecnici, che però ( a differenza di quello che pensano la maggior parte dei pescatori) coprono ogni situazione di pesca, bisogna saperli usare. artificiali autocostruitiFaccio un esempio: ho dato le mie esche a Giambattista Scuri (campione del mondo trota torrente) per provarle e per avere un suo parere su movimento, colorazioni, pesi ecc., mi ha chiamato dicendomi che è andato in un laghetto a pescare trote, tanti pescavano con i lipless ma lui era l’unico che prendeva, molte e molte trote con i miei lipless. Mi ha poi scritto: “sono micidiali i Bersa lures”. Beh, detto da un campione del mondo…  E’ importante che a lui siano piaciuti molto, li ha provati anche con pesci selvatici ed hanno funzionato… vuol dire che sa come manovrarli. Personalmente penso che quando un pesce è in “frenesia alimentare”, attacca qualsiasi cosa non badando a colore, movimento e dimensione dell’esca. Quando invece il predatore è apatico, spetta solamente all’esperienza del pescatore stimolare il pesce all’attacco provando diversi tipi di recuperi. Per quanto riguarda i colori, non bisognerebbe acquistare l’artificiale perchè all’occhio del pescatore questa livrea piace ma bensì riflettere in che acque si và a pescare (limpide, torbide, basse, profonde ecc) e di conseguenza scegliere i colori anche pensando al pesce che si vuole insidiare. Esempio: trote in laghetto con acqua torbida è preferibile usare colorazioni ben visibili ed accese come l’arancio fluo, verde fluo, giallo ecc. In acqua limpida colorazioni preferibilmente naturali (sopratutto per pesci selvatici) Ma una regola non c’è, tutto è il contrario di tutto.artificiali autocostruiti

9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?

Naturalmente bisogna avere un progetto o un’idea di quello che si và a realizzare.

Naturalmente bisogna avere un progetto o un’idea di quello che si và a realizzare.
· per prima cosa l’acquisto del legno (samba nel mio caso) che deve esser scelto con cura, senza “nodi” e crepe
· con una dima disegno la forma del minnow sul legno
· taglio il legno seguendo la forma del disegno con un traforo elettrico
· freso sul vende l’alloggiamento del piombo e dell’armatura passante con il Dremel
· freso con un trapano il dorso del pesce con una fresa appositamente creata per dargli la forma tondeggiante
· con una smerigliatrice a nastro rifinisco testa e coda
· carteggiatura grossolana per togliere aventuali difettiartificiali autocostruiti

Il legno è finito.
Si passa all’armatura passante!
· con una pinza a beccucci conici creo gli annelli anteriore e posteriore
· fisso l’armatura con della resina epossidica in abbondanza
· una volte asciutta la resina và carteggiata quella in eccedenza

Alloggiamento piombo.
· preparo del piombo da colare in degli stampi
· incollo il piombo con della colla a caldo all’interno del ventre nella scanalatura appositamente creata pesando ogni singolo pesce col piombo per avere la massima omogeneità di peso dei minnows

artificiali autocostruitiStuccatura.
· Stucco il ventre ed eventuali “buchi” del legno con stucco bicomponente
· tolgo lo stucco in eccesso con l’ausilio di carta vetra montata su un disco col trapano
· carteggio a mano e rifinisco l’esca

Turapori
· Utilizzo un turapori alla nitro, i minnows vengono immersi per due volte ed una volta asciutti, altre due mani con vernice bianca sempre alla nitroartificiali autocostruiti

Verniciatura e resinatura
· Una volta asciutta la nitro bianca, con l’aiuto del Dremel ed una punta conica pulisco gli anelli dalla vernice
· con bomboletta ed aerografo si dà il colore all’esca
· asciutta la vernice, passo uno strato di vernice trasparente ed applico i glitter.
· applico gli occhi e l’etichetta adesiva e si passa alla resinatura alloggiando i minnows in un girarrosto per “stendere” uniformemente lo strato protettivo (resina epossidica)
· Pulitura degli anelli col Dremel
· Controllo di imperfezioni visive

Importante: prova nuoto!
Il minnows è fatto.artificiali autocostruiti

10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione? Quanto alla pesca?

Il tempo dedicato all’autocostruzione è tanto, due/tre ore al giorno, sabato e domenica anche 7/8 ore.
Alla pesca purtroppo poco, diciamo una mezza giornata alla settimana.

11. Cos’è per te la pesca? Cosa significa per te costruire esche?

Pesco da quando ho 4 anni, l’ho amata da subito perchè permette di stare nella natura ed apprezzarne i suoni, gli odori, le emozioni che essa ci dona…
Pescare e catturare con esche costruite con le tue mani è una soddisfazione enorme, ancor più grande quando vengono apprezzate da altri pescatori.artificiali autocostruiti

12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?

Bè, nel tempo ho accumulato migliaia di esche di tutte le marche, non ne ho una prefarita in particolare, anzi, si, ce l’ho: Bersa lures.

13. Qual’è il tuo sogno di costruttore di esche?

Dopo alcuni anni di autocostruzione, il sogno si stà avverando pian piano, aver avuto ed avere molti apprezzamenti sui minnows che realizzo.

14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?

Ne conosco molti di autocostruttori bravi, bravissimi, mi affiancherei a diversi di loro ma, non voglio far nomi, non vorrei mancar di rispetto a qualcuno di loro dimenticando di scrivere il suo nome.

15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?

Sicuramente partire con legno di balsa ed attrezzatura semplice che si ha già in casa oppure acquistando il minimo indispensabile, bisogna prima capire se si è portati all’autocostruzione se si ha davvero la passione e la voglia per continuare. Poi pian piano i buoni risultati arriveranno, ci vuole molta pazienza.
Partire con un’esca semplice, aprire qualche artificiale e cercare di copiarlo. Però, non ha eguali in fatto di soddisfazione inventare qualcosa di nuovo… artificiali autocostruiti

16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?

Consigli… ”Perdere” ore ed ore su internet, sui forum, su YouTube e farsi un’idea la più precisa possibile di quello che ci aspetta prima di cominciare l’avventura.

Per contattare e conoscere Bersa Lures vi invitiamo a cliccare qui di seguito per visitare la sua pagina Facebook.

PER ESSERE ROCK’N'ROD DOVRESTE LEGGERE TUTTE LE PRIME 11 INTERVISTE  AGLI AUTOCOSTRUTTORI, CLICCATE SUI NOMI:

1- Jos Lures

2- Psyco Lures

3- Old Stomp Lures

4- Enrico Project Bait

5- Shikey Lures

6- Zaza Lures

7- Alessio Martin 28

8- Brilly Lures

9- Oliffo

10- Federico Marrone Urban Fishing

11- AP Lures “Macigno”

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Skeleton Cup. I nostri quattro giorni di Spinning in mare!

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Skeleton Cup - Anonima CucchiainoNon mi sarei aspettato che quattro giorni sulle coste della Calabria potessero essere tanto strepitosi! Anonima Cucchiaino ripudia l’agonismo alieutico, ma Skeleton Cup non è agonismo, forse è una gara di pesca, ma certamente è un raduno di pescatori. E’ l’esperienza forte dello spinning in mare, è la condivisione di un sistema di valori! Il catch and release consapevole, la pesca con artificiali, la fiducia reciproca, la ricerca costante per migliorarsi, la condivisione dei piaceri che pescare ci regala, al di là della pesca stessa: albe, tramonti, notti insonni, panini improbabili, le risate, i caffé, mettere i waders alle 4 di mattina ancora bagnati dalla sera prima, scoprire posti nuovi, esche nuove, credere nell’impossibile, vivere a frizione stretta e sognare con la frizione aperta.

Alba da ricordare!Alle 4 già in piedi, wazzup conferma che il compare Anonimo è sveglio.never too early! Fishing TIme! Precisi e radiosi siamo ad Orio al Serio, l’aereoporto dei milanesi poveri, e voliamo con un aereo bestiame di Ryan Air, la compagnia aerea dei poveri. Un po’ stropicciati ritiriamo la nostra Nissan Merda, un’autovettura esclusiva che ci aspetta all’aereoporto d’arrivo: Lamezia Terme!
Pierluigi, il nostro uomo all’Havana, il ProStaff G-Loomis, uno degli organizzatori Skeleton, il celebre Calabrian Angler, ci aspetta a Catanzaro Lido: strette di mano e pacche gioviali, ma noi siamo un po’ intontiti dalla notte quasi insonne. <Caffé?>
Caffé, caffé doppio, bombolone alla crema, sfogliatella, coso-morbidoso-zuccherato-enorme-ripieno-di-crema, succhini di frutta, rigorosamente alla Pesca.

L’Anonima Cucchiaino fa capire subito che a sbranare non teme nessuno!
Fear No Breakfast!

rapala spinning mareSono le 10.30, mentre ci mettiamo i waders iniziamo a svegliarci davvero, rendendoci conto che non siamo più a Milano.
L’organizzazione ci presta delle canne strepitose: GLX 803s JWR da 5/8oz con stradic 5000FJ per me, NRX 843 Inshore da 3/4oz con Aero Spin Ci4+ per Francis… facciamo il punto sugli artificiali, la cassetta base dello spinner marino: un paio di popper, un paio di walkin’the dog, un paio di stickbait (lipless lunghi), un paio di long jerk (per intenderci i Max Rap 17, o i Vendetta, o i Mommotti etc. etc.) qualche minnow allungato meno estremo, un paio di metal jig con amo singolo robusto (in caso sia richiesto lancio lunghissimo o ci sia mangianza di tunnidi sotto riva), infine qualche esca da Spigola (o Branzino che dir si voglia), come shad di gomma con testina piombata, minnow snodati da 7 o 9 cm. spinning mare

Camminiamo tutti e tre sulla spiaggia dorata, bardati come dei guerrieri dello spinning… sabbia fine ed un mare immenso color turchese innanzi a noi. Cielo azzurro e sole caldo, è ufficiale siamo in Caraibìa! A Milano piove e fa freddo. Il Sud ha tanti problemi, è vero. Ed è evidente guardando a certi scempi di edilizia o alla spazzatura diffusa dove meno dovrebbe esserci… ma il Sud è anche maglietta maniche corte a Novembre e un mare da far invidia al mondo intero!

rapala spinning mareSiamo alla foce di un torrentello che snoda una lingua di sabbia nel mare limpidissimo, con l’acqua alle ginocchia su questa “flat” calabrese. Iniziano i lanci, l’obiettivo dichiarato dall’ottimo Pierluigi è la mitologica Leccia Amia, forse il più bello tra tutti i pelagici.
Alla mia sinistra ho Francis e Pierluigi, tutti e tre lanciamo più lontano che possiamo con frustate secche sopra la testa. Recuperiamo veloci i nostri artificiali sotto il pelo dell’acqua, con jerkate ora lunghe e decise, ora corte ma in rapida successione. Mi guardo intorno e penso di essere in Paradiso, temo che non vedrò un pesce in quattro giorni, ma sono felice di essere qui con due amici su chilometri di spiaggia deserta a lanciare e sognare catture da leggenda. Una Amia… chissà come tira una Amia in canna… con la forza di mille trote immagino…
In fondo al finale ho un Saruna 125 color sardina che saetta come pesce foraggio impazzito, è a circa 15 metri da me quando un gorgo si spalanca alle sue spalle e una scia di piccole onde a “V” inizia a seguire l’esca… tutti l’abbiamo visto… tremo, accelero il recupero, lo rallento, jerko… non succede nulla… l’esca è ormai sul bagnasciuga, un’esplosione di spruzzi e gorghi saluta l’esca ormai sulla sabbia… il pesce ha seguito fino alla fine. Per zeus se era un pesce grosso! Francis subito lancia il suo Goliath, una stickbait, in traiettoria di quella sagoma in fuga… due giri di manovella e vediamo la sua canna ricevere una botta tremenda! Anche lui ha ferrato potente… nulla. Maledizione aveva montato un’esca da scogliera con ami circle hooks… Di nuovo il mare piatto e il sole. Pierluigi non ha dubbi: era una amia a due cifre! Over 10kg.
L’Anonima ha rischiato di iniziare la Skeleton Cup con il botto! Una grande Amia alle 10.30 del primo giorno… una storia da leggenda.

g-loomis glxDopo questa iniezione di adrenalina la fiducia in Pierluigi e nello spinning marino da riva non ci ha più abbandonato! Abbiamo pescato senza posa! Sbacchettando a destra e a manca le “nostre” monopezzo (dopo moltissime ore consecutive a lanciare e jerkare capisci perchè usare canne corte e leggere… o sei Bruce Lee, oppure ti conviene avere un attrezzo che non ti spacchi le braccia e la schiena!). Il Calabrian Angler è stata la migliore delle guide possibili, estremamente competente e preparato, esageratamente gentile e disponibile! Il suo essere “pro” era evidente ad ogni cambio di spot: “adesso conviene andare in quel posto là e provare i serra…” ed eccoci davanti a mille piccoli serra bastardi che non si allamano. “Adesso che fa buio e c’è scaduta conviene andare a quell’altra foce e provare la spigola…” ed eccolo allamare quasi subito una spigolotta, mentre io e Francis cappottiamo serafici. “Ecco che ora conviene tentare il barracuda all’alba…” E qui cappottiamo tutti ma un altro spinner salpa un barracuda. “Tentiamo la amia in un altro posto”…e il mio walkin’the dog porta a spasso una grossa schiena scura a fior d’acqua, purtroppo senza attacco. spigola branzino g-loomis
Insomma con lui niente è per caso, anche se la fortuna ha sempre un ruolo chiave nella nostra passione, le sue scelte sono ponderate da anni di pesca, esperienza e statistiche.

Professionisti della cena! Pro staff @ dinner! Fear No GrigliataLa prima sera però abbiamo preso parecchio, ognuno di noi ha preso: insalata di polpo e patate, alici sott’olio, alici fritte, fiori di zucca fritti, linguine ai calamari, pepata di cozze, grigliatona mista, fritto misto dello Ionio… vinello e caffè! Quando ho provato ad estrarre la carta di credito ho visto il terrore negli occhi dell’esercente: “Nooooo! Noi quelle non le prendiamo…” Mi scuso per l’offesa e pago contante, lo scontrino è solo un’idea platonica, forse anche per questo il banchetto luculliano costa solo 20 euro!

pizza e kebabTutti gli altri pasti, compreso quando abbiamo mangiato panini a pranzo, hanno mantenuto lo stesso tenore e l’ospitalità calabrese si è dimostrata proverbiale! Pierluigi si è sentito minacciato dalla nostra supremazia di pro-staff della cucina, così una sera ha ribadito il suo ruolo con una pizza al kebab e cipolle: standing ovation!

Non aprite quella porta: il fetore vi travolgerà! L’ospitalità calabrese la riconosci anche dal fatto che nessuno si è mai lamentato dei miasmi di waders marci, dell’odore di due uomini consunti da 20 ore al giorno di pesca che usciva dalla stanza numero 13 dell’Hotel 4 Lampioni…
Anzi ci hanno lasciato le chiavi dell’hotel e accesso libero al buffet della colazione 24 ore su 24, macchina del caffé inclusa.

colazione paste cannoliUna mattina, Pierluigi dopo aver pescato 20 ore con noi e 4 ore con altri ragazzi venuti dalla Puglia si è ritirato e noi siamo rimasti soli ad affrontare la giornata di pesca. Vento forte, un ponente a più di venti nodi. Francis ed io, da veri duri, sappiamo subito quali sono le priorità in questi casi di emergenza: colazione con le paste al bar del paese!
Rinfrancati da tonnellate di zucchero e sorsi di caffè, abbronzati e pasciuti, decidiamo di pescare nuovi lidi. Con Google Maps individuiamo un tratto di costa che dovrebbe essere riparato dal vento e che presenta anche due piccole foci una vicino all’altra! Il meteo, l’orario, e le lezioni di Pier, ci suggerisco l’obiettivo: Leccia Amia.
La Nissan Merda vola e noi, trasudanti baldanza, gongoliamo all’idea di una cattura fatta in autonomia. Lo spot mantiene la promessa, è sexy quanto basta, c’è anche un cane rognoso molto affettuoso che ci accompagna nell’azione di pesca. L’acqua cristallina è torbida solo in prossimità della piccola foce, al terzo lancio: c’è! C’è! C’è! Grande Francis! Un Max Rap ha fregato una baby-leccia amia! Foto di rito e pesce libero… ma noi insceniamo un’esultanza da stadio! E’ una cattura studiata, ricercata, per noi vale un trofeo! Una mini leccia, una grande gioia! Grazie Skeleton Cup!leccia amia rapala spinning
Nello stesso spot altre 3 baby lecce amia, questa volta in acque limpide, seguono a razzo e poi schifano i miei artificiali! Perbacco!
La sera ci spostiamo sull’altra piccola foce vista con Google Maps, in un contesto più urbano… vediamo molte cacciate di predatori su pescetti, cefali in adunanza, cefali in salti acrobatici. Nel buio della notte vedo una spigolona sui 70cm cacciare quasi in spiaggia, cefali da mezzo chilo schizzano fuori dall’acqua a ventaglio… lancio subito uno shad di gomma da 8cm e recupero lento: ba- ba- bam! Niente… recupero la gomma scivolata sulla punta dell’amo! Sigh! Non vediamo più cacciate… andiamo a nanna alle 2.00am Appuntamento con Pier alle 5.45, sveglia alle 4.45. Domani è l’ultimo giorno! alba sul mare

Io parto forte: esco dall’hotel lasciando accanto alla tazza vuota del caffé cellulare e chiavi della macchina… Porta chiusa alle spalle: tiro giù dal letto l’amabile gestore che mi apre la porta. Il sonno che manca si fa sentire… Anche la Nissan Merda parte fortissimo: due chilometri di strada ed è gomma a terra. Come due meccanici di formula uno, però fatti di molto oppio, montiamo lo ruotino di scorta senza quasi parlare, come fosse la cosa più normale del mondo.
Ancora un’alba sulla spiaggia. E’ lunedì, ultimo giorno, Milano lavora nel freddo e nella pioggia. Qui in Caraibìa siamo in t-shirt e ci godiamo il sole!
Niente pesci, solo seppie avide che provano attacchi invano sui nostri minnow. Decidiamo di riprovare il tramonto nella piccola foce delle grandi spigole.

Dangerous spinning! Durezza.Anche questa sera è il festival delle cacciate… adrenalina a mille. Armo il piccolo minnow snodato che mi suggerisce Pierluigi. Vedo cacciata, cerco vendetta: lancio. Il tifo è tutto per me. Si accendono i riflettori, si ode in lontananza la sigla di “giorni di gloria” infatti si squarciano le acque dietro il mio trecciato teso, saltano i cefali intorno al finale in fluorocarbon, addenta il minnow la Regina della foce, sua maestà la Spigola! Botta in canna a pochi metri da noi… niente.
“Tra la leggenda e il rimpianto c’è il tempo di una ferrata sbagliata.” (Anonima Cucchiaino dixit).

Porconi si sprecano come se non ci fosse altro verbo nel cielo.
Le cacciate sono finite. Devo aver punto la regina che fomentava quel delirio.
Sono gli ultimi lanci. Sono teso come un violino su un traliccio dell’alta tensione. Sento qualcosa: ferro secco! La canna si piega, parte anche la frizione! I due compari esultano e incoraggiano: “non forzarla”, “dai grandissimo”, “evvai!”… ma l’euforia dura molto poco… vediamo che quell’argento nell’acqua non sono squame di regina… semmai è il re di tutti i cefali, il grande infame muggine ha fatto la famosa “abboccata con l’occhio”! Ovvero ho strappato un cefalone! Foto ironica e melancolica. Ore 5pm. Ultimi 5 lanci.
Con Pierluigi c’è ancora tempo di chiacchierare in auto, due ore di storie di pesca: dai tonni in kayak alle trote in torrente… mille spunti di riflessione, anedotti e condivisioni… poi sono solo abbracci e saluti con il nostro mentore, il nostro vate dello spinning marino! cefalo muggine spinning

Barbon Air ci riporta a Milano pieni di sbadigli, sabbia nelle scarpe, salsedine, soddisfazioni, una nuova grande amicizia, tante esperienze, nuove nozioni e belle promesse. Sole e mare, albe e tramonti, risate e ricordi che danno senso alla vita.
Grazie Francis per aver insistito che andassimo! Grazie Pierluigi di tutto! Complimenti a GLoomis-Skeleton Cup per la meravigliosa iniziativa, speriamo di tornarci l’anno prossimo!
ROCK’N'ROD

Tutti i dettagli della Skeleton Cup che si è appena conclusa e le classifiche finali su fish with g-loomis.

#anonimacucchiaino

rapala spinning mare rapala spinning mare spinning mare spinning mare spinning mare 2013-11-02 05.50.37 HDR spinning mare calabrian angler extreme posing! spiaggia meravigliosa calabria posers anonima hotel 4 lampioni Murales Graffiti 2013-11-03 14.40.33 Skeleton Cup - I nostri 4 giorni di spinning in mare! alba sul mare rapala fishing gloomis shimano stradic colazione paste cannoli g-loomis glx mare orizzonte spiaggia da sogno spinning marino spigola branzino g-loomis spigola branzino g-loomis leccia amia rapala spinning leccia amia rapala spinning Rapala pranzo cocacola rapala spinning marino alba gloomis glx lucertolone di mare gloomis glx lucertolone di mare prostaff La meraviglia del mare! spinning mare acqua cristallina paesaggi da sogno spinning marino bagnasciuga never too early! Fishing TIme! Pro staff @ lunch! Fear No Nduja Professionisti della cena! Pro staff @ dinner! Fear No Grigliata Professionisti della cena! Pro staff @ dinner! Fear No Grigliata Non aprite quella porta! spiaggia da sogno fritto misto pizza e kebab Trio maraviglia cefalo muggine spinning Alba da ricordare! Dangerous spinning! Durezza. Urban Fishing Alba dalla scogliera...

Aspi d’autunno

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Aspio 70 cm preso con ondulante 20 grLa macchina corre, senza fretta, a ricordare gli indugi della sera prima: mah, le previsioni danno brutto, boh, il fiume sarà troppo alto, bah. Dietro i finestrini la bassa padana svela i suoi segreti attraverso i racconti di Mario e Fabio. Tra un aneddoto sul corso d’acqua che ci passa a fianco, un occhio al tempo e un accenno alla mitologia locale, arriviamo a un ponte. La macchina rallenta e gli sguardi si tuffano sotto le arcate. I livelli sono alti ma buoni, il cielo velato e l’acqua ancora calda: via!

Il ritmo della conversazione si fa più concitato, draghi ed etimi lasciano il posto a diametri, colorazioni e recuperi per gli ultimi dieci minuti di tragitto. Rapida vestizione, montatura delle attrezzature e siamo tutti davanti all’acqua: Mauro, Emanuele, Fabio, Mario e io.

Non ho mai preso un aspio. Certo, non mi ci sono nemmeno dedicato, ma l’unica altra volta che ci ho provato ero in questo esatto punto e ho rimediato solo un paio di cadute rovinose… Ci disponiamo su una ventina di metri di greto, inizia il balletto aereo degli artificiali e la testa va per i fatti suoi.

Il loro attacco sarà davvero come dicono in tanti? Alcuni hanno usato parole come: mostruoso, incredibile, impressionante. Impressionante dai… I pescatori alla fine ragionano e si esprimono quasi esclusivamente per iperboli: una canna è meravigliosa oppure orrenda, niente vie di mezzo. E, anche se qualcuno dovesse dirvi che sì, alla fine è abbastanza buona, sotto sotto in realtà penserebbe certamente che si tratta di un abominio.

Aspio all'amoLa fucilata che per poco mi strappa la canna dalle mani mi coglie di sorpresa.

Oh, ma stiamo scherzando?!?

Riesco a ferrare solo grazie a un riflesso condizionato che fa scattare istantaneamente il braccio (ne sa qualcosa Monica, svegliata bruscamente da una presa al collo stile krav maga una notte che sognavo di pescare lucci). Comunque, la “cosa” dall’altra parte della lenza tira, anche complice la corrente, tanto piegando a dovere la mia canna da un’oncia. Qualche fuga al fulmicotone alternata a momenti in cui si fa più docile e finalmente vedo la tipica pinnetta stile squalo arrivare vicino a riva. Spiaggiatura, misurazione, slamatura e pacche sulle spalle. Stiamo pescando da pochi minuti e sono già in posa col mio primo aspio, che al metro fa misurare 70 cm. Ho il cuore già in pace e sarei a posto così, ma la giornata è ancora lunga, così rientro nei ranghi e riprendo a lanciare anche io.

Slamatura aspioDopo qualche minuto una voce si alza dalla fila: Ce l’ho! È il segnale che scatena l’inferno,Doppietta Mario e Fabio da quel momento in avanti inizia un carnevale che farebbe arrossire quello di Rio: attacchi a ripetizione, slamate, doppiette, triplette sfiorate, aspietti, aspiotti, aspioni. Io però ricevo una legnata tale che spezza sulla trazione il fluorocarbon sanissimo controllato giusto due lanci prima.

Va bè dai, mi fumo una sigaretta mentre rifaccio il finale e appena finisco mi ributto nella bolgia. Ma la festa dura ancora poco: Mario attacca un siluro che al primo accenno di Doppietta di Emanuele e Mauroforzatura gli strappa tutto. Peccato per il pesce perso, ma soprattutto perché la sua presenza arresta di colpo l’attività degli aspi.

Ho perso il momento d’oro…

Scendiamo di qualche metro insistendo ma non c’è niente da fare. Vengono provate subdole tecniche per trovare qualche barlume di attività ma gli spaventapasseri devono essere nelle vicinanze e niente si muove più. Torniamo sui nostri passi mentre vengo scherzato per averne preso solo uno mentre gli altri viaggiano su ritmi decisamente diversi. Proviamo di nuovo il primo spot, giusto per. Pochi lanci e una mangiata corta mi fa eseguire un lancio fotocopia. Recupero allegro e arriva la tranvata. Mentre stiamo misurando i 66 cm della mia seconda cattura Mauro ci fa notare la mole imbarazzante della carpa travestita da aspio che ha appena spiaggiato: 80 cm tondi tondi.Mauro con il suo aspio da 80 cm

Arriva il momento di riposare le gambe sotto il tavolo e io, che non sono ancora uscito dall’influenza di stomaco, mi trovo davanti un bel piatto fumante di cotiche in brodo che potrebbero darmi il colpo di grazia. Ok, o la va o la spacca. E straordinariamente esco dal ristorante sulle mie gambe, forse completamente guarito. Abbiamo ancora tempo per sondare un altro spot leggermente più a nord. Ondulanti e lipless tornano in acqua a sondare raschi, rigiri e correnti ma il tempo stringe e resta spazio solo per gli ultimi due aspiotti di Mario.
Particolare testa di aspioSulla via verso casa assaporo le chiacchiere del post battuta, il divertimento della compagnia e la soddisfazione di avere un nuovo pesce nell’acquario.

Rock ‘n Rod!

Mauro con il suo aspio da 80 cm Ultime fasi di combattimento con un bell'aspio da 66 cm Mario con un bell'aspio Preso! Mario in combattimento con aspio Doppietta di Emanuele e Mauro Particolare testa di aspio Fabio con uno dei suoi aspi Fabio combatte un bell'aspio Rilascio di aspio da 70 cm Aspio 70 cm preso con ondulante 20 gr Aspio 70 cm Aspio in canna Emanuele con un bell'aspio Doppietta padre-figlio (Mario e Emanuele) La tipica pinna a "squalo" dell'aspio Ultimi tentativi di liberarsi Fabio & aspio Slamatura aspio Aspietto Aspio all'amo Primo combattimento con un aspio 1 Primo combattimento con un aspio 2 Aspio 66 cm preso con ondulante da 20 gr Aspio 66 cm Doppietta Mario e Fabio

Grande luccio azzanna il Pedrone’s Trophy 2013!

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foto dal Pedrone's 2013

Cosa desiderare per il proprio compleanno? Il mio desiderio si avvera ormai da 4 anni a fila: pescare con gli amici in un contesto goliardico e divertito. Per garantire la realizzazione di questo mio desiderio l’Anonima Cucchiaino mi ha supportato sempre nella creazione di uno degli eventi più attesi del calendario mondiale della pesca: il Pedrone’s Trophy! Quest’anno per l’appunto alla sua quarta edizione.
Mattinata di pesca dalla barca all’Idroscalo di Milano, in palio targhe commemorative ed infinito onore. Il premio principale va alla “migliore cattura”, ovvero il pesce catturato che, per razza e relativa dimensione, è giudicato più meritevole dalla giuria e dal comitato organizzatore, cioè io ed il mio ego.
Premi secondari: premio per il “pescatore più elegante e stiloso” e premio “miglior equipaggio” per la squadra più affiatata.

luccio pike 95cm

Fabio guarda i 95 cm di splendore del suo luccio!

Questi gli equipaggi in gara:
- Anonima Cucchiaino Serie A: Jacopo e Pietro (quest’ultimo non in gara in quanto giudice supremo)
- Anonima Cucchiaino Serie B: Francis e Franco
- Arditi Bianconeri: Francesco e Matteo, che accolgono a bordo il flyer Ale Negri
- Longobarda: Ugo Lucchini e Stefano Casati
- Cazzoqui: Vitta e Piero, con la meteora Giò imbarcata e sbarcata in tempi record
- SCI, Spinning Club Italia: Fabio ed Enzo

Ringraziando moltissimissimo tutti i partecipanti, tutti bravissimi, bellissimi e miticissimi, lascio il racconto della giornata alle parole faziose dell’equipaggio “Serie B” che quest’anno è tornata a casa con zero tituli… Provando la tecnica vigliacca di catturare tanti piccoli pesci, è stata scavalcata nettamente in classifica da catture degne di questo nome. Ma diamo loro la parola, sono pur sempre “anonimi”.

La nuova divisina della serie B

La nuova divisina della serie B, regalata loro dal Comitato Organizzatore (Pietro)

Franco Vanni racconta:

“ L’anno scorso noi di Serie B dell’Anonima Cucchiaino (Francis e Franco) al Pedrone’s avevamo dato tanto, quasi tutto: bionde chiome sintetiche, camicie di flanella stile Wayne’s World, arrivo in drifting sul prato dell’Idroscalo con la Smart e Thunder’s Truck a manetta come colonna sonora. Ripetersi non era facile e infatti non ce l’abbiamo fatta. «Frank, come ci travestiamo quest’anno?». «Non so, ma ci inventeremo qualcosa». «Dai perfetto, ci inventeremo qualcosa». «Sì, qualcosa di bello». «Esatto, qualcosa di bello». Alla fine non ci siamo inventati niente. Quindi, dopo una pausa rigenerante a Mc Donald’s, ci presentiamo all’Idroscalo poco prima delle 8 come mamma ci ha fatti. Cioè con gli scarponcini Timblerland, la giacca col cappuccio, la canna e il mulinello. Niente trucchi, niente effetti: quest’anno si fa sul serio. Quest’anno, dopo innumerevoli cappotti, la Serie B al Pedrone’s vuole prendere i pesci. Arriviamo all’ingresso del Bar Chalet, dove Pino Affer e la figlia Monica affittano le barche. Ci attendono tutti, in prima fila la Serie A di Anonima Cucchiaino (Jacopo e il festeggiato Pietro, da cui il nome Pedrone’s) .

Finlaggan, Mac Callan

Regali graditissimi dagli amici al festeggiato, due vacchie conoscenze: Finlaggan & Mac Callan

attesa davanti ai cancelli

attesa davanti ai cancelli

Capiamo subito che la situazione è per noi favorevole: il cancello è chiuso, nessuno ha le chiavi, chi potrebbe averle non risponde al telefono e di conseguenza non si può entrare e accedere al lago. La Serie B è amica degli imprevisti, almeno quanto la A si trova a suo agio nell’organizzazione che tende alla perfezione. Il cancello chiuso è segno che gli astri sono con noi. Quest’anno, dopo innumerevoli cappotti, la Serie B al Pedrone’s è determinata nel volere prendere i pesci. Approfittiamo dello stallo di fronte al cancello chiuso per consegnare a Pietro il suo regalo di compleanno (un borsone nero griffato Anonima Cucchiaino) e riceviamo da lui regali altrettanto strepitosi: una nuova maglia Anonima Cucchiaino (le nostre sono logore) e una maglia bellissima destinata alla sola serie B, che ironizza sulla nostra omosessualità. Grazie micio. <3. Solo due persone in occasione del proprio compleanno fanno regali: Pietro e Gesù Cristo. Decidiamo di aggirare il problema del cancello chiuso dirigendoci verso un altro cancello.Borsone Anonima Cucchiaino Entriamo, raggiungiamo la riva, armiamo le canne, prendiamo possesso delle barche, cominciamo a remare, lanciare, rifare nodi, cambiare moschettoni. Nuove maglie per i 4 AnonimiOgni equipaggio sceglie una strategia di gara: pescare subito negli hot spot vicini all’imbarcadero, puntare dritti sui migliori punti lontani, trainare lungo costa, trainare in mezzo al lago per stanare i big lucci e i giant bass a riposo. A bordo della barca di Serie B, l’armonia è totale. Stiamo pescando bene e lo sappiamo. Siamo entrambi dei begli uomini, nonostante i primi capelli bianchi. Siamo decisamente dei tipi affascinanti. Lo dicono i nostri sguardi sicuri, i nostri gesti potenti ma misurati, l’evidente interesse nei nostri confronti delle giovani e spigliate ragazze che fanno jogging sulle sponde in tutine fluo.

La serie B ed i suoi pesci!

La serie B ed i suoi pesci!

Annusiamo l’aria e ci rendiamo conto di un’evidenza: quest’anno, dopo innumerevoli cappotti, la Serie B al Pedrone’s sta per prendere i pesci. La serie B vuole prendere i pesci, eppure i pesci non arrivano. Mangiamo biscotti, beviamo caffè nero, ci facciamo innumerevoli autoscatti, cambiamo spesso esca. Franco dispone anche di canna da mosca e streamer. Non si sa mai. Di quando in quando, incontriamo altri equipaggi. Artom e Vitta hanno imbarcato il ritardatario Gio e provano un approccio surf and turf: due stanno in barca, uno a turno scende a terra e lancia da lì. Francesco, Matteo e Ale, eleganti e come sempre rispettosi degli amici/avversari, tengono le distanze di sicurezza dalle altre barche e hanno l’aria di stare pescando al meglio: due cucchiai e una mosca sempre in acqua per loro.

barca idroscalo

L’equipaggio Arditi Bianconeri

Non vediamo la Serie A, né la barca dello SCI e tanto meno la Longobarda. Noi di B abbiamo pescato bene, è vero. Ci abbiamo creduto, certo. Ci stiamo ancora abbastanza credendo, ci mancherebbe. Fatto sta che sono le 11.30, manca un’ora alla fine della gara e non abbiamo ancora pescato nemmeno un pesce. A bordo l’armonia della coppia sembra dare i primi segni di cedimento. «Franco – dice Francis – scusa se te lo dico ma a pescare a mosca fai cagare, fai troppi falsi lanci e disturbi la mia azione di pesca». «Francis – risponde Franco – non è possibile che ti disturbo, sono dall’altra parte della barca, è come la storia del lupo e l’agnello».

Amazing Idroscalo landscapes...

Amazing Idroscalo landscapes…

Piccole incomprensioni da coppia navigata. Piccoli fastidi da sveglia presto la domenica mattina. Piccoli attriti, inconsciamente cercati per rendere litigarello ciò che altrimenti non è bello. <3. Fino a quando Francis non urla «Eccolo lì! È enorme!!». Il bass gigantesco sonnecchia a bordo riva. Lanciamo e lanciamo. Cambiamo esche e recuperi. Nulla. Quest’anno, dopo innumerevoli cappotti, la Serie B al Pedrone’s sta sclerando per prendere QUEL pesce. Il superbass dorme. Lancia che ti lancia in cerca del big bamboo, alle lenze della Serie B restano attaccati bass da 30 centimetri, persici da 26, persici da 27, altri persici, ancora persici. Ci facciamo foto di ogni genere. Foto di persici. Foto di pescatori di Serie B e persici. Persici e ancora persici.

Persico dell'Idroscalo

Persico dell’Idroscalo

L’equipaggio di Francesco, Matteo e Ale ci vede e ci applaude (grazie ragazzi). Anche loro hanno preso i loro bei persici e bass. Sorridiamo tutti, siamo tutti contenti. «Forse abbiamo vinto!», dicono in coro Franco e Francis. E di colpo i sorrisi di gioia di Francesco, Matteo e Ale mutano in ghigni di scherno: «Ma perché, non lo sapete?». Mancano quindici minuti alla fine del Pedrone’s e per la Serie B arrivano una notizia cattiva e una buona. Qualla cattiva ce la dicono urlando da una barca all’altra Francesco, Matteo e Ale: «Ragazzi mi sa che non avete vinto un bel niente – dice Francesco – Fabio ha preso un luccio da 95 centimetri».

L'equipaggio SCI e il luccio vincitore!L'equipaggio SCI e il luccio vincitore!

L’equipaggio SCI e il luccio vincitore!

Quella bella ce la dà la Serie A, senza nemmeno dover parlare. Il linguaggio del corpo è inequivocabile.

La misura delle esche usate dalla serie A

La misura delle esche usate dalla serie A

Lanciano in maniera compulsiva nelle ultime pozze di fianco all’imbarcadero. Cambiano esca con frequenza imbarazzante. Guardano di sottecchi le altre barche credendo di non essere visti. In pratica: stanno cappottando.  Noi ci bulliamo dei nostri piccoli teneri persici, loro rispondono con: «Certo, i vostri pesci sono più piccoli delle esche che usiamo noi!». Non mi sembra il caso di aggiungere ulteriori commenti.”

L'equipaggio di Serie A

L’equipaggio di Serie A

Francis Edward Needham aggiunge:

Speech premiazione

Speech della premiazione

Nonostante, tutto tornati sulla terra, io e Franco abbiamo rivissuto la mattinata come fosse la pubblicità di un noto Amaro: aggirandoci fra i vari team, mimavamo ferrate e traiettorie di lancio, scambiavamo pacche sulle spalle e battute ironiche. Con Franco abbiamo sportivamente assistito alla premiazione dei vari team : quest’anno la serie B esce dal Perdone a mani vuote, ma con la consapevolezza di aver sfiorato l’impresa, con un risultato che in altri anni avrebbe regalato una spiazzante vittoria.

Dopo la premiazione alcuni salutano e tornano alle loro case per placare l’invidia di fidanzate, animali da compagnia e datori di lavoro; altri si dirigono con vero furore  a mettere la gambe sotto al tavolo in trattoria. L’atmosfera, il cibo, la compagnia è eccellente, ma io ad un certo punto inizio a rimurginare su quello che è accaduto la mattina. Inizio a pensare all’impresa mancata. Noi di serie B che arriviamo sottotono e zitti zitti andiamo a vincere il pedrone. E invece no – proprio quest’anno deve uscire il GIGA LUCCIO…

Prospettiva luccio 95cm

Prospettiva luccio 95cm

Alla mia sinistra il team vincitore, chiacchieriamo, ma io sono sempre più cupo. Ad un certo punto usciamo a fumare, sono solo, Franco è tornato al lavoro, ho di fronte il pescatore vincente. Devo sfogarmi, non resisto più.

“Bravo bel luccio … che esca! …che tecnica!  Ma anche CHE CULO! “

Ho temuto di offendere, di non essere compreso e invece sono subito risate e sfottò. Caffè, amazzacaffè, pagare il conto e salutarci. Io punto il divano, mentre la Serie A andrà a far finta di cappottare da qualche parte che non ricordo.

Viva il pedrone, Viva l’anonima cucchiaino

amazing Idroscalo landscape

amazing Idroscalo landscape

Sorvolando su quanto siano mendaci le parole della B, rammaricata e delusa dalla sua propria pochezza, sorvolando su quanto sia stata nobile la serie A che, consapevole dai primi minuti del meravigliosa traguardo da battere (luccio 95cm) non è scesa a compromessi e con tenacia ha cercato fino all’ultimo il Big Fish con esche grandi quanto il sogno di virilità di un elefante d’Africa, sorvolando su tanti dettagli divertenti degni di essere raccontati di quella giornata di pesca, ricapitolo infine i premi assegnati:

fotoshoppata trash per i premi del Pedrone's 2013

fotoshoppata trash per i premi del Pedrone’s 2013

Vincitore Trofeo: Fabio Brusa SCI

Vincitore Trofeo: Fabio Brusa SCI

Assegnazione Trofeo – Premio Miglior Cattura

Premio Miglior Cattura a Fabio Brusa di SCI

Erano circa le 10.00 quando abbiamo visto a 50 metri da noi la canna di Fabio piegata in due, mentre ci avvicinavamo il pesce veniva salpato.
Fabio aveva appena vinto il Pedrone’s con uno spettacolare luccio a spinning di 95cm. Fotografato e misurato dal giudice stesso (io) è stato ovviamente rilasciato in ottima salute. Complimenti, pesce stupendo, dalla livrea molto molto scura, ma in perfetta forma che ha lottato con fierezza esibendosi in fugone ed uno spettacolare salto!
Un pesce che alza l’asticella dell’ambizione per questo trofeo.

Premio Pescatore più Stiloso

Premio Pescatore più Stiloso

Premio Pescatore più Elegante e Stiloso

Premio Pescatore più Stiloso ed Elegante a Alessandro Negri

Coppola in tweed con mosche da salmone appuntate, giacca anch’essa in tweed, maglione in cachemire beige, camicia e cravatta ma in stile outdoor, panta a coste larghe alla zuava, calzettone alto verde e scarpetta marrone, tecnica di pesca rigorosamente a mosca. In altre parole: ha stravinto! Sbaragliando la concorrenza, in particolare Francesco Invernizzi, favoritissimo di questo premio.
Anche in questo caso si è elevato il livello rispetto alle precedenti competizioni, per il quinto anno per poter vincere si prevedono collezioni ad hoc di rinomati stilisti .

Lo stile in pesca!

Lo stile in pesca!

Il Premio Miglior Equipaggio

Il Premio Miglior Equipaggio

Premio Miglior Equipaggio

Premio Miglior Equipaggio a “Arditi Bianconeri”, Francesco Invernizzi, Matteo Boroli e Alessandro Negri

Deluso dalla scarsa coreografia e preparazione della Serie B, (che l’anno scorso aveva vinto a mani basse questo premio con uno show degno del loro gruppo di appartenenza…) il pubblico ha potuto ammirare durante tutta la mattina l’armonia che regnava a bordo degli Arditi Bianconeri. Tutti e tre elegantemente vestiti, ben si muovevano sulla piccola barca ed il fatto che uno di loro facesse volteggiare la coda di topo non è mai sembrato un problema. Inoltre tutti e tre si sono concessi una cattura, un pesce a testa, cosa chiedere di più a una squadra?

Anche quest’anno l’epilogo è stato in trattoria con Cassoela, fiori di zucca fritti, cotechini e polenta, dolci e barbera!

Grazie a tutti e al prossimo anno!
L’Anonima Cucchiaino è anche tutto questo e molto di più…
Rock’n’Rod

Prospettiva luccio 95cm luccio pike 95cm L'equipaggio SCI e il luccio vincitore!L'equipaggio SCI e il luccio vincitore! Il Luccione rilasciato... La serie B ed i suoi pesci! Franco mietitore di percidi! Piero Artom e un bass dell'idroscalo! Persico a jig! Francesco in caccia del Premio Stiloso L'equipaggio di Serie A La misura delle esche usate dalla serie A Persico dell'Idroscalo Persico a mosca Amazing Idroscalo landscapes... Amazing Idroscalo landscapes... foto dal Pedrone's 2013 Lo stile in pesca! premi platea Premio miglior equipaggio fotoshoppata trash per i premi del Pedrone's 2013 Catture importanti! preparativi pre-gara Borsone dell'Anonima Cucchiaino Speech premiazione Vincitore Trofeo: Fabio Brusa SCI Premio Pescatore più Stiloso Premio Pescatore più Stiloso Il Premio Miglior Equipaggio Nuove maglie per i 4 Anonimi Longobarda calcio! Tensione pre-gara Barche al via... barca idroscalo amazing Idroscalo landscape Jacopo e il Genepy, durezza mattutina! La nuova divisina della serie B Finlaggan, Mac Callan Borsone Anonima Cucchiaino Il logo dell'Anonima risplende sul borsone: tanti auguri Pietro! attesa davanti ai cancelli

p.s. La Trattoria dei Cacciatori Via Trieste, 2 20068 Peschiera Borromeo Milano; 027531154


Quel Luccio di Novembre…

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Luccio record casting Pietro Invernizzi shimano

Luccio a casting

Esiste una primavera invernale che si nasconde in quei giorni d’autunno, quando ti togli la giacca, ed anche il maglione sembra di troppo.
Quello che cerchi in Novembre ha molti più denti di quelle trote passate d’estate.
E’ il luccio maestoso dallo sguardo cattivo, è il re del lago dal morso fatale che non lascia scampo alla preda.

Paesaggio del lagoAppuntamento con il Maestro alle 8.15 per calare insieme la barca in acqua. Alle 8.05 arrivo in elegante anticipo e vengo immediatamente cazziato del ritardo… Ritardo? Maledetti invasati di pesca!

Abbigliamento da missione antartica, il meteo dava pioggia e freddo… dove ho messo la crema solare? Poco ci manca che mi metto in costume da bagno. E’ metà Novembre, l’aria è tersa, il freddo è solo un brivido sui refoli di vento. Il lago è uno specchio di argento liquido e tutto il panorama è nitido ai nostri occhi: montagne, paesi aggraziati, campanili e ville affacciate sull’acqua. riflessi e nuvole

Planiamo come un aereoplano con la barca d’alluminio spinta da 25 cavalli. Canne armate, operativi. Il maestro sceglie lo spot e conosce la batimetrica molto bene, io conosco altrettanto bene il sapore delle brioche alla marmellata del bar di fiducia e quindi inzio a mangiare mentre caliamo le esche in traina. Artificiali grossi, molto grossi, cavetto a prova di big esox e trecciatone da innumerevoli libbre.

Panini in barca

Panini in barca

Trainiamo, il motore tossisce e si spegne ogni tanto, ma le bestemmie cadenzate lo fanno sempre ripartire di slancio. Poi si scalda e gli passa la tosse. Trainiamo, canne in mano pronte alla ferrata, siamo molto fiduciosi. Si sta bene, i problemi della vita di tutti i giorni non esistono se c’è il sole e sei in barca con un amico a pescare. Voliamo da una parte all’altra del grande lago, Maestro mi insegna i posti che gli hanno dato i migliori risultati in molti anni di esperienza, io memorizzo, e poi ancora chiacchiere e anedotti. Panini, molti panini. Qualche tocca sul fondo fa scattare la ferrata, ma nessuna vera abboccata… quella testata che aspetti… quella che ti strappa la canna dalle mani mentre il cuore ti arriva in gola come un pugno…

Shimano Yasei Jerk 4oz & Perch Storm

Shimano Yasei Jerk 4oz, Cardiff & Perch Storm

E’ il primo pomeriggio, per divertirci un po’ decidiamo di fare due lanci in un punto del lago dove c’è un gradino marcato del fondo, un “hot spot” del Maestro che si presta alla pesca a lancio. Si spegne il motore e mentre la barca scarroccia piano lanciamo e recuperiamo cercando di tenere il contatto con il fondo. Sono entusiasta della mia nuova attrezzatura da Casting pesante e sbacchetto a destra e a sinistra come farebbe Harry Fotter. Giro la manovellina e penso a quel persicone di gomma che faccio nuotare là in fondo…
Una leggera tocca prima e poi subito BUUUUM
Si appesantisce la lenza come fosse un ramo, ferro deciso e mi risponde una testata secca! <C’è!> Urlo di gioia. Recupero lento ma ho la frizione troppo chiusa e lo sto forzando troppo, apro un po’… < polca maremma! ho aperto troppo…> Nell’enfasi rischio il disastro aprendo la frizione come fosse il rubinetto dell’acqua calda, si allenta pericolosamente il contatto, richiudo il giusto e… <c’è c’è c’è>. Maestro ha già aperto il guadinone, avvicino, due scodate e spruzzi: eccolo. La tensione scompare e si spalancano i sorrisi: <Bravo giovane! Hai ferrato bene. Era ora che mi dessi qualche soddisfazione!> si compiace il Savio. Io sono felice di questo bellissimo pesciozzo a casting.
Foto di rito e rilascio perfetto. (Per la cronaca: lo sfondo è il mare delle Florida Keys, questo per non svelare la location. N.d.R.)

Luccio record casting Pietro Invernizzi shimano

Luccio a casting (n.b. fondale taroccato a photoshop)

Pacche sulle spalle e soddisfazione vera.
Trainiamo ancora, cerchiamo un vero big.
Il sole cala in fretta, ancora due o tre spot in giro per il lago e poi voliamo sull’acqua fino al carrello che ci aspetta. La barca è di nuovo schiava della macchina, il buio è di nuovo intorno a noi. Si guida verso casa. Ho nel polso ancora la sensazione della ferrata e non vedo l’ora di sbacchettare ancora a casting! E’ stata un’ultima giornata di primavera onorata da un pesce bellissimo, non enorme, ma degno del nobile nome che porta: Luccio, il re.

Flying Fishing Boat!

Flying Fishing Boat! Ultime luci…

Novembre cambierà presto, ci sveglieremo una mattina con un vento gelido e forti piogge. L’acqua in certe parti d’Italia si infurierà contro gli scempi dell’uomo e cercherà di ricordare a tutti, ancora una volta, qual’è il nostro posto nella natura: parte di essa e non dominatori. Ferire la Natura è, inevitabilmente, ferire noi stessi.
Novembre finirà e per quasi tutti resterà solo l’eco sempre più affievolito dei telegiornali, per alcuni invece il dolore dei lutti e un fango addosso che non andrà mai via.
Tutta l’Italia avrà freddo e ci troveremo la mattina, ai primi giorni di Dicembre, a pensare a quanto Inverno manca alla prossima Primavera. Cercheremo di ricordarci l’ultima volta che il sole ci ha scaldato. Ma che ci sia il sole o la pioggia, il raggio caldo che scioglie il ghiacciaio o il vento gelido che scaglia la neve, noi pescatori saremo sempre là fuori: sull’acqua, nell’acqua, con l’acqua!
Perché chi pesca davvero ama il suo elemento, cerca di comprenderlo in ogni momento, si misura sempre con lui e sempre lo rispetta.

Rock’n'Rod

Tramonto sul lago

Luccio record casting Pietro Invernizzi shimano Paesaggio del lago Canne Armate! riflessi e nuvole Combo Casting Shimano Yasei Cardiff Shimano Yasei Jerk 4oz & Perch Storm Paesaggio del lago Panini in barca Flying Fishing Boat! Tramonto sul lago Tramonto sul lago Tramonto sul lago Luccio record casting Pietro Invernizzi shimano

Aspio a tutti i costi! Mosca e spinning per Aspius Aspius.

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Aspio Rapala Pietro Invernizzi

Aspio a tutti i costi!

Un pesce che un tempo era solo sinonimo di degrado degli ambienti, al pari del siluro, del carassio o di altri alloctoni “infestanti”. Un pesce che continua a far discutere perchè di fatto, come il glano, è sempre più diffuso a discapito di altri pesci autoctoni. Un pesce che però piace ai pescatori, con quelle fattezze che ricordano pesci di mare e con le sue abitudini misteriose… Oggi in branco in un posto, domani sparito e di lui non v’è più traccia. Una volta attacca solo su recuperi veloci, la volta dopo premia la trattenuta in corrente.
E poi le dimensioni… già, perchè le dimensioni contano. Facilmente over 50cm, a volte over 80cm, leggendari quelli in zona metro. Pinne affilate, corpo massiccio. Non una grande lotta, infatti si stanca piuttosto in fretta, ma l’abboccata è da arresto cardiaco! Inoltre spesso si muove sul filo di correnti potenti come quelle del Grande Fiume, quindi se solo le raggiunge e si intraversa, il mulinello dovrà cantare a voce alta…

Aspio a spinning C&R Pietro Invernizzi

Aspio a spinning C&R

Avete capito di chi stiamo parlando, no? Ovviamente dell’Aspio.
Molte volte mi aveva solleticato l’idea di insidiarlo, ma poi ho sempre preferito la ricerca di pesci dal pedigree più pregiato, principalmente lucci in inverno, trote da febbraio a ottobre. Però nel mio curriculum di spinner scalpitante questo vuoto si faceva sempre più ingombrante. Il colpo letale sulla mia indecisione è arrivato mentre cappottavo godendomi il sole della Calabria e sognando lecce amia: Jacopo, nel gelo della bassa padana, inanellava catture di aspi notevoli e i suoi mms erano rintocchi di campane apocalittiche. L’ora era giunta. Dovevo cercare il mio primo aspio.
Ho aspettato il weekend giusto per espiare le mie colpe: neve e gelo. Ho pianificato una combo diabolica: sabato mosca con Ale e Massi, domenica spinning con Jacopo e Matteo. Due tecniche, un solo obiettivo: Aspius Aspius.

Bruma e nebbia sull'acqua

Bruma e nebbia sull’acqua

Sabato.
Camminiamo sul fango gelato lungo un canale, il paesaggio e la foschia sono quelli melanconici dei grandi argini dei fiumi di pianura in inverno: file di alberi ordinate, campi di grano come distese di grandi zolle di terra, dure e coperte di brina, una foschia lieve come vista appannata su un mondo trasognato. I suoni lontani ovattati, quelli vicini forti e nitidi, come il passo che rompe la pozzanghera ghiacciata o la risata dell’amico che beve una sorsata di whisky.

canale d'inverno

canale d’inverno alla mattina

Una lepre sbuca in corsa fulminea dall’angolo a gomito della strada sterrata, ci corre incontro, il terrore negli occhi; il latrato di cani precede pochi istanti dopo la corsa di due bracchi, immobili osserviamo la scena che ci corre incontro. Ed ecco dalla curva sbucare la canna di un fucile, armato e puntato verso i tre pescatori… un brivido lungo la nostra schiena. La lepre sparisce in un cespuglio, i cani scodinzolano impazziti saltando da una parte all’altra e il cacciatore abbassa il fucile. Si incrociano sguardi di fuoco, ma il fucile grazie al cielo è rimasto freddo. Pochi passi e sono saluti cordiali, cacciatori con fucili in spalla, pescatori con lunghe canne affusolate puntate al cielo.

strippando nel fiume!

strippando nel fiume!

Iniziamo a lanciare tra fiocchi di neve che cercano di entrare nel colletto della giacca, o meglio, loro due lanciano mentre io cerco disperatamente di scagliare lontano da me la coda shooting head affondante… <Dai la shooting head è fatta apposta, due movimenti e via…> Sentenziano i due giovani maestri della coda di topo. Intanto loro disegnano traiettorie con lunghe canne a due mani e lanciano a 30 metri… poi strippano serafici. Io invece frusto, frusto e lancio goffamente con la mia 9 piedi a una mano a pochi metri davanti a me… La coda affondante, per definizione, affonda, invece di volare non ne vuole sapere… sarà che io non sono molto coordinato. Lancio dopo lancio un pochino miglioro, ma poco. Intanto il freddo si impossessa di noi. So di aver fatto bene a lasciare la canna da spinning in macchina, altrimenti avrei già ceduto alla tentazione, avrei rinunciato ad imparare e avrei preferito sparare ondulanti a 50 metri da me bullandomi con i moschisti… Ma è bello mettersi alla prova con nuove tecniche ed imparare cose nuove.

Ci sto credendo!

Ci sto credendo! …che freddo.

Ed ecco arriva sulla piccola spiaggia dove stiamo pescando, un folto gruppo di pescatori a spinning. Maledetti spinners, loro e la ferraglia… eh eh eh! Dopo qualche sguardo torvo peschiamo tutti insieme appassionatamente. Poi si accende un falò, già come le povere nigeriane sulla statale, ma al posto delle autoreggenti ci sono waders umidi; esce del vino rosso e del whisky e siamo tutti lì a dire cazz.. a disquisire di pesca e del clima severo. Cosa salta fuori? Che i simpatici spinners sono nostri lettori! (Quindi gente in gamba, bravissimi pescatori, molto simpatici ed intelligenti, ma anche belli e grandissimi! Se ci stanno ri-leggendo li salutiamo con grandissimo affetto! N.d.R.)  Hanno anche letto l’articolo di Jacopo e sono anche loro amici dello SCI (Spinning Club Italia). Carramba!

Falò. 50 la bocca 100 la canna.

Falò. 50 la bocca 100 la canna.

La compagnia si divide, loro cedono al freddo e restiamo soli. Un lancio credo di aver capito i segreti della coda, il lancio dopo mi avvolgo come un salame nella medesima per la gioia dei miei amici che se la ridono. La tecnica in assoluto è semplice: finale corto e resistente, 0,30/0,40mm, streamer di buone dimensioni, colorato e magari ricco di flash (argento, oro, crystal etc.). Ci spostiamo, ultime luci. Una bollata! Primo segno di attività dei pesci in tutta la giornata. Ma come diceva il poeta: la bollata è fuori dalla mia portata.

Streamer Albero di Natale!

Streamer Albero di Natale!

Ale ci arriva: c’è! Eccolo l’aspio: 45 cm di aspietto che fa l’enorme differenza per lui tra cappotto e cattura. Ancora una volta il pescatore stiloso si conferma un maestro!
Ho male alle braccia a furia di lanci e strippi, per sbadataggine ho mangiato solo un panino dell’autogrill freddo, ho patito la fame, sono a pezzi. Penso che ho imparato tanto sulla pesca a mosca in ambienti vasti anche se ho dato sfoggio della mia scarsezza in questa tecnica, penso che se gli Dei esistono domani mi ripagheranno. Se non altro la sola idea di lanciare fiducioso a spinning mi rilassa…

Spettacolo di pinne!

Spettacolo di pinne!

Domenica.
Stessa strada stesso autogrill. Ma questa vota non compro un panino da consumare freddo… la sera ne ho preparati 9 e mezzo con i migliori affettati e le salse più golose, e li mangerò tutti, insieme a mandarini e cioccolatini. Soffrire la fame non deve appartenere al ventunesimo secolo! Nella macchina le canne da spinning, con Jacopo e Matteo proviamo nuovi spot lungo il maestoso Po’.

Il Po'. Grande Fiume.

Il Po’. Grande Fiume.

I primi due posti ci vedono incerti, poco ispirati dalla corrente piatta, dall’assenza di attività e dal fatto che niente sembra corrispondere alla descrizione di chi ce li ha consigliati. E’ comunque tutta un’altra musica rispetto al giorno prima: consapevolezza nel lancio e nella scelta di esche e recuperi, cibo in abbondanza e… sole! Tanto sole, fa quasi caldo o almeno si sta bene. Per l’ora di pranzo siamo a martelllare di lanci un pennello di rocce che si spinge nella corrente profonda del fiume. Peschiamo tutti e tre con canne 270cm, trecciati generosi e finali in nylon o fluoro da 0,35mm. Ancora niente attività. Perdo un Tranviere (celebre esca lipless artigianale in legno e carta argentata. N.d.R.) sul fondo del fiume, ma abbasso lo sguardo e trovo tra i sassi un grosso jerk snodato da siluri, praticamente nuovo! Che cu…rioso! La giornata va di bene in meglio.

Canne armate ready to cast!

Canne armate ready to cast!

Decidiamo un cambio spot. Se gli aspi non sono in correntoni e buche profonde, dovranno essere su bassifondi e correnti meno forti.
Matteo ci saluta, noi di Serie A cerchiamo la gloria nell’ultimo posto di giornata. Ultimi lanci, ultime possibilità di cattura.
Jacopo è a monte a una quarantina di metri da me, io decido di cercare l’aspio con una pesca lenta: trattenuta e jerkatine. Entro nell’acqua per poter lanciare in centro al fiume. I miei passi muovono il fango sul fondo e un’ampia nuvola scende a valle con la corrente, proprio dove voglio far lavorare l’esca a fine passata. Allora decido di restare immobile parecchi minuti prima di lanciare, per non sollevare più nuvole sospette dal letto del fiume. Scatto qualche foto al paesaggio e mi godo il panorama mozzafiato. Ho le gambe semi-atrofizzate dal freddo, ma resto ancora immobile. Monto un minnow palettato bianco dal nuoto sempre efficace, un classicone rivisitato, un’arma letale. Confido nel bianco, nei suoi slash di luce al tramonto e nella sua naturalezza, sia in trattenuta, sia sulle jerkate leggere. Lancio. Filo in tensione ed aspetto. Lo muovo a colpetti mentre descrive un arco scendendo con la corrente. E’ ormai esattamente a valle rispetto a me. La mano sulla manovella sta per iniziare il recupero: botta violenta! Ferro e sembra di ferrare il fondo! Ma è un pesce ed è a circa venticinque metri da me, in pieno contro-corrente! Sulla ferrata accenna anche un salto alla tarpoon, con testata fuori dall’acqua a destra e sinistra. Non salterà più, si limiterà a fare resistenza, zizzagando con quella sua bella pinna dorsale fuori dall’acqua, quando ormai sarà vicino proverà ancora un paio di volte la fuga diagonale vincendo alcuni metri alla frizione. Mi scavalcherà andando a monte, errore per lui: eccolo docile nel guadino.

Aspio Rapala Pietro Invernizzi

Aspio a tutti i costi!

Foto di rito con Jacopo e perfetto release.
Pesce non male, soddisfazione immensa.
Si torna a casa, missione compiuta.
ROCK’N'ROD

Aspio Rapala Pietro Invernizzi Aspio a spinning C&R Pietro Invernizzi Aspio Rapala Pietro Invernizzi Aspio Rapala Pietro Invernizzi X-Rap Countdown GGH e Aspio Tramonto sul Grande Fiume vongola gigante Canne armate ready to cast! Canne armate Il Po'. Grande Fiume. Eleganza di colori in pesca! Streamer Albero di Natale! Spettacolo di pinne! Ale ha preso l'aspio! Ale ha preso l'aspio! Bruma e nebbia sull'acqua Falò. 50 la bocca 100 la canna. Ci sto credendo! strippando nel fiume! canale d'inverno canne auto pesca

La stanza dell’autocostruzione – 13 – Faraone King Lures

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Arresoja 150 di Faraone KingL’autocostruzione esplora forma, colore, movimento, vibrazione e materia. Ecco un esempio di chi, senza scordarsi dei più tradizionali, ha sperimentato materiali diversi, poco usati e poco conosciuti in questo campo. Spesso gli artificiali vengono chiamati “gioiellini”, ma le sue creazioni danno un nuovo significato a queste parole. Ma oltre al lato estetico, prendono pesci, aspetto decisamente non secondario…

Mariano Raspa aka Faraone kingIl mio nome è Mariano Raspa, 50 anni, vivo a Dolianova un paese che dista 10 minuti da Cagliari, ma il mio vero paese natio e S.Antioco, un’isola del sud Sardegna. Come nickname  FaraoneKing, scelto una decina di anni fà, perchè fin da piccolo ero affascinato dal mondo misterioso egizio, tant’è vero che 22 anni fà iniziai a creare bassorilievi riportando su pietra il periodo dell’antico egitto.

1. Da quanto peschi?
Vivendo per tantissimi anni sull’isola, pratico la pesca da che son nato.

2. Perché hai iniziato ad autocostruire?
Inizialmente per una questione di risparmio (come tutti), poi è diventata una passione.

3. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?Il primo autocostruito di Faraone King
Iniziai a costruire nel ’89 assieme ad un amico di pesca. Si andava in scogliera a recuperare pezzi di poliuretano espanso, e lo si usava per creare il corpo, e come paletta ci si metteva la linguetta della lattina di cola (alta ingegneria). La prima creazione non si scorda mai e sopratutto non la si butta mai. Ecco due immagini del mio primo artificiale.

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?
Lo spinning dalla scogliera è l’unica pesca che pratico. Il mare aperto ha il suo fascino ma i profumi legati alla vegetazione mediterranea della mia terra rendono magica la scogliera. Non cerco un pesce specifico, certe volte il mare mi premia altre meno.

5. Qual è il tuo più grande vizio?
Cambiare sempre: cerco stimoli nuovi per migliorare. La ripetitività mi annoia. Non mi fermo ad una forma standar, ma ho il brutto vizio di provare forme nuove e spesso questo brutto vizio, mi costa del denaro, ma raggiunto l’obbiettivo la soddisfazione è impagabile.

6. Qual è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?
Amo lavorare il legno, e lo uso anche per la costruzione di Arbalete da sub, mi da soddisfazione anche per le esche e la tecnica che uso è sempre quella… mente, occhi e mani, con l’ausilio di attrezzi per il fai da te.

7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual è stata la novità più utile e rilevante?
Si potesse fare un ritorno al passato, ci sarebbero poche cose da cambiare tecnologicamente parlando. La pesca è… io e il mare ad armi pari, la tecnologia ha migliorato le tecniche di pesca, ma ha reso anche i mari più sterili. Personalmente ammiro quei popoli primitivi che con arnesi rudimentali, portano il pescato in capanna per sfamarsi… quella è la pesca vera, la nostra è consumismo ed in alcuni casi Status Symbol.

Zakkara di Faraone King Lures8. Qual è  l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?
Il tutto è soggettivo, ma dal mio punto di vista metterei in primo piano l’aerodinamica. Cercare di arrivare il più lontano possibile, per far restare l’artificiale il più possibile in acqua. Alcuni predatori sono diventati diffidenti e prima di  sferrare l’attacco scrutano per bene la potenziale preda prima di attaccare. La vibrazione è un’altro elemento importante. Sappiamo benissimo che i pesci captano le vibrazioni e questo può essere un buon elemento attirante. A riguardo ho una mia teoria, forse sbagliata, ma la sto testando con il tempo. Essendo il trecciato un filo, più o meno di vario spessore, è anche un conduttore di vibrazioni, e durante le pescate batto il fusto della canna con un bastoncino per produrre una vibrazione in modo che il filo lo trasmetta. Forse è fantascenza, ma non mi costa nulla farlo. I colori hanno la loro importanza fino ad un certo punto, credo più che altro che i colori siano importanti ed attiranti ai fini dell’acquisto. I pesi per un movimento sinuoso ed elegante sono l’abc di un buon artificiale, ma preferisco il nuoto irregolare ed imprevisto.

9. Anche anellini a vite o solo armatura passante?
L’armatura passante, rende l’artificiale più sicuro durante la cattura, ultimamente sto valutando e testando gli anellini a vite autocostruiti con collanti particolari e resistenti. Rimango comunque del pensiero che il passante sia l’unico metodo sicuro.

10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione & quanto alla pesca?I walking the dog di Faraone King
Per entrambe le cose alterno periodi di attività frenetica e di quiete.

11. Cos’è per te la pesca & cosa significa per te costruire esche?
La pesca non è la cattura in sé, ma ciò che circonda l’uscita a pesca. L’alzarsi alle prime ore dell’alba, prepararsi per l’uscita, fare colazione al bar e scambiare due chiacchiere tra amici. Vedere la città che dorme in silenzio. Arrivare sul posto e camminare per sei o settecento metri di sentiero tra profumi di ginepro, mirto, cisto, brezza marina con le onde del mare che si infrangono sugli scogli come cornice. Preparare la canna, l’emozione del primo lancio e il susseguirsi di questi ultimi mentre il cielo inizia a colorarsi di rosa e arancio per permettere all’alba di prendere possesso del territorio. Questo per me è la pesca. La costruzione è riportare in un oggetto, di qualsiasi materiale esso sia, un progetto più o meno valido, che inizialmente è frutto di una elaborazione mentale. Questo in un secondo momento prende la forma desiderata e modificata in corso d’opera. In definitiva la costruzione appagao tanto quanto una cattura e un rilascio… emozionante veder crescere l’artificiale ed entusiasmante veder una preda essere tratta in inganno dallo stesso.

Faraone King con una bella lampuga presa dalla scogliera
12. Qual è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?
Rapala e solo Rapala.

13. Qual è il tuo sogno di costruttore di esche?
Vedere esposto un mio artificiale al Guggenheim Museum (Fantascienza pura). Non cerco di fare soldi e non mi interessa, potrei vendere qualche pezzo, ma non farò mai commercio, le cose belle devono restare uniche.

14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato,  il più bravo, chi sarebbe?
Sarò ripetitivo, ma il più grande rimane sempre Lauri Rapala. Un Genio, fu lui il primo a ridosso degli anni trenta a costruire il primo pesciolino artificiale da un pezzo di legno, da lì in poi chi seguì le suo orme, fece solo imitazioni (me compreso).

15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole Due creazioni di Faraone King Luresiniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?
Un pezzo di legno (vedi manico di scopa) una limetta, della carta vetrata ed una bomboletta spray di vernice bianca. Creare una sorta di silluro, due anellini a vite uno anteriore ed uno posteriore, e nel sotto pancia un forellino da 6mm per una piombatura leggera. Fatto un artificiale semplice con pochissima spesa. Poi subbentrano altri fattori, resistenza dei materiali agli attacchi, aerodinamica durante il lancio, movimento e vibrazione, bellezza etc etc. Per tutto questo ci vuole costanza e tempo, provare, sbagliare e riprovare, e riprovare ancora. Ma una cosa consiglio a tutti, possibilmente create oggetti nuovi e sperimentate nuove forme e materiali nuovi, altrimenti farete solo delle copie. Sinceramente, se devo fare delle copie, faccio prima ad  acquistare l’originale.

16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?
Di non mollare mai anche se i risultati sono deludenti, sono costanza e determinazione che a lungo andare ti danno la possibilità di raggiungere gli obiettivi.

Per contattare Faraone King Lures e apprezzare ancora di più il suo lavoro è possibile visitare il suo blog, il suo profilo Facebook o il suo gruppo, sempre su Facebook.

Il primo autocostruito di Faraone King Il primo autocostruito di Faraone King Lures Mariano Raspa aka Faraone king Mariano con due belle lampughe Stontonau di Faraone King Lures Due creazioni di Faraone King Lures Antigu di Faraone King Lures Mariano Raspa con due palamite Arresoja 150 di Faraone King Mariano Raspa con una lampuga catturata coi suoi autocostruiti I walking the dog di Faraone King Zakkara di Faraone King Lures Stilosu di Faraone King Lures Faraone King con una bella lampuga presa dalla scogliera

Trote grandi per grandi auguri! La pescata di Natale in laghetto

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Grande Trota Fario - pesca a mosca - Pietro Invernizzi

Trota Fario a mosca – Mittagsee

A Natale puoi… lo dice anche una nota pubblicità… a Natale puoi pescare in un laghetto! A Natale puoi… far finta di essere bravo a pescare a mosca mentre usi imitazioni di…? Ovetti fluorescenti!

Trota del Lago Mittagsee

Trota del Lago Mittagsee

L’Anonima è immensa per innumerevoli ragioni, tra queste, la ricorrenza nel calendario alieutico di tradizioni immancabili, rende più ricca la vita dei suoi alfieri e dei suoi adepti! Ci sono la pescata in trasferta per il compleanno di Jacopo, oppure il Pedrone’s Trophy per il genetliaco di Pietro (io me medesimo), la grande sfida estiva del pernottamento al lago alpino… tanto per citarne alcune, ma una delle ricorrenze più irriverenti e irrinunciabili è la Pescata di Natale …rigorosamente in laghetto.  Anonima Cucchiaino si tiene sempre lontana dai laghi pronta pesca, noi cerchiamo sfide difficili e naturali, di solito, ma a Natale si fa eccezione.

Celebriamo l’avvicinarsi dell’Apertura (della stagione della trota N.d.R.) più che la venuta del Signore, invitando amici selezionati a sfogarsi insieme a noi su grasse trote allevate per il diletto dei pescatori. Quest’anno abbiamo scelto un lago un po’ speciale, siamo tornati sul luogo del delitto di una passata pescata… Laghetto sì, ma almeno il paesaggio è bellissimo, le trote sono sane, l’acqua del lago è pulita e la tecnica (solo mosca coda galleggiante e amo senza ardiglione) fa selezione tra i frequentatori. Dulcis in fundo, si può magnare l’ottima trota affumicata con patate al cartoccio del ristorantino!

Il lago Mittagsee

Il lago Mittagsee

A Natale puoi, anzi devi, iniziare a pescare ad un orario civile… di quelli che se incontri qualcuno per strada quando esci di casa, quel qualcuno potrebbe essere una persona normale che va a comprare il giornale o a bersi un caffè e non necessariamente il nipote del Conte Dracula o un cocainomane uscito dalla disco che non si ricorda dove ha parcheggiato l’auto… Ovvero l’appuntamento è di quelli morbidi,  tra le 9.30 e le 10.00 al lago. Ospiti d’onore: Stefano, Max Ghiba, a sorpresa, very special guest, Antonio Varcasia in veste di fotografo d’eccezione (Grazie Antonio delle foto! Ci vedremo presto da te al mare per cercare di rubarti qualche insegnamento! N.d.R.)

Montagne intorno... Ossola

Montagne intorno… Ossola

Ben prima dell’alba, come per un riflesso incondizionato, come per istinto predatorio, sono già in piedi. Salto in macchina e vado a vedermi l’alba sulle montagne dell’Ossola… arrivo al lago in spaventoso anticipo. Monto la canna. Prendo un caffè chiacchierando con la bellissima e gentilissima ragazza che gestisce il Mittagsee, lago Mittagsee, (da dire con l’enfasi di “sono Bond, James Bond) e fumo serafico un cigarillo. La voglia di fare il primo lancio è tanta, specie dopo aver visto gli unici  altri due ragazzi già sulle rive del lago, guadinare una iridea enorme. Mi inizio a spazientire, ma aspettare i compagni prima di iniziare è cosa buona e giusta… dopo tutto bisogna pur sempre tenere in conto l’essere più buoni a Natale…

Trota Iridea del lago Mittagsee

Trota Iridea del lago Mittagsee

Finalmente si presenta la smart con i miei soci, le canne si armano con smania e furore… siamo decisamente in astinenza da cattura! Intanto bollate da capogiro increspano le acque rompendo il riflesso perfetto delle montagne intorno.

Le trote sono tante, tantissime, ma alcune diplomate con lode, altre laureate, altre ancora addirittura con master di specializzazione in rifiuto dell’esca artificiale! Insomma il pesce c’è, segue, ma non si lascia fregare facilmente. Ore 10.00, arrivano Stefano e Antonio e a seguire Max… finalmente il mio streamer, un voluminoso zonker bianco legato con le mie manine,  viene violentemente strattonato da una furibonda iridea.

Grande Trota Fario - pesca a mosca - Pietro Invernizzi

Trota Fario a mosca – Mittagsee

Dopo aver inscenato un discreto cinema di benvenuto a canna piegata, mi concedo delle foto con la prima trotazza del giorno. Il maestro Stefano mi redarguisce e mi scherza: “in quella zona sono capaci tutti, ci pescano i bambini!”… Forse ha ragione: stesso punto e  dopo pochi lanci la canna è di nuovo piegata all’estremo, questa volta una grossa fario ha seguito lo streamer, lentamente, fino a quando ho fermato il recupero e lei lo ha fatto sparire inghiottendolo, come farebbe un bass su un vermone di gomma… Le foto sono d’obbligo, si rivelerà il “fish of the day”… un pesce sui 60 cm a occhio e croce. Comunque la più grande regina di un laghetto resterà sempre umile serva della più piccola vera trota di fiume, su questo non c’è dubbio!

Jacopo combatte un salmerino!

Jacopo combatte un salmerino!

In mattinata Jaco colpirà duro alcuni salmerini, Max e Stefano faranno una strage di trotone dimostrando che quei lanci stratosferici non erano solo un esercizio di stile, ma erano funzionali alle catture. Franco ed io cercheremo di migliorare le nostri scarsissime doti di lanciatori prendendo appunti dai maestri. In particolare se Babbo Natale non porterà il carbone a Stefano è per la gentilezza e la dedizione con cui ha cercato di insegnarci almeno le basi di questa raffinata tecnica…

Max rilascia una trotona!

Max rilascia una trotona!

Ci siamo tutti divertiti e il resto è tutto chiacchiere di pesca intorno a un tavolo, vicino alla stufa, scambi di doni, casualmente attrezzatura da pesca e alcolici.

Presto il sole pallido ha iniziato a nascondersi dietro le montagne.

A Natale, in laghetto, puoi anche smettere di pescare nel primo pomeriggio ed essere felice, perché a Natale il tramonto è il momento buono solo per prepararsi alla cena!  Quello che si pesca alla pescata di Natale è il piacere di regalarsi la compagnia tra persone che condividono la stessa lancinante passione, perché non c’è modo migliore di farsi gli auguri che in riva all’acqua con una canna da pesca in mano!

Rock’n'Rod

Iridea a mosca - Mittagsee Iridea a mosca - Mittagsee Grande Trota Fario - pesca a mosca - Pietro Invernizzi Grande Trota Fario - pesca a mosca - Pietro Invernizzi Grande Trota Fario - pesca a mosca - Pietro Invernizzi Stefano combatte una trota! Stefano in pesca Trota del Lago Mittagsee Trota del Lago Mittagsee Jacopo combatte un salmerino! Max in pesca Max rilascia una trotona! Max rilascia una trotona! Trota Iridea del lago Mittagsee Il lago Mittagsee Montagne intorno... Ossola

Per tutte le informazioni su come raggiungere Fly Fisher Mittagsee e sulle regole del posto,clicca qui!

Fly Fisher Mittagsee
Regione Boschetto, 23
28845 Domodossola – VB

+39 347 5447210
+39 0324 243054


Aspi o siluri… i migliori auguri!

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aspio spinning po narducci grande

Grande Aspio a spinning per il presidente SCI Mario Narducci

Facciamo uno strappo alla regola e, per augurare a tutti i pescatori un 2014 Rock’n'Rod, pubblichiamo non un nostro articolo bensì la strepitosa lettera che ci ha inviato un caro amico, saluti ed auguri ma soprattutto un report con i fiocchi:

“Ieri le rive del Grande Fiume erano deserte, pressochè nessuna noiosa presenza che venisse a turbare l’incontro intimo che tornava a rinnovarsi ancora una volta. Il suo respiro era regolare e poco affannato sebbene cresciuto di una sessantina di centimetri. Non appena cessato l’eco fra i pioppeti il rumore scoppiettante del motore, la sottile bruma del mattino era tornata ad avvolgere tutto l’ambiente rendendo sfumato il paesaggio che non si sarebbe potuto dire a che luogo o addirittura epoca appartenesse: semplicemente atavico. C’eravamo solo io (noi, in realtà eravamo in tre) e loro (i pesci che tanto per cambiare non erano più gli stessi che avremmo desiderato ma ormai pressochè danubiani o giù di lì). <Fermati lì! Poco dopo l’albero sommerso. Il punto buono inizia proprio lì.> I primi lanci erano partiti incerti quasi timorosi: l’acqua pareva troppo velata per gli aspi abituati a cacciare usando anche la vista. E poi non si vedevano le classiche bollate che tradivano ad un tempo presenza e attività dei pesci (altro che bollate! si tratta di vere e proprie cacciate in superficie con tanto di gorgo e sguazzo!). Uno sguardo incerto al sottile trecciato dello 0.13… troppo sottile per i siluri che di certo con quella colorazione delle linfe e il movimento d’acqua si trovavano in caccia da qualche parte laggiù in fondo. Mah…

Il ‘solito’ minnow senza paletta, addestrato da anni di esperienza sapeva molto bene cosa dovesse fare: era affondato deciso poco oltre l’increspatura dell’acqua che denunciava la presenza di un salto di profondità e si era immerso fino a toccare il fondo con un vivace movimento ondeggiante. Una volta toccato la sabbia aveva compiuto un vivace salto verso l’alto come se si fosse improvvisamente svegliato e accorto di essere l’oggetto di attenti occhi cattivi e poi era partito allontanandosi ma con fatica talora spanciando e alternando parziali cadute verso il fondo… L’attacco era stato quasi immediato, sebbene molto delicato rispetto al solito e così il primo aspio aveva aperto la serie di 6 discreti esemplari dai 57 ai 70 centimetri (veramente avrebbero dovuto essere 8 ma due a metà cammino avevano preferito raggiungere altre mete…). Si erano aggiunti ai 4 (+2 sganciati) presi da Fabrizio che pescava per la prima volta in quelle acque mentre Matteo in coda nel punto in teoria più favorevole stentava a entrare nella logica di quello spinning così diverso dalle marmorate cui è abituato.

Uno degli Aspi a spinning di Fabrizio

Uno degli Aspi a spinning di Fabrizio

Qualche attacco seguito da uno spostamento verso valle dopo l’altro, il raschio si andava trasformando in fondale e una strana inquietudine aveva preso ad animare i lanci. I pesci diradavano gli attacchi ed era gioco andare giù a cercarli con recuperi sempre più in basso e sempre più lenti sfidando la sorte fino in fondo finchè l’inevitabile era accaduto. Prima un brutto affare nero se l’era preso col minnow sganciandosi dopo aver aperto due punte dell’ancoretta Gamakatsu di coda (<Ma che ancorette hai messo?> <No, guarda che deve essere stato agganciato sulla testa fuori dalla bocca. Hai presente com’è dura quella del siluro?>) poi era stata la volta del pesce davvero grosso, un tipo ben oltre il metro e mezzo e diverse decine di chili di peso che dopo una decina di minuti di fughe, rigiri, scodate non si era ancora fatto vedere in superficie. Alla fine se ne era andato dopo aver corroso coi denti il trecciato. Avevo preso la cosa con filosofia… sapevo bene che in quelle condizioni poteva accadere e che avrei dovuto utilizzare ben altra attrezzatura. Pazienza, il Grande Fiume si era dimostrato ancora una volta generoso molto oltre quanto sanno fare i suoi figliolini che da mille dove gli tributano le proprie acque facendolo forte e vigoroso come nessuno in Italia (poi uno esce dal Bel Paese e si ridemensiona ma come si dice, questa è un’altra storia…).

Perchè vi scrivo questo? E’ evidente, non lo capite? Vi sto parlando nella nostra lingua comune, quella che solo tipi pazzerelli come noi al punto di andare a prendere freddo e pioggia lungo un fiume vituperato magari vedendoci dentro qualcosa di bello in un giorno di festa dedicato a ben altro (che poi comunque ha trovato il suo posto nella giornata. <Ma che fai dormi?> <No, è che stamane mi sono alzato molto presto, sai…>). Vogliamo chiamarlo “anonimacucchiainese”? Io lo chiamavo “spinningclubese” ma prima per tutti era “giandomenicobocchese”. Ma in fondo il nome poco importa. Quello che conta è che insieme capiamo quella strana, pazza esperienza che ci fa balzare nel petto il cuore.  Insomma è solo per dirvi: BUON ANNO!”
Mario Narducci – Presidente Spinning Club Italia

Grazie Mario per averci regalato questo splendido racconto!
E’ straordinario quando dalle parole scritte trapela la condivisione di uno stesso mondo di valori, lo stesso modo di vivere una passione feroce!
Grazie infinite anche di averci affiancato al grandissimo Bocchi e allo Spinning Club Italia… è senz’altro un grande onore di cui cercheremo di essere degni!
Senza indugi: BUON ANNO A TE, ALLO SPINNING CLUB ITALIA E A TUTTI I PESCATORI!

Rock’n'Rod

Siluro Paullo Muzza Pietro Invernizzi Spinning

Siluro di fine 2013…


Grande Luccio a spinning per iniziare il 2014!

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Luccio record Pietro Invernizzi

Il metro-luccio

Pescare non è una scienza esatta, ma neppure una semplice questione di fortuna, non è tentare il caso… Fosse questo, scienza o casualità, non sarebbe così appassionante e divertente!

Quello che rende il pescatore sempre più schiavo della sua passione è l’alchimia tra le due: il pescatore è metà scienziato e metà indovino! Scienziato perché, per avere successo deve studiare le abitudini dei pesci che insidia, il loro habitat e le più sofisticate malizie della tecnica che pratica per insidiarli. Indovino perché, per eccellere, per essere un vero pescatore, ci vuole estro e fortuna, e la fortuna si sa, o ci appartiene o la dobbiamo cercare come veri e propri stregoni… 

La meraviglia della luce tra cielo e acqua

La meraviglia della luce tra cielo e acqua

Accade così che ci si prepara per qualche giorno di ferie sul lago (lago piemontese, acque libere N.d.R.), le ferie a cavallo tra Natale e i primi giorni dell’anno nuovo, ovviamente la priorità è sempre la stessa: pescare!

Un fato beffardo ci permette di pescare solo qualche ora la mattina prima della partenza… sulle sponde di un canale nebbioso e fetido tra un colpo sospetto di tosse e l’altro, ci fa allamare un siluro da un metro circa… un pesce divertente certo, ma non degno di nota con cui salutiamo il nostro affiatato compagno di pesca e con cui ci congediamo dalla città.

Nel primo pomeriggio di quello stesso giorno siamo arrivati sulle sponde dell’agognato lago, i colpi di tosse non sono più sporadici colpi di mortaio, ma raffiche di contraerea… Scarichiamo le valigie, apriamo la casa e ci rendiamo conte che… stiamo male. E’ il 27 Dicembre inizia e sembra già finire la vacanza. Gabbiani al tramonto sul lago

Un giorno dopo l’altro passa tra mucolitici e fumenti, parole sgradevoli quanto i sintomi che li invocano. Le lunghe ore ci vedono passare in rassegna tutta l’attrezzatura, armare le canne con uno scrupolo eccessivo, revisionare tutte le innumerevoli esche, controllare le bobine, i cavetti, i finali e ogni altro possibile ingrediente della nostra stregoneria. Il caldo e le cure della fidanzata ci aiutano, forse anche le letture di antichi manuali di pesca, e così riusciamo persino a celebrare il Capodanno! In grande stile naturalmente… Champagne, cenone e la meraviglia dei fuochi d’artificio (degli altri ovvio) che si riflettono sulle acque nere del lago di mezzanotte.

E’ il primo Gennaio. Chi non pesca a Capodanno? Non si ammala, forse, tutto l’anno… passano le ore e timidamente iniziamo a mettere il naso fuori di casa, forse siamo guariti.

The Anonima Cucchiaino boat: Canadian 430, fuoribordo 6cv, motore elettrico 46lbs, equipaggiato da pesca.

The Anonima Cucchiaino boat: Canadian 430, fuoribordo 6cv anni ’60 “evinrude fisherman”, motore elettrico Motorguide 46lbs, equipaggiamento da pesca a profusione…

Seriamente, chi non pesca a Capodanno? Sappiamo che non può essere vero. Fare due lanci è d’obbligo, alle 4 e mezza del pomeriggio andiamo decisi al nostro spot. Vista l’ora sappiamo di avere pochi lanci a disposizione, ma forse per questo l’estro è impazzito, sentiamo che tutto concorre ad una azione alieutica vittoriosa. Canna GLoomis 6’6′, mulinello Shimano Aero Spinning 4000 bobinato a treccia 30lb, cavetto acciaio nero artigianale da 20cm. Quattro lanci per provare il nuoto di alcune nuove esche di superficie, test concluso, facciamo sul serio: gomma pesante, il classico Replicant Perch. Ok, sentiamo che non stimola noi e quindi neppure il predatore. Se non credi nell’esca che stai usando non puoi pescare. Proviamo con un ondulante classico argentato da 30 grammi i cui movimenti conosciamo a memoria, ci peschiamo ormai da un numero di anni che a dirlo ci sentiamo vecchi. Lanciamo lontano e stiamo sul fondo ma… non c’è magia, non sentiamo il brivido di tensione. Sono passati 15 minuti, ma ce ne restano 5 prima di calare il sipario. Lo scenario intorno a noi è spettacolare, montagne, lago, gabbiani e mille giochi di luce tra cielo e acqua. Sentiamo il richiamo, una premonizione. Super Vibrax 6, esca da luccioO forse una scelta logica e ragionata? Entrambe! Entra in scena un voluminoso e pesante rotante: Super Shad 6 argento con ciuffo verde e arancio. E’ il primo lancio per quest’esca, la barca è vicina a terra, l’esca invece atterra a circa venticinque metri dalla riva. Il tempo in cui affonda sembra non finire mai, carico di suspense, qualcosa deve accadere. Il filo che correva sull’acqua si ferma, chiudiamo l’archetto e recuperiamo lentissimamente quasi a occhi chiusi, quasi a sentire ogni rotazione della paletta sul cavalierino, sfiorando mentalmente il fondo. Siamo circa a 10 metri di profondità, ora a circa venti metri di distanza dalla riva. L’arresto potente e il braccio si alza deciso in un lungo movimento, non brusco non uno strappo ma un lungo tiro verso l’alto e verso le nostre spalle: con la ferrata il filo si sbobina e dall’altra parte il pesce non si muove, anzi… risponde con una lunga testata. Noi abbiamo ferrato bene, lui sta provando a ferrare noi con maggiore vigore. Ancora testate potenti e il pesce sembra immobile, alle testate rispondiamo con un paio di altre decise ma mai violente ferrate, mentre la manovella del mulinello continua a girare con costanza. Stiamo rischiando con gioia l’infarto e le gambe si fanno docili, sembrano piegarsi, sappiamo immediatamente che l’alchimia è riuscita: il pesce è allamato ed è inequivocabilmente grosso! Reclama la sua mole con forza con colpi decisi e una gran voglia di flettere la canna e strappar via filo dalla bobina.  Lo stallo di profondità dura qualche minuto, poi le distanze si accorciano e vediamo quello che avevamo immaginato: L’Esocide.

Sul pelo dell’acqua a una decina di metri da noi si dibatte furiosamente, è il momento più rischioso, potrebbe slamarsi, teniamo la punta della canna bassa e proviamo ad assecondarne i movimenti per non perdere mai trazione. Si calma e accorciamo le distanze, arriva. Con voce perentoria e trepidante insieme, lasciando intendere chiaramente la delicatezza del momento, chiediamo alla ragazza che è con noi in barca di essere pronta a passarci il gigantesco guadino gommato. Il Luccio ci vede, impazzisce e noi ce lo aspettavamo: fuga! Codata e sfuriata verso il centro del lago: la frizione fa il suo canto più acuto, un vero canto del cigno, l’ultimo di questa lotta, il pescione si prende parecchi metri, mai ci era successo di vedere un pesce d’acqua dolce fare una fuga tanto lunga… ma infatti ne esce stremato. Recuperiamo il suo peso fino al guadino, le testate che oppone oramai sembrano carezze rispetto alla sua vera forza.

Luccio record Pietro Invernizzi

Il metro-luccio

Afferriamo il guadino con la mano sinistra, guadino immerso, canna accompagna, è dentro: guadino in alto! Eccolo!

Infine avviene il contatto più intimo: allunghiamo la mano sotto la branchia, con decisione serriamo la presa opercolare con il pollice sotto la mandibola e aspettiamo un istante, come fa il fantino appena prende le redini al cavallo, facciamo sentire alla creatura che è in nostro controllo, vogliamo dirgli: <se stai calmo nessuno si farà male…>; poi l’altra mano si appoggia delicata sotto la pancia all’altezza della dorsale. Quella santa che è con noi in barca è pronta a scattare la foto e il metro è steso sul fondo della barca. Solleviamo il dolcissimo notevole peso! Foto, foto, foto.

Release Luccio

Release Luccio

Accostiamo: 1 MT, anzi a vedere bene un metro scarsino… tra i 98 e i 99 cm. Torna in acqua, nel guadino. Strano fosse “solo” un metro, sembrava parecchio di più, il pesce che abbiamo appena preso è straordinariamente massiccio! Molti giudicando la foto lo stimeranno ben più grande e io dico a tutti: attenti a credere alle foto che vedete in giro! Comunque ha una testona pazzesca, pinne pettorali grandi come le nostre mani, un’immensa caudale e una mole poderosa, grasso sì, ma non solo, probabilmente una femmina che inizia ad avere uova e soprattutto un fascio di muscoli e carne che, visto dall’alto è grande come la coscia di un calciatore… Solo la pinna dorsale è rovinata, sembra come morsa da un altro luccio, la parte anteriore è come sfrangiata, segno di antiche lotte, ma per il resto è un pesce in straordinaria salute e così deve tornare al lago.

Release Luccio

Release Luccio

(Il 2014 è iniziato nel migliore dei modi, abbiamo preso un coccoluccio pescando 20 minuti… già… peccato che pescheremo altri tre giorni interi prima di scrivere questo racconto senza più vedere un pesce. Del resto se fosse sempre così facile non ci sarebbero soddisfazioni, giusto?)

Afferriamo la coda, sfiliamo il guadino e iniziamo a muoverlo delicatamente avanti e indietro. E’ stanco, sembra volersi arrendere sul fianco, pancia all’aria, ma non glielo permettiamo… dopo qualche movimento avanti e indietro senza particolari reazioni, quando iniziamo ad essere preoccupati, una codata violentissima ci lava e quasi ci sloga il polso… un fulmine si lancia verso il fondo del lago e la nostra compagna con la macchina fotografica cattura l’istante più bello. Finalmente felici e rilassati, torniamo a casa che ormai è il tramonto e scopriamo di essere guariti.

Non è stregoneria questa?

Noi qui non è “pluralis maiestatis“, non sono ancora tanto megalomane, è che queste emozioni le viviamo tutti insieme, noi pescatori, noi alchimisti della lenza, noi scienziati indovini, noi sognatori di fantasie sommerse, per questo scrivo noi, perché le emozioni più belle sono di tutti noi che le inseguiamo giorno dopo giorno da quando la passione ci ha rapito. Non è retorica è che “senza condivisione non esiste felicità”, non tanto per la subdola soddisfazione di vantarsi, quanto per il piacere di raccontare ed apprezzare insieme; così questo luccio ve l’ho raccontato meglio che ho potuto e così lo abbiamo preso insieme tra i nostri ricordi.

Rock’n'Rod

Luccio record Pietro Invernizzi spinning Release Luccio Release Luccio Release Luccio Release Luccio Release Luccio Release Luccio Super Vibrax 6, esca da luccio Luccio record Pietro Invernizzi Montagne si riflettono sul lago Montagne si riflettono sul lago La meraviglia della luce tra cielo e acqua The Anonima Cucchiaino boat: Canadian 430, fuoribordo 6cv, motore elettrico 46lbs, equipaggiato da pesca. Fuoribordo Fisherman e motore elettrico Gabbiani al tramonto sul lago Canne da pesca in barca al tramonto

La stanza dell’autocostruzione – 14 – Petri Muuttoranta

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Frankenfish by Petri MuuttorantaQuando si parla di realismo in genere si indicano colorazioni e forme che ricordano molto le creature a cui si sono ispirate. Petri va oltre, riuscendo a ricreare perfettamente i pesci che vuole, utilizzando nella creazione delle sue esche, anche parti di pesci veri. Questo moderno Frankenstein, già molto apprezzato nei paesi del nord, ha generato una galleria di esche che è un vero piacere scoprire, una dopo l’altra. A seguire, l’intervista in inglese.

Il mio nome è Petri Muuttoranta, vivo a Joensuu in Finlandia orientale e ho 42 anni. Di solito uso il nick “Piatu” su tutti i forum di pesca. Collaboro con un test group di 5-8 persone diverse in Finlandia. A loro do da provare in anticipo le mie esche. Io di solito uso solo esche mie quando pesco.

Ice jig by Petri Muuttoranta1. Quando hai iniziato a pescare?
I miei primi ricordi risalgono a quando avevo 5-6 anni con mio padre .

2. Quanto tempo fa hai iniziato a costruire esche? Ti ricordi la prima esca che hai creato?
Ho fatto la prima esca quando avevo 16 anni e, naturalmente, l’esca era di legno, lunghezza ~ 10 – 12 centimetri e dipinta con smalto da unghie.

3. Perché hai iniziato a costruire esche?
Ho pescato molto in precedenza e provare a verificare che tipo di esche potevo fare mi ha portato verso l’autocostruzione.

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?
Mi piacciono tutte le tecniche di pesca, ma pesci più importanti sono i persici e i temoli presi nella natura incontaminata finlandese, lontano dalle strade.
Trota presa con artificiale Petri Muuttoranta5. Qual è il tuo più grande vizio?
Fumo e lavoro troppo…

6. Qual è il tuo materiale preferito per la costruzione delle esche? E quale tecnica di costruzione preferisci?
Le mie materie preferite sono le pelli vere di pesce, teste, pinne … tutte le parti vere di pesci e tutto quello che riesco a fare con le mie mani… stile old school.

7. Nel corso degli anni, produttori e tecnologie  hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual è stata la novità più utile e rilevante?
Canne più leggere, mulinelli, nuove lenze sempre più resistenti… Sono tante le grandi novità arrivate sul mercato.

8. Qual è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, Close to the real one... by Petri Muuttorantabilanciamento del peso e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?
Tutti gli elementi devono essere in equilibrio in un’esca, ma le vibrazioni e il realismo per me sono fondamentali.

9. Puoi descrivere le principali fasi di costruzione delle tue esche?
Troppi passaggi, ma a grandi linee:
- Creazione del corpo e fissaggio dell’armatura.
- Rivestimento di base.
- Incollaggio testa, pelle, pinne.
- Secondo rivestimento…
- Pittura e incollaggio occhi, paletta.
- Finitura.
- Armatura e prova di nuoto.

10. Quanto tempo dedichi alla costruzione di esche e quanto alla pesca?
Oggigiorno non posso pescare tanto quanto vorrei, ma in estate cerco sempre di ritagliarmi 2-4 settimane da dedicare alla pesca.

11. Cosa significa per te la pesca? E cosa significa per te costruire esche?
Oggi, per me, costruire esche è una parte enorme della pesca, incontrare nuove persone e ricevere idee diverse. Non posso fare una divisione netta tra la costruzione e la pesca vera e propria, perché entrambe sono molto importanti. Costruzione e pesca.

12. Qual è la tua marca preferita di esche, comprese quelle sul mercato?
Forse, la marca commerciale che uso di più è la Kuusamo.

13. Qual è il tuo sogno come costruttore di esche?
Continuare a migliorare come luremaker e mantenere la mente di un bambino quando lo faccio. Semplicemente continuando a divertirmi.

Mini sturgeon by Petri Muuttoranta14. Se potessi lavorare con un altro produttore di esche – passati o presenti – chi sceglieresti?
Martti Suokas, uno dei migliori luremaker in pelle di pesce.

15. Quali sono le materie prime e gli strumenti che ti sentiresti di consigliare a chiunque voglia iniziare a costruire esche? E con quale tipo di imitazione (pesciolino galleggiante, deep diver … )?
Forse è più semplice fare un minnow galleggiante “Rapala-style”. Un po’ di balsa, filo, paletta e ganci… e per finire vernice spray o smalto. Facile ed economico.

16. Che consiglio daresti a quelli che hanno appena iniziato a costruire esche?
Tenere la mente aperta e i nervi distesi. Non tutto riesce subito… Riprovare sempre, i guai insegnano ogni volta.

Per contattare Petri e vedere tutti i suoi lavori potete andare sul suo sito o sulla sua pagina Facebook, o se capite il finlandese, guardare il servizio andato in onda  sulla televisione nazionale yle.
——————————————————————- ENGLISH——————
Usually, when it comes to realism, people indicates colors and shapes very close to the creatures which they are inspired to. Petri goes further, perfectly recreating the fish he wants, using even pieces of real fish. This modern Frankenstein, much appreciated in northern countries, has created a gallery of baits that is a real pleasure to discover.

My name is Petri Muuttoranta and i live at Joensuu in eastern Finland and i’m 42 years old. I usually use nick “Piatu” at all fishing forums. I make co-operation with testgroup 5-8 diffrent people at Finland. Who gives advance for my lures. I usually fish only with own lures.

1. When did you start fishing?
My first memories was ~5-6 years old lad with my dad.

2. How long ago did you start to build lures? Do you remember the first bait that you’ve created?
I made first serious lures when i was ~16 year old lad and of course kinda wooden plug, lenght ~10-12cm painted with nail polishe.

3. Why did you start to build baits?
I have fished earlier a lot and try to test what kind of plugs can i do…and that way takes me.
Magnifica cattura con un artificiale Petri Muuttoranta4. What are the techniques of fishing you prefer? Where to fish? Which is the kind of fish you most like to catch?
All fishing techniques fits to me, but most important fishes are perches and graylings from finnish wilderness far away from roads.

5. What is your biggest vice?
I smoke and i work too much…

6. What is your favorite material to construct the baits? And what construction technique do you prefer?
My favorite materials are real fish skins, -heads, -fins…all parts from fishes and as much as i can i do with my hands…old school style.

7. Over the years, the technology of fishing tackle are much improved. In your opinion what was the most important and useful innovation?
Lighter rods, reels , new stronger lines….so many new good stuff has come to fishing.

8. Wich element most determines the success of a lure? Color and realism, weight Massive lipless by Petri Muuttorantabalance and vibration, shape and hydrodynamics?
All elements must be in balance at lures, but vibration and realism is important to me.

9. Can you describe the main building steps of your lures?
Too many steps, but rude way:
-Body making and gluing wires.
-Base coating.
-Gluing head, skin, fin.
-….More coating.
-Painting and gluing eyes, bibs.
-Topcoat.
-Hooking and test swim.

10. How much time do you spend on building baits and how much on fishing? Nowdays i cannot fish as much as i want to go, but at summers i try to take time 2-4 weeks to fishing.

11. What does it mean for you fishing? And what does it mean for you to build lures?
Nowdays bait building is one huge part in fishing to me, meeting new peoples and get totally different ideas from other peoples. I cannot make straight borders within building and fishing because both of are very important to me and are effective each other. Building and fishing.

Minnow by Petri Muuttoranta12. What is your favorite brand of lures, including those on the market?
Maybe i use mostly “kuusamo”- brand lures mostly.

13. What is your dream as a manufacturer of baits?
Coming better and better luremaker and still keeping that funny childish mind in making.

14. If you could work with another manufacturer of lures – past or present – who would you choose?
Martti Suokas, one of best luremaker in fish skins.

15. What are the first materials and tools that you’d to advice to anyone who wants to start to build baits ? And with what kind of imitation (crank, floating minnow, deep diver …)?
Maybe easiest is make floating “rapala-style” minnow. Little bit balsa,wire, bib and hooks..Spray paint or nail polish . Easy and cheap.

16. What advice would you give to those just beginning to build baits?
Open mind , long nerves and all wont succeed straight….try again, troubles always teach.

To contact Petri and see all his creatures you can visit his website or his Facebook page, or if you understand Finnish, you can watch the report broadcast on national television yle.

Magnifica cattura con un artificiale Petri Muuttoranta Trota presa con artificiale Petri Muuttoranta Reale sotto il ghiaccio con esca Petri Muuttoranta Esca Petri Muuttoranta in bocca a un meraviglioso luccio Lipless by Petri Muuttoranta Grosso luccio preso con esca Petri Muuttoranta Minnow by Petri Muuttoranta Artistic bait by Petri Muuttoranta Relistic colours by Petri Muuttoranta Minnow trio by Petri Muuttoranta Fish skin lure by Petri Muuttoranta 529689_3264768454038_952873833_n Fish skin bait by Petri Muuttoranta Sturgeon jig by Petri Muuttoranta Casting jig by Petri Muuttoranta Ice jigs by Petri Muuttoranta Perch by Petri Muuttoranta Realistic colours bait by Petri Muuttoranta Mini sturgeon by Petri Muuttoranta White ones by Petri Muuttoranta Ice jig by Petri Muuttoranta Minnow by Petri Muuttoranta ready for the battle Minnow and white sturgeon by Petri Muuttoranta Crank by Petri Muuttoranta Fish skin lure sturgeon by Petri Muuttoranta Real fish skin sturgeon by Petri Muuttoranta Sturgeons in real fish skin by Petri Muuttoranta Lures made by Petri Muuttoranta Massive lipless by Petri Muuttoranta Lures by Petri Muuttoranta ready to fish Close picture of a Petri Muuttoranta lure Different colours, same attraction! by Petri Muuttoranta Black minnow in real fish skin by Petri Muuttoranta Frankenfish by Petri Muuttoranta Close to the real one... by Petri Muuttoranta Hyperrealism by Petri Muuttoranta Realism by Petri Muuttoranta White jig by Petri Muuttoranta Red jig by Petri Muuttoranta Petri Muttoranta con uno splendido salmone del Tornio

I famosi a pesca – Celebrities that love fishing

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I Beatles pescano alla finestra – da http://www.pool32mag.blogspot.com

Sono in quattro e uno di loro fa il batterista. Sono stati per almeno un decennio gli idoli delle teen ager di tutto il mondo e saranno per sempre ricordati come i Fab Four. Esatto, avete indovinato: sono i soci fondatori di Anonima Cucchiaino!. Quelli che vedete qui sopra in fotografia, invece, sono i Beatles, uno dei tanti gruppi musicali nati nel Regno Unito negli anni Sessanta. Bene: i Beatles amavano pescare. E anche Vladimir Putin. E Paris Hilton. E un sacco di altre persone famose di cui potrete conoscere l’elenco – e vedere le fotografie – proseguendo nella lettura di questo post.

They are four, and one of them is a drummer. They have been for at least a decade the idols of teenagers around the world, and will forever be remembered as the Fab Four. That’s right, you guessed it : they are the founding members of Anonima Cucchiaino! What you see in the picture above, however, are the Beatles, one of the many bands born in the Uk in the sixties. The Beatles loved to fish. And even Vladimir Putin does. And Paris Hilton too. And a lot of other famous people of which you will learn the list continuing to read this post (that’s written just in Italian, sorry. So: let’s copy, paste, and help yourself with Google Translate ;-) Or just enjoy the pictures, that require no translation).

Il mondo dei personaggi famosi a pesca è vasto. Non c’è ambito dell’agire umano che abbia prodotto celebrità in cui non si nascondano pescatori. Veri appassionati o solo frequntatori occasionali di mari e fiumi, maniaci della lenza o semplici “turisti” dell’attività alieutica.

MUSICISTI

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Eric Clapton con una trota pescata a mosca – da http://www.salmonatlas.com

Fra i musicisti, oltre ai Beatles, un appassionato pescatore è il chitarrista Eric Clapton, abile nel fare volteggiare la coda di topo quanto a fare suonare le sei corde delle sue Fender. E circolano immagini di Bob Dylan a pesca durante una pausa di una turnèe italiana. L’Italia della canzone si difende, schierando fra i pescatori dall’ugola d’oro il grandissimo Drupi, artista della pesca al barbo e autore di capolavori come Piccola e Fragile.

POLITICI

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Barack Obama a pesca con gli amici – da http://www.newwest.net

Divisi sull’opportunità di un intervento armato in Siria, Obama e Putin sono accomunati dalla passione per la pesca, anche se intesa in modo diverso: Putin è pescatore di luccio, e orgogliosamente mangia quel che pesca, mentre Obama è sostenitore del fly fishing e del catch and release. Si tratta di una passione, quella per canne e mulinelli, che alla Casa Bianca ha radici antiche: Truman era pescatore, così come Roosevelt e Jfk.

Che Guevara Fishing - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi - célébrités qui aiment pêcher. pêcheurs célèbres. Les sportifs, des politiciens, des acteurs et des musiciens qui sont passionnés par la pêche. celebrities who love to fish. fishermen famous. The sportsmen, politicians, actors, and musicians who are passionate about fishing. i personaggi famosi che amano pescare. i pescatori famosi.  Gli sportivi, i politici, gli attori, e i musicisti che sono appassionati di pesca. celebritati care iubesc sa pescuiasca. pescari celebri. Sportivi, politicieni, actori, muzicieni ai care sunt pasionati de pescuit. celebridades que aman pescar. pescadores famosos. Los deportistas, políticos, actores y músicos que son apasionados de la pesca. celebridades que gostam de peixe. pescadores famosos. Os desportistas, políticos, atores e músicos que são apaixonados por pesca. të famshëm që e duan të peshkut. peshkatarët famshme. Të sportistë, politikanë, aktorë, dhe muzikantë të cilët janë të pasionuar për peshkim. beroemdheden die dol op vis. vissers beroemd. De sporters, politici, acteurs en muzikanten die over vissen hartstochtelijk bent. Prominente, die Liebe zu fischen. Fischer berühmt. Die Sportler, Politiker, Schauspieler und Musiker, die leidenschaftlich über Angeln sind. balık seviyorum ünlüler. ünlü balıkçılar. Balıkçılık hakkında tutkulu sporcular, politikacılar, aktörler ve müzisyenler. hírességek, akik szeretnek horgászni. halászok híres. A sportolók, politikusok, színészek és zenészek, akik szenvedélyesen halászat.

Che Guevara durante una battuta di Big Game – da http://www.freedomfightersonline.com

Guevara e Castro furono iniziati al Big Game e alla traina d’altura da Ernest Hemingway, appassionato di caccia al marlin nella “sua” Cuba. E all’amore per la pesca non sono  immuni nemmeno le donne: la ultra conservatrice statunitense Sarah Palin in campagna elettorale si fece fotografare mentre pescava in Alaska. La signora Margaret Thatcher si limitò invece a definire la pesca “un virtuoso hobby per uomini”, non mancando però di fare visita ai pescatori professionisti con l’avvicinarsi delle elezioni. Più antica e autentica è la passione di Carlo d’Inghilterra, principe del Galles, dimostrata da alcune immagini giovanili, e Winston Churchill, che anche in riva al fiume si presentava in abiti borghesi.

SPORTIVI

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Zlatan Ibrahimovic a pesca in barca – da http://www.eu.purefishing.com

Fra i calciatori, sono pescatori appassionati l’attaccante svedese Zlatan Ibrahimovich – che a ogni cambio di casacca trasloca le sue canne da surf casting da una città all’altra – e l’ex portiere del Milan, Sebastiano Rossi. Completano la rosa dei calciatori/pescatori il tedesco Miro Klose, l’attaccante Edinson Cavani, e i difensori Andrea Ranocchia e Walter Samuel. Un vero pescatore, abile in tutte le tecniche, è l’ex campione del mondo MotoGp Casey Stoner, che ha sempre indicato la pesca come “vera e più antica passione”, superiore persino a quella per i motori. Sempre nel mondo dei paddock si segnala il direttore tecnico di F1 Ross Brawn. Nel golf, sono pescatori Tiger Woods e Mark O’Meara. E scrive il suo nome nell’albo d’oro degli sportivi pescatori anche il campione di pugilato George Foreman, che nonostante le mani grosse e nodose se la cavava con nodi, ami e lancio.

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Rafa Nadal e un San Pietro pescato a bolentino – da http://www.livetennisguide.com

Un discorso a parte merita il tennis: fra i primi 20 giocatori nel ranking mondiale, ben tre sono fanatici di pesca in mare. Anzitutto il numero uno, Rafa Nadal. Il suo amore per il bolentino è tale che passa volentieri i brevissimi periodi di riposo a calare piombo e ami dalla murata di qualche barca. Bolentinista è anche il ligure Fabio Fognini, mentre il francese Jo-Wilfried Tsonga ama lo spinning in acque salate. Fra i campioni del passato si segnala la grande passione alieutica di Michael Chang – astuto nell’ingannare le trote in torrente come gli avversari in campo – che prestò la propria immagine per campagne di promozione della pesca sportiva negli Usa. Fuori dai primi 20 del mondo, ma comunque in grado di esprimere un tennis efficace ed elegante su ogni superficie di gioco, sono anche gli stessi membri di Anonima Cucchiaino. Bravi ragazzi.

ATTORI

John  Belushi with big fish and black falg t-shirt - from www.flickr.com - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca - célébrités qui aiment pêcher. pêcheurs célèbres. Les sportifs, des politiciens, des acteurs et des musiciens qui sont passionnés par la pêche. celebrities who love to fish. fishermen famous. The sportsmen, politicians, actors, and musicians who are passionate about fishing. i personaggi famosi che amano pescare. i pescatori famosi.  Gli sportivi, i politici, gli attori, e i musicisti che sono appassionati di pesca. celebritati care iubesc sa pescuiasca. pescari celebri. Sportivi, politicieni, actori, muzicieni ai care sunt pasionati de pescuit. celebridades que aman pescar. pescadores famosos. Los deportistas, políticos, actores y músicos que son apasionados de la pesca. celebridades que gostam de peixe. pescadores famosos. Os desportistas, políticos, atores e músicos que são apaixonados por pesca. të famshëm që e duan të peshkut. peshkatarët famshme. Të sportistë, politikanë, aktorë, dhe muzikantë të cilët janë të pasionuar për peshkim. beroemdheden die dol op vis. vissers beroemd. De sporters, politici, acteurs en muzikanten die over vissen hartstochtelijk bent. Prominente, die Liebe zu fischen. Fischer berühmt. Die Sportler, Politiker, Schauspieler und Musiker, die leidenschaftlich über Angeln sind. balık seviyorum ünlüler. ünlü balıkçılar. Balıkçılık hakkında tutkulu sporcular, politikacılar, aktörler ve müzisyenler. hírességek, akik szeretnek horgászni. halászok híres. A sportolók, politikusok, színészek és zenészek, akik szenvedélyesen halászat.

John Belushi with big fish and black falg t-shirt – from http://www.flickr.com

Legendaria è la foto di John Belushi scattata all’abla, con indosso una maglia dei Black Flag, mentre  mostra felice un grosso pesce  appena preso all’amo. Ma il compianto John – che a pieno titolo siede nel Pantheon dell’Anonima Cucchiaino – non è il solo attore di Hollywood che passava ore sulla riva di mari e fiumi. Kevin Costner è un ottimo lanciatore a mosca e l’intero cast maschile del film In mezzo scorre il fiume (fra cui Brad Pitt) seguì corsi di fly fishing prima del ciak.

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Ewan McGregor per recitare in Salmon Fishing in The Yemen ha imparato la pesca a mosca – da http://www.dailyactor.com

Sempre per ragioni professionali si è avvicinato alla pesca a mosca l’attore Ewan McGregor, che ha dovuto imparare a lanciare per girare la pellicola Salmon Fishing in The Yemen. Da allora, la canna da mosca fa parte del set da viaggio dell’attore, amante dei lunghi viaggi in motocicletta e più in generale delle attività all’aria aperta. Completa il novero degli attori malati di pesca anche Tommy Lee Jones. Fra le attrici si segnalano invece Jane Fonda e la super star della tv statunitense Oprah Winfrey, entrambe stregate dalla coda di topo.

IN ITALIA

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Carlo Conti con una bella spigola – da http://www.pescareonline.it

In Italia la pesca sportiva non è diffusa come nei Paesi anglosassoni e di conseguenza sono meno numerosi anche i personaggi famosi che la praticano. Fra gli ambasciatori dell’attività alieutica – oltre a Sebastiano Rossi e Fabio Fognini – si segnalano il conduttore Carlo Conti e il cantante Marco Masini. Grande pescatore a mosca è poi l’attore Antonio Albanese.

QUELLI CHE NON TI ASPETTI

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L’ereditiera Paris Hilton prende un pesce ai tropici – da http://www.fashion.gearlive.com

Chiunque prima o poi nella vita ha pescato un pesce. Magari da piccolo in gommone, oppure durante il viaggio di nozze in qualche spiaggia esotica. Così, vagando per il web, ci si può imbattere in immagini di “pescatori per caso” più o meno credibili, che mostrano felici il pesce preso con lenze preparate da altri. Fra questi si inserisce senz’altro il caso di Paris Hilton, che già in passato aveva dimostrato il proprio amore per la vita selvaggia facendo costruire una cuccia a due piani con aria condizionata per il suo cane. Diverso è il caso del giovanissimo cantante Justin Bieber: pubblicamente si presenta come bambino monello amante della moda  ma nel privato – da buon canadese – è un appassionato pescatore.

p.s. Se ci siamo persi qualche personaggio famoso amante della pesca, SEGNALATECELO QUI SOTTO NEI COMMENTI! Sarà nostra premura cercare una sua fotografia “in azione” e inserirla il più velocemente possibile nella fishing hall of fame di Anonima Cucchiaino!

Puoi seguire le scorribande alieutiche di Anonima Cucchiaino anche su Facebook: clicca QUI poi metti “Mi Piace”

Rock’n'Rod

le joueur de tennis Jo-Wilfried Tsonga est friands de pêche. le joueur de tennis Jo-Wilfried Tsonga est un pêcheur - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca le joueur de tennis Jo-Wilfried Tsonga est friands de pêche. le joueur de tennis Jo-Wilfried Tsonga est un pêcheur - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca владимир путин рыбалка щука celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca владимир путин рыбалка щука celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca rafael nadal pesca de fondo desde el barco - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca rafael nadal pesca de fondo desde el barco - celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca владимир путин рыбалка щука celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca celebs celebrities fishing personaggi famosi a pesca pescatori famosi amanti della pesca che guevara y fidel castro pescadores. que Fidel y el pescado desde el barco. caza mayor en Cuba. 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